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Gli Stati Uniti parlano finalmente con il nemico

di Amir Mir - 27/06/2011



ISLAMABAD - Circa dieci anni dopo gli attacchi dell'11 settembre negli Stati Uniti e la successiva invasione dell'Afghanistan alla fine del 2011 da parte della coalizione guidata dagli USA, i militari statunitensi, con le loro bombe a grappolo e le armi super-tecnologiche, potrebbero aver riconosciuto il proprio fallimento nel tentativo di stanare i talebani afghani e stanno obbligando Washington ad avviare trattative di pace con quelle milizie, prima stigmatizzate e braccate, per garantire una soluzione negoziata del conflitto.

A seguito: "Se dieci anni vi sembran pochi" (Massimo Fini, ilfattoquotidiano.it);

Le forze alleate stanziate in Afghanistan si sono rese conto che lasciare il paese non è possibile senza prima negoziare con i talebani. In un’eventuale significativa tappa verso l'apertura a dei colloqui di pace, il 17 giugno il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha votato per togliere i talebani afghani dalla lista nera dove figuravano assieme al-Qaeda.

Il motivo di questa iniziativa delle Nazioni Unite è quello di mandare il messaggio che al-Qaeda e i talebani hanno preso strade diverse e che i due gruppi non devono più essere considerati alla stessa maniera. Senza tutto questo, per gli Stati Uniti e le altre potenze straniere in Afghanistan, sarebbe stato molto problematico giustificare un piano eventuale per accordarsi con i talebani.

I dettagli delle liste separate per le sanzioni erano contenuti in due risoluzioni redatte dagli Stati Uniti, adottate all'unanimità dai quindici paesi del Consiglio di Sicurezza. Una risoluzione ha stilato una lista nera per i talebani e una per al-Qaeda che contiene i divieti personali per gli spostamenti e il congelamento dei beni.

"Gli Stati Uniti credono che queste nuovo regime di sanzioni contro l'Afghanistan sarà un ottimo strumento per promuovere la riconciliazione e per isolare gli estremisti", ha detto l'ambasciatore degli Stati Uniti, Susan Rice, in un comunicato alle Nazioni Unite. Ha aggiunto che la divisione delle liste ha mandato un messaggio chiaro ai talebani, che ci può essere un futuro per quei militanti che si separano da al-Qaeda, rinunciando alla violenza e sostenendo la costituzione dell’Afghanistan.

Quasi ventiquattro ore dopo la mossa delle Nazioni Unite, il presidente afghano Hamid Karzai ha ammesso per la prima volta che gli Stati Uniti stavano negoziando la pace con i talebani: "I colloqui di pace stanno proseguendo con i talebani Afghani. Le forze armate straniere, principalmente gli Americani, stanno procedendo con questi negoziati", ha detto Karzai il 18 giugno in una conferenza stampa tenuta a Kabul.

Il giorno dopo il Segretario della Difesa degli Stati Uniti Robert Gates ha detto in un'intervista alla CNN che l'amministrazione Obama ha avuto i primi contatti con i talebani Afghani. Gates ha aggiunto: "Abbiamo sempre sostenuto che un risultato politico è il modo in cui finiscono quasi tutte le guerre."

Circoli diplomatici ben informati a Islamabad dicono che l'amministrazione Obama ha usato la politica del bastone e della carota con l'emiro dei talebani afghani, il Mullah Omar, per cercare di convincere il fuggitivo leader estremista ad accettare un negoziato.

I circoli diplomatici hanno ricordato che subito dopo l'uccisione avvenuta il 2 maggio ad Abbottabad, in Pakistan, di Osama bin Laden per mano delle forze speciali statunitensi, ci sono state segnalazioni che le agenzie americane e pakistane avevano avviato un’intensa caccia al Mullah Omar. I media internazionali hanno dichiarato che le forze di sicurezza USA non avrebbero esitato nel portare a termine un altro raid come quello di Abbottabad per catturare o uccidere Omar, nel caso venisse rintracciato nel territorio pakistano.

