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La democrazia dei paesi NATO

di Ferdinando Menconi - 04/04/2011


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Bombardamenti in Libia e armi agli insorti: tutto in nome della libertà e della difesa della popolazione civile. Peccato che l’Occidente non abbia lo stesso fervore etico al proprio interno. Come dimostrano anche gli ottimi rapporti con la Turchia, che si è macchiata del genocidio degli Armeni ma che si ostina a negarlo 


La Nato si è fatta carico, per l’ennesima volta, di esportare la democrazia e difendere la libertà, ma senza averne alcun titolo, almeno finché non ci sarà libertà di espressione all’interno dei suoi membri. E non ci vogliamo qui invischiare nelle abusate questioni sull’effettiva libertà nelle democrazie occidentali, ma torniamo, grazie alla cronaca, sulla vexata quaestio dell’atteggiamento turco sul genocidio armeno, che continuano a negare punendo chi lo denuncia.

La Nato “coerentemente” pretende di esportare democrazia, ma poi fra accetta che fra i suoi membri ci sia uno Stato che ha appena multato di 6.000 lire turche, $ 4.000 in valuta NATO, lo scrittore premio Nobel Orhan Pamuk, perché aveva osato asserire che i turchi durante la prima guerra mondiale avevano ucciso un milione di armeni. Non è stato, però, multato, come avverrebbe qui per la Shoà, per aver decurtato di mezzo milione il numero delle vittime, ma per aver asserito che il genocidio ci è stato.

Ora se sulla legittimità del “vietare” le opinioni negazioniste si può anche dibattere, sul punire chi racconta la verità non c’è discussione che tenga: provate ad immaginarvi una Germania che punisca chi sostiene la storicità dell’olocausto. Questo del governo turco è un atteggiamento inaccettabile ed inconciliabile, soprattutto con un’organizzazione che si fa paladina delle libertà. Delle due l’una: o fuori la Turchia, anzi no-fly zone sulla stessa, o la NATO, quando parla di libertà, ci prende bellamente per il culo. 

La “no-fly zone” non è una provocazione così peregrina, visto che la Turchia il vizietto di perseguitare la gente di diversa etnia, anche se non ha mai più raggiunto il livello del genocidio, non l’ha perso: la repressione curda continua imperterrita, e dire che a Saddam costò cara, se si crede alla versione ufficiale, così come è illegittimamente occupata una parte di Cipro, territorio di quell’Unione Europea dove si pretenderebbe di entrare, sostenuti da interessi particolari e dall’ignoranza diffusa. Ma quando entrano in gioco i passaggi di oleodotto la libertà e la giustizia perdono interesse, per gli esportatori di democrazia almeno.

Quindi: complimenti alla Turchia, che nega per via legale la verità storica dei suoi crimini anziché risarcirli, al contrario della Germania che ancora prova vergogna, pur non essendo il suo governo erede di quello nazista al contrario di quello di Ankara, che discende direttamente da quello criminale che sterminò un milione e mezzo di armeni. Complimenti, ancora, alla Turchia che rispetta la libertà di opinione al punto di punire un suo premio Nobel per aver detto il vero ed ammesso coraggiosamente le responsabilità della sua gente, anche se nessuna voce indignata si è levata per l’infame sentenza, derivata da una ancor più infame legge. 

Complimenti, però, soprattutto alla NATO che esporta libertà senza curarsi se c’è libertà al proprio interno e nulla fa perché vi si affermi. Ma più ancora a coloro che sponsorizzano l’ingresso di questa Turchia nell’Unione Europea, quando ne occupa militarmente parte dei territori e pratica il negazionismo sui suoi crimini di genocidio. Genocidio che idealmente continua, perché, anche nessuno viene più sterminato fisicamente, punire le voci di verità significa continuare ad uccidere ogni giorno, nella memoria, un milione e mezzo di vittime.