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E Marte andò per mare

di Alessandro Barbero - 24/05/2011

       



Secondo Alessandro Barbero le risorse navali sono state determinanti per la grandezza militare di Roma: un tema ancora poco studiato.
Due nuovi volumi evidenziano l’importanza di questo aspetto di storia militare. La Resa di Roma di Giusto Traina esamina la battaglia di Carre, uno degli episodi militari più drammatici della storia romana. A Carre nel 53 a.C. il generale Crasso subì una drammatica sconfitta ad opera dei Parti. Il libro Le Flotte di Roma di Michael Pitassi analizza invece il ruolo che le flotte navali romane ebbero nel processo espansionistico dell’Impero.

Che cosa cercava il triumviro Licinio Crasso nella pianura di Carre, quando condusse sette legioni e la cavalleria gallica a farsi sterminare dagli arcieri a cavallo dei Parti? Era il 53 a.C. e il suo collega Giulio Cesare stava allargando a macchia d’olio il dominio di Roma verso Occidente; è facile attribuire a Crasso il desiderio, e magari anche l’assoluta necessità politica, di fare lo stesso ad Oriente. […]
Nel suo libro sulla battaglia di Carre, che ha appena vinto il premio «Cherasco Storia», Giusto Traina ci parla di Crasso e dei suoi legionari, ma ancora di più del regno dei Parti, la grande potenza iranica che si estendeva dall’Iraq all’Afghanistan. Luoghi la cui rilevanza strategica è oggi ovvia agli occhi di tutti, tant’è vero che è sempre lì, da più di vent’anni, che combattono gli eserciti della Nato; ma appena mettiamo da parte le logiche del petrolio e dell’oppio, quella zona così importante dal punto di vista geopolitico rischia di apparirci oggi una periferia desolata della nostra civiltà. Anche i Romani ragionavano così, ma sbagliavano, e Crasso pagò l’errore con la testa: lì, lungo la via della Seta, fra il Mediterraneo greco-romano e il Caspio armeno e iranico, batteva uno dei cuori della civiltà antica, un incrocio di commerci, lingue e culture che accettava, sì, di aprirsi al mondo mediterraneo, ma non di farsene sottomettere. Quando lo raggiunse la notizia della vittoria di Carre, il re dei Parti era ospite del re d’Armenia, e stava assistendo a una rappresentazione teatrale in cui attori greci recitavano brani delle Baccanti di Euripide. Tanto barbari, evidentemente, quei regni non erano. Ma come la cultura greca, e poi cristiana, non arrivò mai a cancellare i caratteri originari della civiltà iranica, così i legionari di Roma non sarebbero mai riusciti a imporre fin lì l’ordine imperiale: il Tigri e l’Eufrate vennero spesso raggiunti, mai superati, altre volte disastrosamente perduti, e più d’un imperatore, affascinato da Alessandro e dimentico di Crasso, finì in Mesopotamia la carriera e la vita. Il fatto è che l’impero viveva finché respirava l’aria del mare. Oggi per noi Mare nostrum è una frase vuota, e il Mediterraneo una frontiera da cui arrivano soltanto immigranti indesiderati e cattive notizie. Per i Romani non era così, il mare era il ventre dell’impero e tutti i paesi che si estendevano lungo le sue coste erano suolo romano. […]
A riempire questo vuoto esce ora presso la Libreria Editrice Goriziana - che pubblica un vasto catalogo di storia militare e organizza, proprio in questi giorni, la settima edizione del Festival della Storia di Gorizia - il libro di Michael Pitassi, Le flotte di Roma. Come taglio, l’opera non potrebbe essere più diversa da quella di Traina. Là si analizza una sola giornata, e si ricrea attorno ad essa tutto un mondo, con le tecniche più avanzate di una storiografia innervata di geopolitica, di antropologia, di filologia. Qui siamo di fronte a una poderosa compilazione di fonti e di studi moderni a coprire mille anni di storia, un’opera quale avrebbe potuto concepire uno storico della tarda antichità: una summa di informazioni non troppo vagliate criticamente, ma assemblate in preciso ordine cronologico con una completezza che ne fa l’ideale opera di consultazione e di riferimento. A intervallare la narrazione delle campagne navali, cartine, schizzi, schede tecniche accumulano tutte le informazioni di cui disponiamo sulla tecnica di costruzione, di navigazione e di combattimento dei Romani. Non è una nuova frontiera della storiografia, ma il robusto rilancio di un tema con cui non è più possibile evitare di fare i conti. Sarà dura rinunciare all’immagine tradizionale che identificava la forza di Roma nelle strade lastricate battute dalle caligae dei legionari, ma se vogliamo capire davvero l’impero romano bisognerà che ci abituiamo sempre più a immaginare anche i piedi scalzi dei marinai sui ponti di legno delle navi.

Michael Pitassi, Le flotte di Roma, trad. di Rossana Macuz Varrocchi, Libreria Editrice Goriziana, pp.509 + ill., € 30.
Giusto Traina, La resa di Roma. 9 giugno 53 a.C. battaglia di Carre, Laterza, pp. 212 + ill., € 18.