Comunque, dopo quasi sette settimane dall'uccisione di Bin Laden, ci sono segnali di un colloquio di pace che sta finalmente prendendo piede tra Stati Uniti e talebani afghani, tenendo a mente luglio 2011, il periodo indicato da Obama per l'inizio del ritiro delle truppe statunitensi dal devastato Afghanistan.

Questa settimana Obama dovrebbe annunciare quante truppe ha intenzione di ritirare nell'ambito della consegna, che avverrà nel 2014, di tutte le operazioni di contrasto dei ribelli talebani alle forze di sicurezza afghane. Attualmente ci sono circa 100.000 soldati americani in Afghanistan contro i 34.000 di quando Obama si insediò nel 2009.

Comunque, anche uno sguardo superficiale ci indica chiaramente che i talebani, supportati da una nuova generazione di volontari provenienti dal Pakistan, si stanno riunendo e stanno espandendo la loro area operativa nel sud e nell’est del Afghanistan, le loro vecchie roccaforti.

Nonostante la caduta del regime dei talebani nell'ottobre 2001, le forze guidate dagli americani non sono riuscite a sradicarli e ogni anno che passa diventano sempre più forti. La rinascita dei combattenti talebani, nascostisi nelle campagne dopo l'invasione dell'Afghanistan, ha sorpreso gli strateghi militari statunitensi. Sanguinosi attacchi suicidi, agguati, bombe e attacchi alle truppe NATO e ISAF nel sud e nell’est dell’Afghanistan sono quasi diventati la norma.

Le strutture di comando e di controllo talebane sono ancora intatte, anche se hanno perso i loro migliori comandanti militari, come il Mullah Dadullah Akhund e il Mullah Akhtar Osmani.

Il solitario emiro talebano è vivo e perfettamente operativo, e sta inviando istruzioni ai suoi comandanti dal suo nascondiglio in Pakistan per mezzo di audiocassette, lettere e messaggi verbali.

Nel luglio 2004 la stampa internazionale ha segnalato la presenza del Mullah Omar a Quetta, capitale della provincia pakistana del Belucistan. Tale informazione pare essere stata raccolta dall’interrogatorio in Afghanistan del Mullah Sakhi Mujahid, collaboratore stretto dell’emiro.

Il 25 febbraio 2006 Karzai ha consegnato all'intelligence di Islamabad l'indicazione che il Mullah Omar e i suoi associati si stavano nascondendo in Pakistan. Quasi un mese dopo, Abdullah Abdullah, l’ex Ministro degli Esteri afghano, disse che aveva condiviso con Islamabad credibili notizie di intelligence su dove si trovasse il Mullah Omar. Quando il regime di Pervez Musharraf respinse le informazioni afghane considerandole oramai obsolete, Abdullah replicò che il suo governo non avrebbe più passato informazioni a chi non gli credeva. Abdullah disse anche che la maggior parte dei leader talebani che istigavano al terrorismo in Afghanistan stavano operando in Pakistan.

Quasi sei mesi dopo, il 23 settembre 2006, Karzai disse che il Mullah Omar e Bin Laden erano entrambi in Pakistan, accusando che il supporto di Islamabad ai guerriglieri rendeva l’Afghanistan instabile.

Rivolgendosi al Council on Foreign Relations statunitense, Karzai disse che il leader talebano era sicuramente in Pakistan, aggiungendo: "Il presidente Pakistano Musharrak lo sa, io lo so. È veramente lì." Commentando la posizione di Bin Laden, Karzai disse: "Se dicessi che si trovava in Pakistan, il presidente Pervez Musharraf, mio amico, si sarebbe arrabbiato con me. Ma se dicessi che era in Afghanistan, non sarebbe vero."

In un velato riferimento a Musharraf e al suo presunto sostegno ai guerriglieri, Karzai disse che alcuni di loro nella regione stavano certamente usando l'estremismo come strumento politico per mantenere il potere. La dichiarazione di Karzai su Bin Laden si è dimostrata vera.

Il 9 settembre 2006, la CNN ha mandato un servizio su dove si potesse trovare il Mullah Omar dove si affermava che il capo talebano con un occhio solo stesse in Pakistan, anche se non nella stessa area dove si pensava potesse trovarsi anche Bin Laden.

