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Maggiore liquidità alle banche... per far cosa?

di Roberto Marchesi - 05/12/2011


La decisione delle maggiori banche centrali del globo, e cioè la Federal Reserve Usa, la Banca Centrale Europea, la Banca Svizzera, la Banca d’Inghilterra e la Banca del Giappone di ridurre di comune accordo di 50 punti base il costo degli overnight swaps in dollari, è una primizia assoluta in campo finanziario globale e (dicono) ha lo scopo di creare un muro di liquidità in grado di prevenire le tensioni in Europa che rischiano di minare tutta la stabilità finanziaria globale.
Dietro alle pompose parole dei banchieri centrali bisogna però vedere cosa realmente si cela, o comunque, si produce. Nella motivazione ufficiale infatti si legge che in questo modo ci sarà a disposizione delle banche molta maggiore liquidità e si potrà evitare quella che ormai è diventata una parola di moda: il “credit crunch”, cioè la carestia del credito.
Con questo provvedimento, costando di meno il denaro che le banche si scambiano nelle transazioni overnight, e provvedendo direttamente le banche centrali a fornire quel denaro quando le banche cominciano a non fidarsi più l’una dell’altra, si ripristinerà la liquidità necessaria a rimettere in moto le normali attività bancarie, tra le quali, ricordano, c’è il finanziamento delle imprese e delle attività commerciali, perno centrale di tutte le economie.
Se questa è davvero l’intenzione dei banchieri centrali, è lodevole, dato che tutte le maggiori economie occidentali si dibattono da tre anni circa in una recessione che non accenna a finire proprio (anche) a causa della mancanza di liquidità che continua a persistere nelle banche.
Ma innanzitutto bisogna chiedersi perché alle banche manca la liquidità.
La prima ragione è che le grandi banche a livello globale sono ancora piene di quella “spazzatura” che ha fatto saltare il banco tre anni fa, e ci vorrà del tempo prima che riescano a smaltirla (o rifilandola a qualche sprovveduto, se gli va bene, o “digerendola” pian piano sotto forma di perdite a carico dei risultati d’esercizio). Inoltre sotto questo profilo grava anche la decisione presa poche settimane fa proprio dalla Banca Centrale Europea, di alzare il ratio del capitale proprio sul capitale amministrato. Decisione che ha influito di colpo sulla liquidità necessaria alle banche per svolgere le proprie operazioni. D’altronde, senza quella decisione, il rischio era che le tensioni del mercato, avviato soprattutto in Europa verso una nuova recessione, trascinasse di nuovo le maggiori banche nell’area del default (il fallimento).
E qui siamo alla seconda ragione: l’austerity. La stretta creditizia e l’elevata disoccupazione ereditata dalla “grande recessione” del 2008 creano già da sole una situazione dove l’economia non riesce a ripartire. Se a questo si aggiunge anche l’insana politica di feroce riduzione del debito imposta ai paesi membri della Comunità Europea (ma in parte anche negli Usa), il risultato non può essere che quello di una corsa irresponsabile verso una lunga e sconvolgente depressione economica in Europa, che però avrebbe effetti dirompenti anche negli altri maggiori paesi industrializzati.
Comunque, tornando al provvedimento delle banche centrali, è meglio aspettare di vedere qualche risultato prima di esultare. Perché le banche avranno ora a disposizione maggiore liquidità, ma non c’è nulla che le vincola a usarla per sostenere le economie dei loro paesi.
È più probabile che la usino ancora una volta per intensificare le loro operazioni speculative, che sono molto più remunerative e rapide da fare che non i finanziamenti alle imprese e alle famiglie.
Infatti, anche se per la prima volta le banche centrali sono riuscite a fare una operazione di comune accordo tra di loro (sconfessando così il principio della libera competizione nel mercato), non c’e nulla nel provvedimento preso che vada nella direzione di mettere al guinzaglio gli speculatori. E invece era proprio la prima cosa da fare, perché di liquidità ce n’è tantissima in giro per il mondo, ma dopo il 2008 ha tanta paura. Non che l’Italia o la Spagna non siano in grado di pagare il proprio debito, ma della constatazione che gli speculatori continuano ad avere piena libertà di agire indisturbati.