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Italiani in bolletta

di Massimo Frattin - 09/03/2011


Dati ufficiali di Bankitalia: si chiedono più prestiti e si versano meno soldi sui conti correnti. È la conferma di una crescente difficoltà ad affrontare le necessità della vita quotidiana, destinata ad aggravarsi col rialzo dei tassi di interesse annunciato dalla BCE


Aumentano sensibilmente le difficoltà finanziarie delle famiglie italiane. A onta di chi  squaderna pagine di un futuro solare, l’ultimo bollettino Moneta e Banche emesso da Bankitalia lascia poco spazio a interpretazioni di altra natura. A gennaio, infatti, risulta un aumento delle richieste di prestiti bancari da parte delle famiglie, nell’ordine di un più 5%, contestualmente ad una diminuzione dei soldi depositati sui conti correnti pari all’1,7%. Il che significa, come è facile evincere, che i soldi, la moneta sonante per affrontare la quotidianità, sono sempre meno.

E non è che si tratti di un improvviso mutamento di scenari. Solo a fine dicembre 2010 l’Istat aveva segnalato enormi difficoltà da parte di un terzo delle famiglie italiane a reggere una spesa imprevista di 750 euro. E rappresentano ormai una costante diffusa in molti comuni d’Italia le iniziative legate al microcredito famigliare, con sinergie fra enti politici e associazioni quali la Caritas, per sostenere chi stenta sempre di più a fare fronte a bisogni primari come alimentazione, scuola e bollette.

In questo scenario arriva come un fulmine a ciel sereno l’intenzione, da parte della Bce, di aumentare i tassi di interesse. Una volontà in cui sembra di leggere una consapevole premeditazione delle conseguenze negative sulla società nel suo insieme. Come più volte dichiarato sui mezzi di informazione da parte del presidente della BCE, Jean Claude Trichet, siamo vicini ad un “necessario” adeguamento al rialzo dei tassi, fermi da due anni e mezzo. Come se questi due anni e mezzo fossero stati una festa per tutti. Ma l’aumento, che sembrava annunciato per settembre, pare sarà anticipato ad aprile, sulle spinta delle richieste dei grandi gruppi bancari, alle prese con difficoltà di bilancio.

Così, per l’ennesima volta, e in una maniera che appare ancora più scandalosa alla luce del pesante calo economico delle famiglie evidenziato proprio da Bankitalia, si va ad apportare nuova linfa ai gruppi bancari attaccando proprio il sistema famigliare in piena crisi. Inutile aggiungere poi che nei Paesi in difficoltà a causa del debito pubblico questa misura avrà una ripercussione doppia, dal momento che aumenteranno non solo i tassi dei prestiti privati, ma anche gli interessi debitori nazionali, con conseguenti prevedibili inasprimenti fiscali o ulteriori tagli nei servizi.

Riassumendo: per quanto concerne le banche, in gennaio hanno già aumentato i tassi di interesse sui mutui passando dal precedente 3,18 al 3,36; hanno fatto lievitare i tassi sul credito al consumo di quasi mezzo punto percentuale rispetto a dicembre; ed hanno ribassato gli interessi riconosciuti sui conti correnti, passati dallo 0,36 allo 0,35 per cento. Questo proprio mentre le famiglie hanno sempre meno soldi e sono costrette a fare sempre più debiti. E cosa fa la BCE? Aumenta il costo del denaro. 

È come se fornisse il badile per scavarsi la fossa. Sotto la sbandierata intenzione di contenere le spinte inflazionistiche – attorno al 2% – la “super banca” di Francoforte condiziona pesantemente l’intero sistema di vita, lavoro e risparmio dei cittadini. Dopo essersi arrogata il diritto di contestare gli aumenti salariali concessi dalla tedesca Volkswagen ai propri operai, adesso la Bce colpisce la famiglia e la società produttiva, le due entità maggiormente danneggiate dall’aumento dei tassi, utilizzandole come ultima risorsa alla quale attingere per sovvenzionare i grandi potentati. 

Motivo di più per sollevare la questione della reale utilità degli organismi centrali e della loro funzionalità rispetto ai bisogni della popolazione.