Citando fonti dell'intelligence americana, il report dice: "Il leader talebano si sta nascondendo a Quetta o nelle sue vicinanze." Il 17 gennaio 2007 l’intelligence afgana ha rilasciato un video dove un portavoce dei talebani che era stato catturato confessava che il Mullah Omar si stesse nascondendo a Quetta sotto la protezione dell’Inter-Service Intelligence (ISI).

Agenti afghani hanno arrestato Abul Haq Haqi, ex portavoce dei talebani noto ai media come dottor Mohammad Hanif, nella provincia orientale di Nangarhar. Ha confermato di essere stato preso dopo che era entrato in Afghanistan dal Pakistan e che era entrato nel paese per una missione, dopo aver incontrato il suo emiro. Inoltre, nel corso dei suoi interrogatori, avrebbe detto che il Mullah Omar stava guidando un governo ombra da Quetta, con tanto di consiglio militare, religioso e culturale.

Comunque, il 21 novembre 2009 il quotidiano inglese The Sunday Times ha riportato che, di fronte alle accuse sulla presenza dei leader talebani a Quetta, si stavano muovendo verso la città portuale di Karachi, dove sarebbe stato impossibile per gli americani colpirli con i droni.

Il 1° dicembre 2009, la rivista Newsweek ha riportato che Karachi era il posto più sicuro per loro in Pakistan, dove non avrebbero attirato l'attenzione, mantenendo un basso profilo e senza fomentare violenze. Quindi, sostiene il Newsweek, i leader talebani stanno costantemente migrando dal Belucistan a Karachi, "dove, fuori dalla portata degli Americani, possono operare più liberamente".

L’arresto a Karachi nel febbraio 2010 del numero due dei talebani, il Mullah Abdul Ghani Baradar, ha dato credito alle dichiarazioni statunitensi che il Mullah Omar avesse già spostato la sua base da Quetta a Karachi, considerandola molto più sicura. La maggioranza della popolazione di Karachi è Pashtun, sono circa tre milioni e mezzo, e i talebani potrebbero contare su di loro per nascondersi, dato che per lo più appartengono al solito gruppo etnico.

Nel gennaio 2011 i media internazionali hanno riportato che il Mullah Omar ha avuto un attacco cardiaco, e che è stato portato in un ospedale di Karachi dagli agenti dell’intelligence, dove è stato curato per diversi giorni. Come sempre, il Ministero degli Esteri pakistano ha smentito con forza queste informazioni, tacciandole di infondatezza, e allo stesso modo quelle riguardo la presenza di Bin Laden in Pakistan.

Il 23 maggio, quasi tre settimane dopo l’uccisione di Bin Laden, la TV privata afgana TOLO ha riportato che il leader supremo dei Talebani è stato ucciso mentre viaggiava da Quetta verso un’area tribale del nord Waziristan, in Pakistan.

Un portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha prontamente negato il report e ha affermato che il Mullah Omar era in Afghanistan e non in Pakistan. Questo resoconto è stato poi smentito anche da un alto funzionario dell’intelligence afgana che sosteneva che il leader talebano non era stato ucciso, ma che era stato preso in custodia dall’ISI dopo l’uccisione di Bin Laden, visto che non era più in grado di contattare la sua gente in Afghanistan.

Eppure, il 27 maggio il New York Times e il Washington Post hanno riportato che qualche alto funzionario americano aveva incontrato un vecchio collaboratore del Mullah Omar almeno tre volte negli ultimi mesi durante i primi tentativi di colloqui di pace.

Questi incontri sono stati facilitati da Qatar e Germania, e la CIA e il Dipartimento di Stato USA erano sul posto ogni volta che era presente Tayyab Agha, assistente personale di Omar e considerato molto vicino al Mullah.

Allo stesso tempo, altri resoconti riportano che Abul Haq Haqi, ex portavoce talebano, possa aver svolto un ruolo chiave nelle comunicazioni tra Stati Uniti e talebani, spianando la strada alla negoziazione della fine del conflitto in Afghanistan. Haqi è stato arrestato da agenti dell’intelligence afgana e statunitense in una località segreta dell’Afghanistan nel gennaio 2007 e ora opera come mediatore fra il Mullah Omar e Washington.

