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Oggi, al Cairo

di Miguel Martinez - 10/02/2011

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P.S. Claudio Martini, nel commentare questo post, chiede:

“Belle foto, ma… che dovrebbero significare? Stavolta non ci arrivo. Anche altre volte, per carità, ma oggi meno del solito.”

Non so se devono significare per forza qualcosa: direi piuttosto che sono una constatazione. Della natura anche islamica di ciò che sta avvenendo in Egitto.

In fondo, la rivolta raggiunge il culmine ogni venerdì, ovviamente perché è un giorno libero dal lavoro; ma anche perché il venerdì è questo: milioni e milioni e milioni di esseri umani che si sentono solidali.

“La rivolta egiziana è islamica?”, ci si chiede. E si intende, “la rivolta fa parte dl complotto dei Savi Anziani della Mecca per obbligare mia figlia a mettere il burqa e farsi saltare per aria dentro il Duomo di Milano?”

Tranquilli.

No.  La rivolta è una convergenza di cose, dove al primo posto c’è l’insofferenza per la vita da dominati.

E c’è tutto ciò che ci può essere in milioni di persone, che vivono ogni giorno l’influenza delle tante idee che circolano per il mondo: mentre i dominanti conoscono solo la propria lingua e le proprie idee, i dominati conoscono anche la lingua e le idee dei dominanti, per forza.

Nella rivolta ci saranno anche le parole imparate a scuola sulla Nazione Araba o sul Mahatma Gandhi,  nonché la voglia di sbranarsi il raccomandato che ti ha soffiato il posto, nonché magari anche qualche polpettone hollywoodiano sugli schiavi dell’Antica Roma che si ribellano e tutti a guardare maliziosamente il bacio tra l’eroe e l’eroina alla fine.

Ma tra le tante diverse cose che convivono dentro i manifestanti, c’è anche l’Islam.

Su questo blog, non viviamo sotto il ricatto del politicamente corretto. Siccome non abbiamo paura di ciò che possa pensare il fallaciano di turno, non abbiamo paura di dire ciò che chiunque sia vissuto in Egitto sa: che accanto all’Islam definito o organizzato, c’è l’Islam come modalità spontanea e diffusa di vita.

L’Islam che, in una città di milioni di abitanti, fa sì che mettano fuori casa brocche d’acqua per i passanti assetati.

Cui si accompagna, come cerchiamo sempre di ricordare, un cristianesimo che somiglia poco a ciò che chiamiamo con lo stesso nome: oggi al Cairo hanno pregato in piazza anche i cristiani, anche se non è il loro giorno (se qualcuno trovo delle foto, le pubblico volentieri).