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Tremonti: quale disoccupazione?

di Marco Cedolin - 18/04/2011



In tutta evidenza il ruolo di ministro delle Finanze, in Italia, è di quelli che danno alla testa, inducendo chi lo ricopre ad indulgere in esternazioni di dubbio gusto e di ancor più dubbia fondatezza. Padoa Schioppa si distinse a suo tempo per avere definito “bamboccioni” i giovani italiani, manifestando la pochezza del proprio pensiero e coniando un neologismo ancora oggi molto in voga.
Giulio Tremonti, durante il recente vertice del Fondo Monetario Internazionale tenutosi a Washington, non lo ha certo eguagliato in quanto ad originalità, ma ha in compenso dimostrato di possedere una fantasia visionaria fuori dal comune e lo stesso scarso rispetto nei confronti degli italiani manifestato dal suo predecessore, coniugato con abbondanti dosi d’insensibilità nei confronti dei moltissimi immigrati oggetto di sfruttamento nel nostro paese.....

Con lo sguardo miope e abbondanza di malafede, il “buon Giulio” ha infatti dipinto l’Italia come una sorta di paese del bengodi, dove tutti i 4 milioni di immigrati lavorano alacremente con soddisfazione, mentre i giovani italiani stanno a guardare, trattandosi di mestieri che loro (evidentemente imborghesiti dal troppo benessere) non vogliono più fare.

Nessuna traccia dei tanti immigrati costretti ad accettare salari da fame ed occupazioni prive delle più elementari norme di sicurezza. Persone costrette a vivere come bestie in stamberghe fatiscenti, “utili” al solo scopo di compiacere la lobby di Confindustria e dei suoi sodali, creando dumping sociale ed abbassando drammaticamente il livello dei salari.
Nessuna traccia dei tantissimi giovani italiani, costretti a vegetare dentro ai call center e nella palude del precariato, raccattando (quando capita) qualche centinaio di euro che mai permetteranno loro di affrancarsi dalla famiglia e costruirsi una vita che abbia un senso. 
Così come nessuna traccia degli italiani meno giovani, gettati “in mezzo ad una strada” ed immolati sull’altare del progresso e della competitività, senza che sia stato offerto loro neppure l’ologramma di un paracadute.
E neppure delle troppe famiglie costrette a “sopravvivere” sotto la soglia della povertà, spesso nutrendo l’unica ambizione di arrivare alla fine del mese. Il tutto per compiacere gli appetiti bulimici del sistema bancario e di quello industriale.

Immigrati tutti al lavoro, felici e soddisfatti, ed italiani pigri e svogliati, vittime della loro inanità, ecco l’Italia che il ministro Tremonti presenta all’estero, ammesso e non concesso che all’estero ci sia qualcuno disposto a prendere sul serio una siffatta accozzaglia di amenità assortite.