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Viktor Bout protagonista nel ruolo de “il Mercante di Morte”

di Dmitrij Babic - 21/11/2010


Il politologo francese Regis Debray una volta fece delle osservazioni sulle somiglianze tra la politica estera statunitense e certi film hollywoodiani. Chi mette in discussione gli argomenti di Debray dovrebbe osservare alcuni spezzoni di notiziari trasmessi dalle televisioni americane riguardanti l’estradizione dalla Tailandia verso gli Stati Uniti dell’imprenditore russo Viktor Bout.
Con una spasmodica eccitazione, i media americani ci spiegano che Bout sarebbe stato trasportato dalla sua cella all’aeroporto accompagnato da due distinti cortei blindati, uno dei quali sarebbe null’altro che un’esca per depistare eventuali rapitori. Il New York Times ha invece rivelato che la Russia avrebbe offerto alla Tailandia del petrolio a prezzo di favore in cambio del rifiuto tailandese all’estradizione di Bout in America, ma che tuttavia Washington avrebbe avuto la meglio offrendo a sua volta armamenti ed altre attrezzature militari ai vertici tailandesi.
Il tutto ricorda molto le scene di un film di Hollywood. In verità, un film ispirato alla vita di Bout venne effettivamente realizzato nel 2005, privo ovviamente di ciò che riguarda l’epilogo in Tailandia.
Bout all’epoca era un uomo libero. Fu arrestato nel marzo del 2008. Il regista del film, Andrew Niccol, chiaramente non fece lavorare molto il proprio cervello per dare un nome al proprio lavoro, optando per il titolo spudoratamente ruffiano de “Il Signore della Guerra”.
In omaggio al tipico cliché hollywoodiano, i membri del Comitato per le Relazioni Estere del Senato statunitense, il cui lavoro sarebbe apparentemente sostenuto da prove concrete e presunzioni di innocenza, menzionano Bout come “il Mercante di Morte” anche nei documenti ufficiali. Le storie dei cortei blindati, del petrolio offerto a prezzo scontato e delle armi americane non sono state confermate da alcun funzionario russo o americano. Molto più probabilmente ciò è dovuto all’immaginazione ipertrofica di giornalisti che hanno visto troppi film hollywoodiani. Quegli stessi giornalisti che in più di sei anni hanno costruito un immagine di Bout corrispondente a quella di un criminale incallito.
Nato in Tagikistan nel 1967, Bout aveva solo 24 anni quando avvenne il collasso dell’Unione Sovietica. Tuttavia la stampa ci informa che Bout fu un ex agente del KGB attivo da anni in Angola, oltre a divenire il proprietario della più grande flotta di aerei sovietici da trasporto al mondo, nonché il maggiore commerciante mondiale di armi con le quali si sono alimentati i conflitti in Afghanistan, Angola, Congo, Liberia, Ruanda, Sierra Leone e Sudan.
Davvero incredibile come un uomo così giovane come Bout abbia già potuto raggiungere un così alto livello di infamia.
Sarà compito delle corti giudiziarie esprimersi sulla colpevolezza di Bout, giornalisti e senatori dovrebbero quindi evitare giudizi prima di avere ascoltato il verdetto finale. Stanno demonizzando Bout allo stesso modo in cui il governo degli Stati Uniti si accanì contro Evgenij Adamov, l’ex Ministro russo per l’Energia Nucleare.
Nel 2005, Adamov fu arrestato dalle autorità svizzere in base ad un mandato di cattura statunitense. Gli Americani sono determinati a processare l’ex ministro russo nel proprio Paese per chissà quale ragione, nonostante sia stato accusato di avere gestito illegalmente il denaro dato precedentemente alla Russia dagli Americani per migliorare la sicurezza degli impianti nucleari russi.
La corte svizzera ha trasferito il caso alla giustizia russa, correttamente, considerato il fatto che Adamov commise il proprio reato in Russia. Alcuni sostenevano che Adamov, se processato in patria, sarebbe stato rilasciato, ma si sbagliavano – Adamov alla fine venne giudicato colpevole e condannato dalla corte del distretto di Zamoskovorečye. Ma, se anche fosse stato giudicato innocente, chi da il diritto agli Stati Uniti di correggere i verdetti “sbagliati” espressi dalle corti giudiziarie di altri Paesi?
Lo stesso si verifica oggi nel caso Bout. Se Bout traffica armamenti in Africa, perché non processarlo in Africa, o in Russia, come qualsiasi cittadino russo? Da quando la Tailandia si trova sotto la giurisdizione degli Stati Uniti?
In ogni caso, i principali media occidentali non sono interessati a questi dettagli giudiziari. Loro godono dei dettagli delle attività criminali di Bout, creando una cassa di risonanza nella quale giornali e notiziari televisivi fanno tutti riferimento l’uno al reportage dell’altro. Nessuno riporta alcunché di nuovo sulla vicenda.
Negli ultimi anni c’è stata una crescita allarmante delle campagne stampa occidentali contro alcune figure presenti nella lista dei maggiori ricercati mondiali. Milošević e Karadžić furono arrestati in un vortice di isteria collettiva. L’Unione Europea ancora oggi rifiuta l’ingresso della Serbia anteponendovi la cattura del generale Mladić.
Notoriamente, maggiore è la frenesia mediatica verso l’arresto di un ricercato, più facilmente le accuse si riveleranno prive di consistenza. Ma chi guarda i notiziari e chi legge i giornali solitamente ha una cattiva memoria, di conseguenza ogni volta si appassiona allo spettacolo della persecuzione.

per RIA Novosti.

Traduzione di L. Bionda