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Gli allevamenti intensivi alimentano la crisi sanitaria a colpi di antibiotici

di Tamara Mastroiaco - 28/11/2011


Il 17 Novembre 2011 the Alliance to Save our Antibiotics ha pubblicato il rapporto 'Case Study of a Health Crisis' in cui illustra come l'uso indiscriminato di antibiotici negli allevamenti intensivi rappresenta una minaccia per la stessa salute umana. La situazione è così allarmante che il Direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato: "Se non affrontiamo il problema molte comuni infezioni non saranno più curabili e uccideranno senza sosta". Il rapporto sottolinea quanto sia essenziale ridurre drasticamente gli antibiotici negli allevamenti intensivi e migliorare le condizioni degli altri animali allevati.


maiali allevamento
Negli allevamenti intensivi si fa un uso indiscriminato di antibiotici

L'Alleanza per salvare i nostri antibiotici (The Alliance to Save our Antibiotics) è nata nel 2011 per impedire l'uso eccessivo degli antibioticinell'agricoltura europea e per ridurne, dunque, il potenziale impatto sulla salute umana. Ne fanno parte la Soil Association, la Compassion in World Farming e laSustain.

La Soil Association è stata fondata nel 1946 da un gruppo di agricoltori, scienziati e nutrizionisti i quali videro una forte connessione tra le pratiche agricole, gli allevamenti, la salute umana e ambientale. Oggi laSoil Association è la principale organizzazione organica del Regno Unito, lavora come ente di beneficenza, non è sovvenzionata dal governo, fa esclusivamente affidamento sulle donazioni dei suoi soci e si sostiene grazie al lavoro dei volontari.

Nel 1967 un inorridito contadino britannico per opporsi al crescente sviluppo dei metodi di agricoltura e allevamenti intensivi, fondò la Compassion World Farming. Oggi l'associazione porta avanti numerose campagne a favore degli animali da allevamento, sottolineando che gli allevamenti intensivi sono i principali responsabili delle crudeltà inflitte agli animali.

La Sustain, invece, è un ente di beneficenza che lavora affinché le imprese producano cibi buoni, facendo scelte concrete verso un ambiente più sostenibile, puntando sulla salute delle persone e degli animali, migliorando la qualità di vita e gli ambienti lavorativi, promuovendo la cultura e l'equità.

Queste tre realtà si sono unite lanciando il rapporto Case Study of a Health Crisis il 17 novembre 2011 in concomitanza con la pubblicazione del piano di azione di cinque anni proposto dalla Commissione europea contro la resistenza microbica e il 18 novembre 2011 in concomitanza con la Giornata Europea degli Antibiotici istituita per promuovere un uso consapevole di questi farmaci.

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I batteri resistenti agli antibiotici possono essere trasmessi dagli altri animali all'uomo

Il rapporto presentato dall'Alleanza chiede di dimezzare l'uso di antibioticinegli allevamenti dell'UE entro il 2015; limitarne l'uso potrebbe avere un impatto profondo, non solo sulla salute umana ma anche sul benessere degli animali. I medici sono sempre più preoccupati per il bilancio globale delle vittime. La resistenza dei microrganismi agli antibiotici sta diventando in Europa un problema prioritario di sanità pubblica. I medici sono sempre più disarmati poiché negli ultimi anni l'antibiotico-resistenza è aumentata in maniera preoccupante soprattutto nei batteri Gram-negativi (quali Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae), nelle infezioni come la Methicillin-resistant Staphylococcus aureus (MRSA), un ceppo di Stafilococco aureo resistente alla meticillina o verso antibiotici quali cefalosporine di terza generazione e carbapenemi.

Margaret Chan, Direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato: “Se non affrontiamo il problema moltecomuni infezioni non saranno più curabili e uccideranno senza sosta”. Sicuramente le persone abusano di antibiotici e ne fanno un uso spropositato, ma, come afferma il professor Christopher Butler, docente dell'Università di Cardiff, un contributo significativo proviene dalll'uso indiscriminato degli antibiotici negli allevamenti intensivi. Il rapporto cita che vengono somministrati di routine antibiotici sia agli animali malati come profilassi sia a quelli non malati come prevenzione.

Negli allevamenti intensivi si fa un uso smisurato di antibiotici perché gli animali vivono condizioni di forte stress che indeboliscono il loro sistema immunitario; vengono allevati in gabbie di piccolissime dimensioni, in ambienti sovraffollati, senza alcun arricchimento ambientale, svezzati troppo presto. Gli animali diventano terreno fertile per l'antibiotico-resistenza ad alcuni ceppi come Escherichia coli, Salmonella, MRSA, Campylobacter.

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Il problema dell'uso indiscriminato dei farmaci negli allevamenti intensivi non ha una rilevanza marginale

Il rapporto evidenzia che ibatteri resistenti agli antibiotici possono essere trasmessi dagli animali allevati negli allevamenti intensivi all'uomo attraverso gli operai che lavorano a contatto con essi nelle fabbriche, attraverso la carne cruda, attraverso la carne o le uova cotte in modo errato, attraverso l'aria, l'acqua, il suolo; gli animali espellono una enorme quantità di antibiotici rendendo un potenziale fonte di batteri antibiotico-resistenti il letame, in grado di penetrare nel terreno e nelle acque sotterranee. Nel rapporto sono citati numerosi casi di infezioni resistenti agli antibiotici trasmesse all'uomo dagli animali provenienti da allevamenti intensivi.

Nel mese di giugno 2011 la rivista medica The Lancet Infectious Diseases ha documentato un nuovo ceppo di MRSA nel latte proveniente da aziende zootecniche inglesi: 27 dei 42 casi umani sospetti erano stati infettati dal nuovo ceppo presente nel latte. Tra le misure da prendere e le raccomandazioni richieste dall'Alleanza nel rapporto: ridurre del 50% l'uso degli antibiotici negli allevamenti intensivi nel 2015, intensificare i controlli per assicurarsi che vengano somministrati gli antibiotici solo agli animali malati, maggior responsabilità da parte dei veterinari e passare da una produzione industriale a una biologica per migliorare la salute e il benessere degli animali.

Come sostiene il professor Christopher Butler il problema dell'uso indiscriminato dei farmaci negli allevamenti intensivi non ha una rilevanza marginale in quanto c'è una forte connessione tra le medicine somministrate agli animali e la salute umana.