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Sinistri naturali

di Savino Frigiola - 27/10/2011


Siamo sempre stati considerati maestri nel progettare e realizzare le opere di’ingegneria idraulica a difesa del territorio. Da alcuni anni a questa parte basta uno scroscio d’acqua un po’ più forte del solito per provocare disastri d’ogni tipo. Strade urbane che diventano impetuosi torrenti, crollo di abitazioni e di muri di sostegno, allagamenti non solo di territori agricoli ma anche in quelli urbani con conseguenti gravissimi danni al patrimonio e disagi indescrivibili alle persone fisiche. Ciò avviene ormai su tutto il territorio nazionale: Lazio, Liguria, Lombardia, Campania, Sicilia, Calabria, Veneto, solo per ricordare i fenomeni più recenti. Non si puliscono più i tombini, la pulizia dei fossi e degli scoli non rientra più nella normale prassi di pubblica attività, ivi compreso le ispezioni preventive sul territorio agricolo ed urbano. Cosa è accaduto, abbiamo disimparato e dimenticato ciò che era il vanto sia delle nostre primarie università che dei nostri istituti tecnici ? No, semplicemente non ci sono più i soldi per le manutenzioni straordinarie e nemmeno per quelle ordinarie. Bisogna lesinare su tutto, sino alla benzina delle macchine della polizia, per dare i soldi ai banchieri. Quando lo Stato emetteva in prima persona le proprie lire nazionali, senza indebitarsi con nessuno, le risorse per queste attività non sono mai mancate e tutto funzionava alla perfezione senza ingrossare il debito pubblico. Ormai siamo arrivati al punto di voler considerare ineluttabili queste calamità naturali, con la invalsa riserva mentale di chiedere poi i contributi per pubblico disastro a danni avvenuti, incapaci comunque, quando e se arrivano, di risuscitare i morti.. Ovviamente se manca la capacità di spesa non possono essere incolpati d’imperizia i tecnici periferici ai quali spetta la responsabilità di vigilare sul territorio proprio per prevenire questi sinistri, ormai definiti anche dalla grande stampa ossequiosa del “sistema”, annunciati. La incontestabile carenza di liquidità che si riscontra diffusamente in tutte le attività sia pubbliche che private sta penalizzando non solo la normale difesa del territorio nazionale, le cui conseguenze si appalesano ad ogni scroscio d’acqua, ma anche la manutenzione straordinaria ed ordinaria degli edifici pubblici, ritenuti fuori norma all’85 %, scuole ed asili compresi, che da molti anni non vengono più effettuate. La prova che queste situazioni sono ben note anche nelle alte sfere è fornita dall’atteggiamento del nostro Presidente della Repubblica (nella trappola dell’escusatio non petita finiscono per cascarci tutti) quando dall’estero ha fornito assicurazioni circa la permanenza dell’Italia all’interno dell’Europa e sulla continuità ad utilizzare l’Euro dei banchieri, aggiungendo anche che i disastri provocati sul territorio sono frutto di straordinarie ed imprevedibili avversità atmosferiche. In questo campo è evidente l’affanno e l’imbarazzo di quanti accampano simili scuse ed insistono nell’accanimento terapeutico di voler mantenere in vita a tutti i costi il preagonico “sistema europeo” con la relativa moneta dei banchieri a danno degli Stati, delle strutture produttive, dei lavoratori, del sistema sociale nonché dei singoli cittadini sino minacciare la pensione ai pensionati. Ogni giorno che passa s’incrementa più che l’opportunità la necessità di raccogliere tutte le componenti dei vari settori, che hanno aperto gli occhi, per fare fronte comune nell’azione necessaria finalizzata a sbarazzarci di queste strutture adibite a fabbricare artificiosamente il debito, per poi costringere gli Stati a svendere i propri patrimoni pubblici ed ai cittadini di svenarsi per fornire la propria libbra di carne al famelico banchiere.  E’ del tutto assurdo, incostituzionale ed anche contro i trattati europei costringere i cittadini a salassi da cavallo, ad indebitarsi per fornire risorse alle banche private, le quali a loro volta, Basilea 3 docet, strangolano in tutti i modi possibili attività produttive e consumatori. Al punto che sono arrivate le cose, anche le forze sane dell’opposizione devono fare fronte comune con quelle altrettanto sane della maggioranza per respingere i reiterati attacchi dei servi dei banchieri al sociale ed al libero convivere civile. Strappo per strappo ai trattati europei utilizziamolo per ritornare a battere in proprio la nostra moneta nazionale. Non vi è nulla da temere e tutto da guadagnare. Sulla scia della nostra centenaria esperienza lo Stato è in grado benissimo di monetizzare il nostro mercato con propria ed autonoma emissione monetaria in nome e per conto dei cittadini per far fronte a ciò che serve. Invitiamo le solite cornacchie che paventano il pericolo dell’inflazione a non agitarsi, poiché se a fronte dell’emissione monetaria diretta da parte dello Stato, senza creare debito come sempre avviene in queste circostanze, vengono realizzati beni e servizi corrispondenti, il sistema economico resta in equilibrio a tutto vantaggio dell’incremento di ricchezza per il mercato e dei cittadini.