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A che serve questo casino?

di Giuseppe Spezzaferro - 14/12/2010



     

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Chi glielo toglie dalla testa agli italiani che il vero scopo della politica è il “levati tu che mi ci metto io”? Sono ormai decenni che il distacco tra la gente e la cosiddetta classe politica si traduce in un giudizio secco: “Sono tutti uguali. Destra, centro, sinistra, non c’è differenza”. La rivolta di Gianfranco Fini, presidente della Camera per grazia ricevuta, è stata un’ulteriore conferma di quello che pensano i più e il dibattito di ieri al Senato non ha mutato d’una virgola il solito copione. Silvio Berlusconi ha letto un discorso (complimenti a chi l’ha aiutato a scriverlo) che ha pizzicato con maestria le corde della chitarra governativa.
Ha promesso di seguire le indicazioni di Confindustria e sindacati. Di velocizzare l’iter della riforma della giustizia. Di modificare la riforma elettorale. Di ridurre il numero dei parlamentari. Come i bambini nella letterina di Natale, si è impegnato ad essere più buono. Ha offerto “a tutti i moderati di questo Parlamento” un patto per rinnovare il governo. Ammazzerà finalmente il vitello grasso e aggiungerà più di un posto a tavola. E chiederà a qualcuno dei suoi fedelissimi (Frattini ieri mattina però era assente) di far posto al figliol prodigo e alla sua famiglia.
Dalla crisi determinata dalla fuoriuscita dei fliniani, il presidente del Consiglio vuole emergere più forte aprendo, come ha annunciato, una “nuova fase politica”. Per farlo, conta su un fatto innegabile: la strada maestra sono le elezioni anticipate. Altre soluzioni non ce ne sono. Se anche Bersani, Casini, Fini, Di Pietro, Rutelli e spezzoni vari provassero a fare un governo insieme, al Senato non ci sarebbero i numeri. Allora - si chiede il cittadino comune - a che serve tutto questo bordello? Perché fanno le congiure di palazzo, invece di tappare le falle alla barca-Italia? Ma la domanda alla quale è più difficile trovare una risposta bastevole è: come mai dicono di volere il bene del Paese e intanto si prendono a mazzate strafregandosene dei problemi veri?
Davvero Fini ha creato un partito per fare il bene dell’Italia? E basta la cravatta blu con il tricolore, indossata da Berlusconi ieri, per dimostrare uno spirito patriottico in autonomia nei confronti della Lega?
E’ certo che non si sa niente dell’agenda politica fliniana. Dicono di volere un centrodestra moderno e agiscono d’intesa con il centrosinistra. Sanno che se vanno alle elezioni corrono il rischio di non superare lo sbarramento. L’agenda di Casini, invece, la si legge da anni: c’è il sogno della resurrezione democristiana e c’è l’aspirazione a rastrellare domani gran parte dell’eredità di Berlusconi.
Allo stato dell’arte, l’obiettivo delle sinistre, dei dipietristi, degli udiccini, dei fliniani e di qualcun altro è far fuori Berlusconi. Tutto il resto non conta. Ciascuno di loro pensa: “Abbattuto lui, non avrò più ostacoli”.
A Bersani e compagnia bella, la caduta del tiranno sembrerebbe far comodo. Berlusconi è l’unico in grado di tenere insieme il fronte del centrodestra con la Lega alleata. Senza di lui, ci sarebbe il caos. Ma le teste d’uovo del Pd vadano più caute: l’antiberlusconismo è un forte collante. In mancanza, chi terrebbe ancora insieme D’Alema e Veltroni? Fioroni e Bindi? Meditate, gente. Meditate.