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La suprema lezione d'amore del filosofo

di Marcello Veneziani - 07/06/2011

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Ho letto con commosso stupore l’auto­biografia di un filosofo vero, Emanue­­le Severino, Il mio ricordo degli eterni (Riz­zoli). Tu ti aspetti una vita all’ombra della teoria e un accademico che discetta sul­l’essere e l’illusione del divenire. E inve­ce trovi un uomo di 82 anni che dedica il suo libro all’amore di una vita, sua mo­glie Esterina. Conosciuta da ragazzo, amata da subito, sin da quando ha senti­to un­a sera il profumo dei suoi capelli nel­le sue narici mentre l’accompagnava a ca­sa in bicicletta. Le dedica versi, testi, la vita.

Madre dei suoi figli, 62 anni sempre insieme. Monogamo assoluto nel pensie­ro come nella vita, Severino; eterni per lui non sono solo gli enti ma anche gli amori. Lei scriveva a macchina i suoi te­sti, ma stando così vicini, confessa il filo­sofo, «non è che non facessimo altro che scrivere e dettare». Immagino gli atti d’amore intercalati tra Parmenide e il Nulla. Inseparabili fino alla fine, gli ulti­mi mesi passati con lei in clinica. L’eroi­smo della quotidianità, la tenerezza dei ricordi offerti all’eterno. Sarò perverso ma trovo che le storie d’amore più struggenti siano quelle dei vecchi filosofi fedeli a una donna per la vita. Il vecchio Andrè Gorz che alla morte di sua moglie Dorine si suicida accanto a lei, dopo averle dedicato la splendida Sto­ria di un amore.

Il vecchio Edgar Morin che narra il suo dolore per la perdita asso­luta dell’amata Edwige. Il vecchio Le Gof­fe che si strugge per Hanka o il vecchio Roland Barthes che racconta il suo amo­re assoluto per la madre perduta, nel dia­rio Dove lei non è . Questo doloroso ou­ting nel pensiero francese ( aperto tragica­mente dal racconto di Louis Althusser che uccise sua moglie Hélène e poi fu as­solto per pazzìa) approda ora in Italia. Conobbi l’affabile Esterina in Argenti­na. Ricordo una sera, dopo una visita al­l’istituto italiano di cultura a Buenos Ai­res, il nostro pullman stava partendo la­sciando a terra Severino e Vattimo. Ero in fondo al bus e vidi i due filosofi correre come ragazzini verso la corriera. Arrivò prima Severino. Il pensiero forte del­l’eterno vinse la gara col pensiero debo­le. Ma a lui sul bus lo aspettava trepidan­te Esterina.