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Due presidenti tristi ci dicono che dalla politica non possiamo aspettarci più niente

di Franco Berardi Bifo - 06/09/2011

Fonte: looponline.info

http://www.politikos.it/wp-content/uploads/2010/07/obama-a-roma-incontro-con-napolitano.jpg


Due presidenti tristi ci dicono che dalla politica non possiamo aspettarci più niente, e solo la resistenza potrà (forse) respingere i mostri che stanno invadendo il futuro del pianeta.

Guardateli: due uomini decenti circondati da una folla di belve fameliche, di fanatici ignoranti, di ruffiani e mercanti di carne umana.

Napolitano e Obama hanno firmato la resa dell’intelligenza davanti alla barbarie. Non avevano forse altra scelta? Forse no. Il primo è comparso a Cernobbio per dire che occorre piegare il capo davanti alla prepotenza della classe finanziaria, pur sapendo, credo (dovrebbe saperlo, oppure il panico gli impedisce di ragionare?) che la manovra finanziaria imposta dalla BCE al governo italiano è solo un prelievo della classe finanziaria sulle risorse della società italiana (oppure crediamo alle favole di un governo di evasori fiscali che minaccia il carcere per gli evasori fiscali)?

A questo prelievo un altro seguirà entro l’anno per poi ammettere dopo pochi mesi che a nulla è valso perché pagare il debito ai banchieri comporta un aggravamento della recessione, e prepara nuove crisi, nuovi prelievi, nuova recessione in una spirale greca.

In Grecia in questi giorni si parla di fallimento del secondo salvataggio.

Bel salvataggio quello che impone di pagare interessi sempre più alti per restituire denaro alle banche tedesche quando le banche tedesche ti hanno prestato soldi perché tu pagassi il debito contratto per comprare merci tedesche.

Napolitano dovrebbe saperlo che l’unico effetto del cedimento al ricatto finanziarista sarà impoverimento disoccupazione deflazione, e altro debito. E privatizzazione.

Ma può, quest’uomo decente circondato da belve feroci, dire la sola cosa sensata, cioè che occorre fermare la spirale, riconoscere che l’Europa monetarista ha fatto bancarotta, e solo dalla bancarotta potrà nascere una nuova Europa, libera dalla morsa di Maastrich, libera dal ricatto neoliberista?
Non può dirlo, perché è convinto anche lui, nel suo dogmatismo meschino, che solo le “riforme” (meno salario, più sfruttamento, cancellazione del diritto alla pensione, privatizzazione dei servizi sociali) porteranno la crescita (ma di che crescita stanno parlando?) O forse non può dirlo perché la politica è morta, e la sua impotenza di fronte a questo governo ne è la prova, e solo dalla catastrofe sociale che stanno accuratamente preparando riemergerà l’intelligenza. Riemergerà? Ma non sarà forse allora troppo tardi?

La stessa domanda dovrebbe farsela quell’altro uomo decente circondato da cani abbaianti che ha deciso di abbandonare la legge di difesa della qualità dell’aria dall’inquinamento, per favorire la lobby aggressiva del petrolio nella speranza che la distruzione dell’ambiente possa fruttare qualche posto di lavoro (e non li frutterà).

L’uomo della speranza è divenuto l’uomo della disperazione. Ha rinviato al 2013 come se ci fosse ancora tempo, come se nel 2013 la situazione economica potesse essere migliore di quella attuale. Sarà peggiore per i lavoratori, per l’occupazione, per la società per l’America e per il pianeta. Sarà migliore per gli inquinatori grazie all’uomo che aveva promesso e ora ci comunica col suo sorriso triste che la politica non può nulla e per l’umanità non c’è più alcuna speranza.