Per giorni la grande stampa ha ignorato la tragedia in Veneto, poi ha iniziato a occuparsene, ma svogliatamente, come se si trattasse di un dramma marginale. E da qualche giorno, a sinistra, fioccano commenti strampalati o scioccamente provocatori.

Ad esempio, Michele Serra, ieri su Repubblica, ha scritto: “Se oggi viene percepito come “cosa dei veneti” un dramma che fino a pochi anni fa sarebbe stato condiviso da tutta la nazione, è anche colpa del localismo cieco e masochista che ha avvelenato il Nord. La forsennata speranza di fare da soli, di non avere bisogno degli altri, di potersi chiamare fuori dalla comunità nazionale, ha un prezzo: diventare periferia“.

Il pensiero è profondo, ne converrete. E ben argomentato. Denota una conoscenza straordinaria dello spirito, della cultura e dei valori del Veneto; soprattutto assimila questa regione alla Lega nella sua versione più caricaturale.

Meglio di lui ha fatto Peppino Caldarola, sul Riformista. Gli scappa un “fabbrichette” , come se la realtà industriale del Veneto fosse ancora poco più che artigianale. E poi afferma: “Abbiamo scoperto un popolo diverso, pieno di rancori e di boria. Siete stati bravi a darvi da fare, a costruirvi un benessere che vi ha staccato dal resto dell’Italia. Alla vostra “diversità” avete creduto facendone addirittura una ideologia politica spietata con chi è stato sfortunato, spesso intere popolazioni, terroni d‘Africa o terroni di Calabria“. Scrive che i veneti si sono “meridionalizzati. Anche voi chiedete allo Stato di essere solidale e virtuoso. Anche voi fate appello agli altri, agli italiani, per uno sforzo che vi sollevi dalla tragedia“.

Davvero? A me sembra proprio il contrario. Il Veneto si è comportato con grandissima dignità, ha evitato i piagnistei e solo dopo diversi giorni, con fermezza, i suoi rappresentanti hanno fatto notare che l’Italia si era dimenticata di loro. E’ la stessa Italia a cui, però, vanno 5 dei 6 miliardi del surplus fiscale della Regione (dato ascoltato questa mattina a Radio Anch’io). Ma questo naturalmante, certa stampa chic non lo ricorda.
Il Veneto, come era accaduto nel Friuli dopo il terremoto, si è rimboccato le maniche. E dai reportages – soprattutto radiofonici, visto che le radio sono state tra le poche a seguire bene questi fatti – è emersa una realtà significativa: ad aiutare i veneti c’erano tantissimi extracomunitari, senza essere sollecitati. Si sono dati da fare spontaneamente e in questo modo, ne sono certo, hanno creato un legame di autentica fratellanza con la popolazione locale, che renderà la loro integrazione molto più facile. Si sono guadagnati la stima dei locali, sul campo, nel fango, aiutando a ripulire case che non sono loro. E che i veneti, di certo, non dimenticheranno.

Questa è la realtà che conta, mica quella narrata da giornalisti narcisi che, troppo spesso, giudicano da lontano, per luoghi comuni e senza forza analitica.

O sbaglio?