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Vedremo che fine farà, prima o poi, la truffa della cosiddetta liberaldemocrazia

di Massimo Fini - 16/01/2011

 
 
Su Libero di mercoledì, il giorno prima che la Corte costituzionale decidesse sul “legittimo impedimento”, Franco Bechis portava il suo contributo alla Causa affermando che il principio per cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge è “un’assoluta panzana“. La legge, dice, non è, e non è mai stata, uguale per tutti. E cita i privilegi di cui godono deputati e senatori, alcuni garantiti costituzionalmente, dall’articolo 68, altri di nuovo conio. Quindi dice Bechis che ci scandalizziamo a fare per il “legittimo impedimento”, dato che la legge non è, e non è mai stata, uguale per tutti? Privilegio più o privilegio meno che importa visto che ilprincipio di uguaglianza è già stato intaccato e proprio dalla Costituzione?  Chi pone quindi il principio dell’uguaglianza contro leggi tipo “legittimo impedimento” o “lodo Alfano” è un ipocrita.
Fin qui Bechis. Cui si potrebbe far notare che i nostri Padri costituenti quando nel 1948 vararono l’articolo 68 con le sue guarentigie per i parlamentari avevano in mente un’altra classe politica. Erano uomini con una mentalità e una moralità ottocentesca, quando onestà, rigore, pudore erano valori da tutti condivisi, l’uomo politico doveva essere il primo a dare il buon esempio e un ministro si suicidava per la vergogna perché accusato di aver portato via dal suo ufficio un po’ di cancelleria.
Ma la classe politica cui pensavano i nostri Padri costituenti oggi non esiste più. Oggi un ministro si fa pagare la metà della casa. Ci sarebbe da seppellirsi per la vergogna anche se non si fosse un ministro ma un normale cittadino. E invece il ministro va in televisione, diventata ormai il quarto grado di giudizio in Italia, e con la più grande faccia tosta racconta che lui non si era accorto che qualcun altro aveva pagato la casa al posto suo. Il premier Berlusconi, che è il quinto grado di giudizio, per gli amici e soprattutto per sé (a lui basta giurare sulla testa dei suoi figli e di suo nipote per escludere di aver commesso dei reati e autoassolversi) dà la sua pubblica solidarietà al ministro e ci vorrà del bello e del buono per convincere Scajola che è andato al di là di ogni decenza e a dimettersi. Ma possiamo scommettere che prima o poi lo vedremo rispuntare all’onor del mondo politico.
È solo un esempio di che cos’è la classe politica oggi, di che cos’è oggi un Parlamento dove siedono oltre cento fra inquisiti e condannati. Una banda di ladri, di mafiosi, di profittatori, di nulla facenti. Quei privilegi che i nostri Padri fondatori generosamente gli garantirono non li meritano più e dovrebbero essere aboliti invece di aggiungerne altri (il “privilegio sul privilegio” è un animale che esiste solo in Italia).
Ad ogni buon conto, Bechis, volendo salvare Berlusconi, finisce per smascherare la democrazia liberale. Questa infatti rinuncia all’uguaglianza sociale, ritenuta utopica ma, almeno nei testi dei suoi ideatori (Stuart Mill, Locke) deve essere fermissima su quella formale. Se cade questo pilastro cade tutto il Palazzo della liberaldemocrazia, così come un tempo cadde il sistema feudale quando i nobili a petto dei privilegi di cui godevano (molto simili a quelli di cui gode oggi la nostra classe politica) non ottemperarono nemmeno più agli obblighi che li compensavano. Allora questa truffa finì in un bagno di sangue. Vedremo che fine farà, prima o poi, la truffa della cosiddetta liberaldemocrazia.