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Salviamo i delfini, abbattiamo i frattini

di Gianni Petrosillo - 06/09/2011

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Salviamo i delfini ma abbattiamo i frattini. Risparmiamo la vita al globicefalo nippo-coreano ma fiociniamo il tricefalo franco-anglo-americano. E con lui tutti quei barracuda delle cancellerie che fanno razzie di popoli e nazioni chiamando i loro pasti democratizzazioni. Ed allora apriamo pure la caccia ai nostri pescicani di gabinetto e alle trote salmonate da letto, mettiamoli tutti in cottura per interrompere questa tortura. Preserviamo i parafiletici marini ma staniamo i banchi di dicasteriali assassini. Basta con questo scatolame ministeriale sottaceto o sotto sale tenuto per le squame dalla superpotenza mondiale.   Checché ne dica quel pesce d’aprile che guida la nazione, questo non è un paese da deiezione, questo è un Paese cotto e mangiato perché non ha più una direzione ed una ricetta per la situazione. Se ci facciamo condurre in alto mare da carapaci incapaci che nuotano all’indietro e con la testa piegata è inevitabile che si finisce dalla padella alla gratella. I nostri antenati erano mammiferi politici ben saldi sulla terra mentre ora siamo nelle mani di cetrioli di mare senza spina dorsale. Siamo figli di MM, Ministronzi di governi in balneazione e Mignotte-sirene di aule legislative in ricreazione. Pertanto, apriamo pure il nostro cuore ai simpatici abitanti del fondale ma chiudiamo la bocca ai pesci sega del bipolarismo parlamentare. E’ meglio un premier cetaceo che un ittiosauro del cretaceo con gli occhi del mollusco arrapato. Stando all’interpretazione astrologica attuale vivremmo nell’era dell’acquario oroscopale, quella  della solidarietà, della democrazia, della fratellanza, dell’ambiente, dell’umanitarismo e dell’apertura mentale. Eppure ti guardi in giro e vedi soltanto chiusura branchiale e sottomissione ancestrale.  Sarà per questo che ai nostri ippocampi di governo non arriva più l’ossigeno all’ippocampo del cervello. Altrimenti non si spiega come mai Frattini si sia lanciato nell’accorato appello per salvare i delfini dopo aver fatto macellare i tripolini. Ad un giornalista che lo ha schiumato ben bene, il nostro menestrello degli esteri al cartoccio, ha pure replicato indignato che non si maltrattano gli odontoceti per alimentare la cosmesi. Si è detto sorpreso da tanto insensibilità sottomarina e da tanta crudeltà belluina. Lui è un pesce palla diplomatico molto sensibile al reato di ittiocidio generalizzato.  Con queste affermazioni da animalista globale (nel senso che lui racchiude in sé tutti i tratti dell’animale) è finito direttamente nell’olio bollente del ridicolo e del patetico-pinnale. Mentre infuria una guerra criminale sulla quarta sponda nazionale lui lancia tali appelli da sardina alla romana o da crostaceo in salsa americana. Non avevo mai visto un ministro così colorito, iridescente, mutualistico come un pesce pagliaccio.  Ma pure questo ci tocca sentire da questi alti rappresentanti dello Stato finito in un barile che si vendono al mercato come mitili ignoti di un paese perduto nelle profondità della storia.