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Fiat

di Gianni Petrosillo - 23/06/2011



Il tanto decantato miracolo Fiat più che un prodigio sembra un gioco di prestidigitazione. Marchionne è arrivato come il mago Silvan ai vertici del Lingotto promettendo una ripresa che sembrava impossibile. Se i presupposti sono quelli dei restyling di cassapanche con le ruote come la Freemont, il recupero sui competitors tale rimarrà: impossibile. La Fiat più che una “barchetta” resta una bagnarola che vuol fare la “regata” su una “duna”. Non è una grande “Idea”. La casa di Torino è da salvare come i “panda” anche se ormai ne resta soltanto “uno”. “Punto.” Nel frattempo la concorrenza non fa il gioco delle tre carte, non tira conigli dai “cilindri” e non si fa ipnotizzare dagli annunci del “Pigmaglione” blu venuto dal Canada. Sin qui l’Ad di Fiat ha fatto più chiacchiere che autovetture ed invece di concentrarsi sullo storico core business ha passato tutto il tempo a riscrivere le relazioni industriali di questo Paese, a litigare coi sindacati e con la Confindustria (questo non mi dispiace affatto anche se si tratta di un "palio" tra brocchi) a spacchettare, separare, dividere le attività industriali e ad intrattenere il mercato con vecchi trucchi finanziari. Finora, abbiamo assistito a tanti annunci iperbolici ma i Piani industriali non sono “lievitati”, non sono stati rivelati i dettagli del salvataggio e sul palcoscenico nazionale ed internazionale è stato sparato tanto di quel fumo che c’è visibilità pari a zero. In questa nebbia che disorienta e porta fuori "strada" Marchionne ha trovato il favore della stampa e dei mezzi d’informazione che viaggiano sempre con gli anabbaglianti o con i fari spenti quando si tratta di seguire i potenti. La Fiat aveva molta liquidità in cassa ma l’ha utilizzata per crescere in Chrysler, ora non si sa proprio dove andrà a prendere i soldi per gli investimenti e per la ricerca, necessari a rimettersi in careggiata. I suoi competitors hanno invece ingranato la quarta e sono ripartiti a razzo lasciando Torino letteralmente sul posto. Questa falsa partenza è stata esaltata dai giornali italiani che non sanno distinguere tra il rombo di un motore ed il nitrito di un ronzino. Oppure è proprio il loro mestiere quello di moltiplicare gli specchietti retrovisori per le allodole. La Fiat va in direzione opposta alle altre compagnie ed i pennivendoli di regime ci raccontano allegramente che sono gli altri ad andare contromano. Marchionne si sta indebitando come un pokerista incallito per arrivare a comprare la totalità del marchio americano e come tutti i drogati del tavolo verde continua a fare promesse che non potrà mantenere, per esempio quelle su Fabbrica Italia. Ecco cosa scrive Massimo Mucchetti sul Corriere: “La Fiat sta aumentando il debito finanziario consolidato. Al 31 marzo 2011, la Fiat Spa dichiarava 16,3 miliardi di euro di debiti e 13 di liquidità. A questi vanno sommati i debiti della casa americana, l'equivalente di 9,3 miliardi di euro, e la liquidità, 6,8 miliardi. Con gli ultimi acquisti di azioni Chrysler, il debito consolidato in euro sale da 25,6 a 27 miliardi; qualora fosse esercitata l'opzione sulle azioni del fondo Veba, il debito volerebbe a 30 miliardi di euro. E la posizione finanziaria netta, negativa, passerebbe da 5,4 a 9,6 miliardi. Troppo, se la si confronta con quella delle tedesche che esercitano l'attività industriale con i propri soldi e con margini ben superiori. I governi americano e canadese, per capirci, sono stati rimborsati facendo altri debiti con le banche americane, salvate dalla Casa Bianca. I nuovi tassi sono inferiori ai precedenti, decisi in situazione fallimentare, ma restano superiori all'8%.” Senza l’assistenza h24 della stradale americana, che si precipita a soccorrere e a trainare Marchionne sulle vie impervie dei mercati, la Fiat si sarebbe già fermata lungo il ciglio della storia o sarebbe stata spinta dalla concorrenza e dalle banche in una scrpata. E non è detto che prima o poi non accada. Oggi il Lingotto ha un significato politico per Obama, è il suo immobilizer nel meccanismo di accensione del nostro sistema-paese che non deve assolutamente mettersi in moto e correre nella direzione dei settori innovativi e ipertecnologici dove saremmo in gara con loro. Quando questa funzione si esaurirà ci speroneranno e troveranno altri sistemi per garantirci l’ingrippamento. La fregatura che ci stanno dando è “multipla” e noi li applaudiamo pure a “ritmo”. Un “bravo” e una “brava” a tutti quelli che, nonostante l’alta “marea”, continuano ad andare fuori “thema”. Senza “scudo” e senza “stilo”.