Secondo la proposta di pace, gli Stati Uniti hanno offerto ai talebani il controllo del sud dell'Afghanistan, lasciando il nord sotto l'influenza politica americana. Ma la proposta è stata rifiutata dai talebani, perché secondo loro questo porterebbe alla distruzione dell'Afghanistan.

I talebani hanno sempre rifiutato di avviare colloqui di pace con gli Stati Uniti fino a che le forze straniere rimarranno in Afghanistan. Comunque, a seconda dei resoconti, hanno richiesto con forza di incontrarsi direttamente con alti funzionari USA attraverso alcuni intermediari.

La shura (consiglio) di Quetta guidata dal Mullah Omar, ha deciso di prendere le distanze da al-Qaeda nel momento in cui il processo di riconciliazione internazionale ha accelerato verso una soluzione negoziata. Fonti diplomatiche ben informate a Islamabad dicono che c'è una possibilità che i talebani si separino da al-Qaeda, soprattutto da quando i talebani hanno compreso che i loro contatti con la rete terrorista minacciano la propria sopravvivenza e gli sforzi di migliorare la loro immagine.

La lunga alleanza tra al-Qaeda e i talebani era radicata dall'amicizia personale fra Bin Laden e il Mullah Omar. Dopo la morte del leader di al-Qaeda, il Mullah ha ritenuto opportuno rompere con la rete terrorista e negoziare un accordo con le potenze occidentali.

La dichiarazione rilasciata l'8 maggio dalla shura di Quetta sulla morte di Bin Laden mostra che i talebani si vogliono ora distanziare da al-Qaeda. Nonostante abbiano descritto l'uccisione di Bin Laden come una tragedia, non è stata condannata l'azione, né annunciata vendetta, come era di routine quando venivano commentate queste uccisioni nelle dichiarazioni ufficiali.

La dichiarazione sembrava essere redatta con cura dagli anziani della shura di Quetta per trasmettere un messaggio pungente dal Mullah Omar alle potenze internazionali, dove erano pronti a prendere le distanze da al-Qaeda, che era la prima richiesta degli Stati Uniti per poter entrare in un dialogo di pace con i talebani.

Nella dichiarazione, rilasciata sul sito web della shura di Quetta, La Voce della Jihad, i Talebani descrivono Bin Laden come il "Grande Martire Sceicco Osama Bin Laden", e hanno respinto le dichiarazioni degli ufficiali statunitensi che dicevano che la sua morte avrebbe avuto conseguenze sulla guerra in Afghanistan. La dichiarazione diceva:

L'Emirato Islamico dell'Afghanistan rivolge la sue profonde condoglianze alla famiglia del martire, ai suoi seguaci e ai mujaheddin combattenti per questa tragedia. Preghiamo l'onnipotente Allah di accettare il sacrificio del martire. Possa l'onnipotente Allah salvare l'ummah (comunità) islamica dalla situazione attuale di crisi dovuta all'impatto della benedizione della sacra jihad e del martirio del martire.

La dichiarazione ha descritto Bin Laden come leader della jihad mondiale, come colui che guidava la causa legittima contro lo stato di Israele e la jihad contro l'aggressione cristiana ed ebraica al mondo islamico. Aggiungeva:

Il martirio dello sceicco Osama Bin Laden darà nuovo impulso alla jihad contro gli invasori in questa fase critica. Le ondate della jihad acquisteranno forza e grandezza. Il tempo dimostrerà tutto questo sia agli amici che ai nemici, con la volontà di Dio.

Alla dichiarazione sono seguiti giorni di speculazioni riguardo il fatto che il Mullah Omar in realtà volesse distanziare il suo gruppo da al-Qaeda, sopratutto dal momento che Bin Laden non c'è più. In realtà la dichiarazione della shura di Quetta fu rilasciata cinque giorni dopo la sua morte e sembra strano che i talebani non abbiano annunciato nessuna punizione, a differenza del Tehrik-e-Taliban Pakistan (i talebani Pakistani) che hanno minacciato vendetta.

