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La Cina rischia un atterraggio duro proprio mentre aumentano le sventure globali

di Ambrose Evans-Pritchard - 17/09/2011

   
   

L’atterraggio morbido pianificato con cura della Cina sta diventando sempre più duro ogni giorno che passa, minacciando di deflazionare la bolla incendiaria del credito degli ultimi tre anni.

"C’è un gran rischio potenziale", ha detto Zhu Min, il vicedirettore esecutivo del FMI ed ex funzionario cinese.

Zhu ha riferito che la Cina ha raddoppiato la percentuale di fido, che è passata da meno del 100% prima della crisi Lehman a circa il 200% di questi giorni.

Il pericolo è che questo eccesso possa iniziare a dare problemi proprio quando l’Occidente deve affrontare un brusco rallentamento, e forse una nuova recessione.

La Cina e i paesi emergenti dell’Asia sono in cattiva forma in questo momento, avendo esaurito i propri "cuscini fiscali", avendo così poco spazio di manovra per poter gestire un nuovo contraccolpo globale. Le loro politiche monetarie sono già ora permissive.

"Siamo in un momento fondamentale. Devono accertarsi che le loro economie non rallentino troppo velocemente", ha detto al World Economic Forum tenuto a Dalian.

L’uso di elettricità della Cina, osservato attentamente come un segnale fondamentale dell’economia, è rimasto quasi piatto nel corso di tutta l’estate. Gli ordini per le esportazioni sono caduti del 3,3% ad agosto, con l’indice PMI che è calato ai minimi da ventotto mesi. Le giacenze sono schizzate in alto.

L’emissione di moneta M2 è calata dal suo tasso normale di crescita che oscillava tra il 18 e il 20% per arrivare vicino al 12% negli ultimi tre mesi (annualizzati). "Si sta verificando un atterraggio duro", ha detto Diana Choyleva di Lombard Street Research.

Pechino ha cercato vigorosamente di raffreddare la situazione, già in allarme per l’inflazione sopra il 6% e per il rapporto tra prezzi e stipendi relativo alle proprietà nelle ricche città costiere che ha raggiunto l’impensabile massimo di 20. ma non vuole davvero che l’economia sbalzi violentemente dalla forte espansione verso un’implosione.

Il modello storico delle crisi globali suggerisce che la regione che ne è uscita rafforzata forte è spesso preda di un periodo difficile circa tre anni più tardi, generalmente perché si risponde con un esplosione del credito che sposta i problemi nel futuro.

Il Giappone si è salvato dal crash del 1987, solo per soccombere nel 1990: gli Stati Uniti hanno schivato la crisi asiatica nel 1998, solo per affrontare il collasso delle dotcom nel 2001.

Fitch Ratings ha detto che potrebbe abbassare il rating della Cina se le banche avessero dei problemi che dovrebbero richiedere un altro salvataggio da Pechino.

L’agenzia ha riferito a luglio che la crescita del credito di quest’anno aveva ancora un tasso di incremento del 38%, se si includono i finanziamenti fuori bilancio come le lettere di credito, i prestiti fiduciari e i prestiti dalle banche di Hong Kong. "Il rapporto di indebitamento è sbalorditivo. Il sistema bancario cinese è il più grande, quello che cresce più velocemente, ma anche il meno capitalizzato dei mercati emergenti", ha detto l’autore del report, Charlene Chu.

Circa il 55% di tutti i nuovi prestiti viene dall’esterno del sistema bancario, tre volte il livello esistente nel 2006. "Il fatto che l’economia della Cina rallenti quando ancora i finanziamenti sono così abbondanti dimostra quanto la crescita sia dipendente dai finanziamenti facili", ha detto.

Il ritorno economico su ogni yuan aggiuntivo ottenuto col credito è collassato dallo 0,75 allo 0,18% nel corso della caciara creditizia avvenuta dopo Lehman. Ancora la situazione non si è riassestata.

Chu ha detto che il boom creditizio cinese non è ai livelli di quelli irlandese, dove il rapporto tra credito e PIL è salito dal 130 al 440% in cinque anni, ma è significativamente peggiore del balzo avvenuto negli Stati Uniti prima della crisi dei sub-prime, o persino di quello avvenuto in Giappone prima dello scoppio della bolla del Nikkei.

"Una corsa verso l’alto così rapida del leverage dimostra che il ritorno fornito dal credito è in calo, e ciò significa che la capacità di ripagare i prestiti non sta tenendo il passo giusto", ha riferito Fitch. L’agenzia teme che i mutui non pagati possano salire dal 2% del PIL verso il 30 nel corso dell’anno.

La banca centrale cinese ha tardivamente iniziato a contrastare i prestiti non segnati nei bilanci, dopo il rialzo dei tassi di interesse e l'incremento senza sosta del quoziente delle riserve esistenti, che ha toccato il 21,5%.

E in questo momento sta prendendo di mira i metodi che vengono usati per eludere i controlli monetari, secondo l’autorevole Caixin Magazine. I regolatori hanno l’obbiettivo di soffocare 150 miliardi di dollari di credito concesso nei prossimi sei mesi.

E mentre il governo sta stringendo la vite, tutto questo rischia di spazzare via le stime alquanto traballanti degli enti locali cinesi, che hanno ipotizzato 1,7 trilioni di disponibilità in modo davvero clientelare. Gli enti locali dipendono dalle vendite dei terreni per il 40% delle proprie entrate.

"Se ci fosse un atterraggio duro, il governo non potrebbe pagare gli stipendi", ha detto Wang Jianlin, il più grande costruttore edilizio presente a Dalian.

È evidente che se Europa e Stati Uniti entrassero nuovamente in recessione, la Cina non sarebbe in grado di rafforzare per la seconda volta l’economia globale.

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Fonte: China risks hard landing as global woes spread

15.09.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE