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Rapporti con la Russia: in Germania non ci sono le polemiche italiane

di Stefano Grazioli - 08/12/2010


«Rapporti con la Russia: in Germania non ci sono le polemiche italiane» – S. Grazioli

La canea sollevata in Italia dalle rivelazioni di “Wikileaks”, come avevamo previsto in tempi non sospetti, è andata ben oltre la critica politica a Berlusconi, per tramutarsi in critica strategica nei confronti dell’ENI, del Governo e della Farnesina.

Abbiamo deciso di discuterne con Stefano Grazioli (nella foto), esperto giornalista che fa la spola tra Italia, Germania, Ucraìna e Russia, ed autore di libri come Vladimir Putin. La Russia e il nuovo ordine mondiale (2003), Putin dixit (2008) e Gazpromnation. Il sistema Putin e il nuova Grande Gioco in Asia Centrale (2009).

(Daniele Scalea per “Eurasia”)

 


A seguito della pubblicazione di dispacci diplomatici degli USA, in questi giorni sta divampando nella stampa e nell’agone politico italiano una polemica concernente le relazioni energetiche tra Italia e Russia. In particolare, si contesta la scelta dell’ENI di partecipare alla costruzione del gasdotto South Stream, per potenziare e mettere in sicurezza l’approvvigionamento energetico dalla Russia all’Italia. Ora, noi sappiamo che la Germania ha relazioni economico-energetiche con la Russia non molto dissimili dalle nostre. Addirittura, sta costruendo un gasdotto “gemello” al nostro, ossia il Nord Stream. Ci sono documenti rivelati da “Wikileaks” inerenti la politica energetica tedesca? In Germania vi sono polemiche equiparabili alle nostre circa le scelte assunte dal governo e dalle compagnie tedesche?

Per ora non mi pare che sia uscito nulla, il che comunque non esclude che ci possono essere rivelazioni in futuro, dato che Wikileaks è ricca di sorprese. Considerando che il settimanale tedesco Der Spiegel è uno di quei pochi (ovviamente non ci sono media italiani) che hanno il privilegio di avere i dispacci in anteprima, penso in ogni caso che si verrebbe presto a sapere se l’Ambasciata Usa di Berlino si è preoccupata anche di Nordstream oltre che dell’abbattimento dell’orso Bruno che dall’Italia aveva sconfinato in Baviera.

La realtà è che a qualcuno a Washington non è certo piaciuto l’avvicinamento tedesco che in questi 20 anni dopo la caduta del Muro di Berlino è avvenuto tra Germania e Russia, ma alla Casa Bianca e dintorni non hanno potuto certo fare nulla. I tedeschi non sono mammolette e la politica estera dopo la caduta del Muro non se la lasciano dettare da nessuno. I rapporti tra Kohl prima con Gorbaciov e poi con Eltsin, quelli tra Schröder e Putin o tra la Merkel e Medvedev hanno portato tra gli applausi dei grandi gruppi tedeschi (non solo quelli energetici) e delle piccole medie imprese a una partnership tra Berlino e Mosca che va al di là dei colori dei governi.

Quando il cancelliere Schröder si è dimesso e poi è andato nel board della compagnia Nordstream, nata per costruire il gasdotto sotto il Baltico, le polemiche sollevate sulla questione si sono limitate all’eleganza del gesto (anche se gli esempi di politici cooptati nel mondo dell’economia sono diffusi ovunque e la Germania non fa eccezione) e sono finite in niente proprio perché non c’è stato nessuno che ha soffiato sul fuoco e Schröder, oltre che a fare i suoi interessi, è andato a rappresentare quelli molto più importanti delle compagnie tedesche nella joint venture con Gazprom. Non ci sono state polemiche sul merito della costruzione del gasdotto.


Secondo il “Corriere della Sera” e molte altre testate giornalistiche italiane, l’ENI sarebbe in errore o persino in malafede nel voler perseguire il progetto “South Stream”. Nel cablogramma dell’ambasciatore statunitense Spogli, datato 26 gennaio 2009, si legge che l’Ambasciata si stava adoperando con successo presso la stampa italiana per creare una “narrativa” anti-russa. Da giornalista, ritiene che potrebbe esserci un legame tra l’atteggiamento tenuto dalla stampa italiana verso la Russia negli ultimi due anni, e questa rivelazione di “Wikileaks”?

Non saprei se esiste un collegamento diretto. Quello che posso dire, paragonando proprio il caso tedesco a quello italiano, è in ogni modo la superficialità con cui in Italia si parla, si scrive e si giudica la Russia. Non mi pare che Berlusconi sia uno spartiacque tra una “narrativa” pro-russa e una antirussa sui media italiani negli ultimi anni. Mosca non è mai stata “la più amata dagli italiani” e il flusso delle informazioni da Mosca ha seguito sempre il filone “bad news are good news”, cioè quello che fa diventare notizie solo gli avvenimenti negativi. Gli italiani, dal telespettatore medio sino all’elite politica, non hanno mai saputo e capito niente di quello che è accaduto in Russia negli ultimi vent’anni e l’immagine che si ha del Cremlino è ancora quella della Guerra Fredda. Il gioco degli stereotipi (Putin, la spia che viene dal freddo e scemenze simili) è il frutto di un’ignoranza di base, più che di una strategia ben precisa calata da sopra.

Detto questo, è naturale che quando il Corriere della Sera, dall’alto della sua autorità si schiera contro l’Eni (articolo di Massimo Mucchetti del 3 dicembre “Alcune domande per l’Eni a Mosca”) denota una presa di posizione talmente superficiale che porta a far pensare a una faziosità indotta. Proprio perché l’articolo induce in sostanza a pensare che Eni e i tedeschi siano degli imbecilli ad andare a fare affari con Gazprom quando «c’è tanto gas più a buon mercato nel mondo», a partire dallo gas shale negli Stati Uniti.

Ecco, il World Energy Outlook del 2009 scrive della forte incertezza che il boom della produzione di gas non convenzionale in Nord America possa replicarsi anche in altre parti del mondo ricche di queste risorse (dalla Cina all’Europa) proprio a causa di questioni di carattere tecnico ed economico. Allora: proprio per quanto riguarda l’energia (dove le certezze non sono molte e a seconda della campana si può dire tutto e il contrario di tutto) certi atteggiamenti appaiono davvero strumentali. In Germania non sono stati sollevati polveroni mediatici su Nordstream né prima di Wikileaks né ora (sul futuro non metto la mano sul fuoco, ma dato che la costruzione è cominciata, il discorso cade), in Italia con Southstream, che deve ancora partire, sta invece accadendo. I file dell’Ambasciata americana sono chiari e gli sforzi per una “narrativa” antirussa sono stati fatti anche con successo. Chi e quando abbia partecipato al Gioco non so davvero dirlo. Ma se voglio informazioni puntuali e commenti bilanciati non guardo in Italia e preferisco leggere lo Spiegel.