Gli analisti ritengono che i legami tra al-Qaeda e i talebani afghani si siano in gran parte indeboliti dopo l'invasione dell'Afghanistan del 2001, soprattutto perché gli obiettivi delle due organizzazioni non erano più allineati. Mentre al-Qaeda è per una jihad mondiale contro l'Occidente e per l'istituzione di un super-stato di carattere religioso nel mondo musulmano, i talebani afghani sono focalizzati sul proprio territorio e non hanno mostrato alcun interesse per gli attacchi verso obiettivi fuori dal loro paese.

Ora, dopo aver combattuto una guerra infinita per una decina di anni, sia l'Occidente che i talebani sembrano voler porre fine a tutto il prima possibile.
Però l'esercito Pakistano e il servizio di intelligence hanno serie riserve sull'"approccio selettivo" degli Stati Uniti nei colloqui di pace con i Talebani e vogliono includere altri gruppi di insorti oltre a quello guidato dal Mullah Omar, quello della rete degli Haqqani del nord Waziristan - la fazione salafita dei Talebani che controlla le province del Kunar e del Nuristan in Afghanistan -, e l'Hizb-e-Islami di Gulbuddin Hekmatyar, che ancora non sono stati inclusi nei colloqui di pace.
"Vogliamo che tutti questi gruppi prendano parte a qualsiasi impegno per l'Afghanistan... tutti loro hanno dei diritti. Senza di loro nessuna trattativa può avere successo", così il 20 giugno ha detto un alto funzionario pakistano che ha richiesto di rimanere anonimo al quotidiano inglese The Express Tribune.
Il funzionario pakistano ha detto che la questione è stata al centro dei discorsi nei colloqui durante il recente viaggio di Karzai a Islamabad, quando i due paesi hanno dato il via a una commissione bilaterale per cercare la pace in Afghanistan. La commissione, guidata da dirigenti, inclusi militari e capi dell’intelligence, è il primo serio tentativo di un accordo parallelo per portare avanti una negoziato senza il coinvolgimento degli americani.

"Questo è quello che ci piacerebbe portare avanti... gli americani ci hanno tenuti lontani da qualsiasi sviluppo. Questa è la nostra risposta: possiamo fare meglio senza di voi", ha detto il funzionario.

Ha affermato che il presidente afghano ha anche espresso riserve riguardo il modo degli occidentali di gestire il problema afghano e ha assicurato che le autorità pakistane sarebbero più concentrate sulle trattative di pace attraverso questo meccanismo bilaterale.

È interessante che, durante la conferenza stampa del 18 giugno a Kabul, Karzai ha chiaramente indicato che invece di aspettare che gli Stati Uniti indeboliscano i Talebani, preferirebbe che il Pakistan lo aiutasse a porre fine alla disputa. Ha detto: "L’aiuto del Pakistan nei colloqui di pace è molto importante per noi".

Il risveglio dei talebani ha reso le cose difficili alle forze alleate in Afghanistan, specialmente perché in patria la guerra ha stancato. La popolazione statunitense sta chiedendo la fine della guerra in Afghanistan e in Iraq per il peso che ha sui conti pubblici. Anche i leader afghani hanno fatto passi avanti verso un Afghanistan post-occupazione.

Senza parlare con i Talebani, il ritiro delle truppe americane rischia di essere pericoloso. Il governo afghano semplicemente non ha la capacità o l'abilità per tenere insieme un paese così fragile senza lo sforzo estremamente costoso e impopolare della guerra americana.

Quindi, la fredda e dura logica economica e il tributo democratico dell'opinione pubblica sembra che abbia prevalso sull'amministrazione degli Stati Uniti nella decisione di avviare un negoziato per il conflitto afghano, invece di portare avanti una guerra senza fine impossibile da vincere.

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Amir Mir è un importante giornalista pakistano, autore di diversi libri sull’Islam militante e sul terrorismo: l’ultimo si intitola "The Bhutto Murder Trail: from Waziristan to GHQ".

Fonte : http://www.atimes.com/atimes/South_Asia/MF22Df01.html

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO