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Biodiversità a rischio: scoprire per non perdere

di Daniela Sciarra - 29/08/2011


L’86% delle specie terrestri e ben il 91% di quelle marine sono ancora del tutto ignote. Secondo la ricerca della Dalhousie University di Halifax molte di queste specie non saranno mai classificate perché si estingueranno prima ancora di poter essere scoperte, impoverendo il nostro pianeta, la nostra conoscenza su di esso e la possibilità di tutela per le specie stesse.


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L’86% delle specie terrestri e ben il 91% di quelle marine sono ancora del tutto ignote

Sono 8.742.900 le specie viventi che popolano la Terra. È questa la stima sulle specie che abitano il pianeta e che è fornita dai ricercatori del Census of Marine Life, con un margine di errore di 1,3 milioni di specie in meno o in più. Delle 8,7 milioni di specie stimate, 6,5 milioni sono organismi che vivono sulla terra e 2,2 milioni nei mari.

Mentre si assiste a una perdita inarrestabile di biodiversità, la ricerca della Dalhousie University di Halifax, in Canada (pubblicata sulla Plos Biology) mette in evidenza come sono ancora tante le specie viventi che aspettano di essere individuate e classificate. In pratica, l’86% delle specie terrestri e ben il 91% di quelle marine sono ancora del tutto ignote.

Secondo gli scienziati, a causa della grande estinzione che è in atto – si tratta della sesta grande estinzione della storia della Terra – molte di queste specie non saranno mai classificate perché si estingueranno prima di poter essere scoperte. Conoscere e classificare le specie non è un’attività fine a se stessa, ma è la base fondamentale per bloccare la perdita di biodiversità, per capirne i fattori scatenanti e anche per conoscere il nostro pianeta e gli equilibri ambientali.

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Conoscere e classificare le specie non è un’attività fine a se stessa, ma è la base fondamentale per bloccare la perdita di biodiversità

La stessa “Lista Rossa della Iucn”, cioè l’elenco delle specie più a rischio classificate dall’Unione internazionale per la conservazione della natura, elenca solo 59.508 nomi di specie viventi fra quelle che popolano il pianeta, ma di queste 19.625 sono considerate a rischio estinzione.

Secondo la Lipu-BirdLife Italia, negli ultimi 30 anni si è dimezzato il numero di specie di uccelli che abitano le aree agricole europee, tra cui l’allodola, il fanello e lo strillozzo. Secondo i dati del programma europeo di monitoraggio sulle specie diffuse di uccelli (Pan-European Common Bird Monitoring Scheme), che ha preso in esame 145 specie diffuse sul territorio dei 25 Paesi europei, il gruppo di specie 'agricole' costituisce quello più minacciato, con 20 specie su 36 che sono in declino. Tra il 1908 e il 2009, in Europa la presenza dell'allodola è calata del 46%, il fanello del 62% e lo strillozzo del 66%.

L’agricoltura intensiva, l’impiego massiccio di prodotti chimici di sintesi sono fra le cause scatenanti di questa perdita, ma anche scelte politiche inadeguate in materia di agricoltura e produzione agricola. “È sempre più evidente la necessità di una riforma 'verde' della Politica Agricola Comune – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU BirdLife Italia – ma riteniamo che le proposte avanzate in vista della riforma di ottobre 2011 non sostengano abbastanza gli schemi agro-ambientali, che aiutano gli agricoltori a innovare gli investimenti e diversificare le entrate tutelando nel contempo la biodiversità”. “Fino a tempi recenti – spiega Trees Robijins, responsabile Politiche Agricole Ue e bioenergie di BirdLife International – la PAC ha aiutato gli agricoltori ad aumentare la produzione, ma come risultato l’ambiente e la biodiversità ne hanno sofferto”.