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Il piacere secondo Mozart

di Tzvetan Tiodorov - 17/05/2011

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Per Mozart, l´opera è il genere musicale più alto, dunque il suo sogno è di comporne una. «Il mio più grande desiderio: scrivere delle opere». «Invidio chiunque ne scriva una». Al solo pensiero si sente pervadere tutto il corpo da un fuoco. «Il mio scopo è l´opera». Si tratta di un componimento non di sola musica, perché si aggiungono immagini, teatro e, soprattutto, testo. Se Mozart non scrive i libretti delle proprie opere, ha comunque idee molto chiare sul ruolo che svolgono le parole: il compositore sarà il maestro, il suo compito sarà quello di dare l´orientamento generale; nello stesso tempo la sua musica deve seguire il più possibile da vicino il significato delle parole.
Il poeta si sottomette al compositore, ma la musica è al servizio delle parole. Mozart, dunque, interviene costantemente nella scrittura dei libretti e in particolar modo in quello di Schikaneder per Il flauto magico e in quelli di Lorenzo da Ponte (per la trilogia "erotica": Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte); si osserverà come nessuno degli altri libretti che scriverà Da Ponte raggiungerà mai la qualità di questi tre. Per questo motivo Mozart può essere considerato responsabile dell´integralità di ciascuna opera e non soltanto della partitura; ecco perché siamo autorizzati a cercare al suo interno l´espressione del pensiero del musicista.
È stata sua l´idea di scrivere un´opera a partire da uno spettacolo teatrale che in quel momento fa furore. Nelle Memorie, Da Ponte racconta: «Parlando un giorno con me, mi chiese se potessi facilmente mettere in dramma la commedia di Beaumarchais Il matrimonio di Figaro». La prima ebbe luogo nel 1784 a Parigi, anche se inizialmente era stata vietata. Nemmeno a Vienna la rappresentazione era stata autorizzata, ma Da Ponte è convinto di ottenere l´indulgenza imperiale. A tale scopo procede ad alcuni tagli dei passaggi ritenuti particolarmente sovversivi, pur preservando lo spirito generale dell´opera, e nel maggio del 1786 l´opera di Mozart viene rappresentata a Vienna.
Gli aspetti politici dell´opera sono un po´ attenuati nel suo adattamento musicale, ma non mancano. (...)
Tuttavia, il punto centrale delle Nozze di Figaro è altrove: è un´opera sull´amore. Non l´amore-carità, raccomandato dalla Chiesa cristiana, né l´amore-gioia caratteristico dei rapporti tra genitori e figli, o tra amici, o talvolta anche tra amanti; ma l´amore-desiderio: quello che nasce da una carenza e che vive finché essa dura; che i successi soffocano e gli ostacoli ravvivano. È la ricerca di una seduzione che sarà coronata da una conquista. In quest´opera, come nelle altre scritte in collaborazione con Da Ponte, è in gioco l´eros: le Nozze di Figaro, che vengono per prime, annunciano e preparano le due successive («Così fan tutte», canta già Basilio; quanto al Conte e anche al giovane Cherubino, essi condividono alcuni tratti di Don Juan, ma non la sua brutalità: violenze e bastonate non appartengono più allo spirito del loro tempo). Tutti i personaggi dell´opera sono familiari alla logica del desiderio, che alternativamente illustrano e analizzano: perfino Figaro, che pensa soltanto alle nozze, o Susanna, che respinge le profferte del Conte, o Marcellina, la Giocasta della commedia.
Il gioco erotico si svolge sempre a tre, tra soggetto e oggetto del desiderio s´intromette regolarmente un rivale. La prima figura di questo gioco è il tentativo di seduzione e la difficoltà deriva dall´iniziale mancanza di reciprocità: si desidera qualcuno, che a sua volta desidera un altro. Così Barbarina vorrebbe conquistare Cherubino, che aspira alla Contessa, che sogna il conte, che corre dietro a Susanna, che spera di sposare Figaro... Dall´altro lato, Marcellina vuole prendersi Figaro, che vorrebbe sposare Susanna. Se l´oggetto del desiderio fosse pronto a soddisfare la richiesta, l´amore finirebbe: ecco perché il Conte si annoia con la Contessa. La seconda figura è la gelosia: è provocata dal desiderio del rivale, mentre l´innamorato non prova affatto tale sentimento. Il Conte si preoccupa poco della Contessa, ma non può sopportare l´idea che qualcun altro – Cherubino, Figaro o un servo – le faccia la corte; all´opposto, si può immaginare che il carattere lunatico del Conte mantenga vivo il desiderio della Contessa. Essere infedeli e al contempo pretendere gelosamente la fedeltà di un altro appartiene alla logica di eros. L´invidia costituisce una terza figura: se non si può entrare nelle grazie di qualcuno, bisogna almeno impedire che ne possa godere qualcun altro. (...)
Mozart non si limita a mostrare l´influenza generale del desiderio, grande regolatore dei comportamenti umani, ma ne illustra contemporaneamente la vanità. Anche se non finisce all´inferno come Don Juan, il Conte sarà umiliato a causa della propria bulimia erotica. La ricerca incessante di nuove conquiste e le infedeltà che ne risultano sono condannate non perché immorali, ma perché frustranti: è una corsa ai miraggi che destina ciascuno a restare solo con sé stesso.
Tuttavia, Mozart non sostiene che il desiderio sia un´illusione: ne riconosce la forza, ma non vede in esso alcuna saggezza, che consiglierebbe non di fuggirlo, bensì di rendersi conto del suo carattere meccanico: solo così ci si può liberare dalla sua influenza. Alla fine delle Nozze e di Così fan tutte viene alla luce un altro atteggiamento: smettere di farsi illusioni sulle virtù degli esseri umani, rendersi conto delle loro debolezze, mostrando però indulgenza nei loro confronti, perché possono anche imparare a non essere semplici trastulli tra le mani di eros. (...)
L´esperienza rende questi personaggi migliori, la conoscenza li guida verso la libertà – e nello stesso tempo verso la clemenza: consapevoli delle proprie debolezze, perdonano più facilmente quelle degli altri. L´opera non si chiude con i festeggiamenti trionfali, come quelli a coronamento delle battaglie vinte, ma con la gioia calma e serena; la vera conquista non consiste nel cumulare le vittorie («mille e tre») e nello scoprire le infedeltà, ma nel vincere il desiderio inappagabile e nell´apprezzare la semplice esistenza dell´altro.