Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'orrore di Firenze ricorda Columbine non il Ku Klux Klan

L'orrore di Firenze ricorda Columbine non il Ku Klux Klan

di Pietro Grossi - 14/12/2011


http://img.webme.com/pic/s/stragi/columbine.jpg

Occorre fare una premessa fondamentale; una premessa di cui, purtroppo, questo Paese troppo spesso si scorda: le cose vanno chiamate con il loro nome, e il momento in cui si nominano è spesso anche il momento in cui prendono a esistere. Ero da me in campagna, in mezzo ai boschi, mentre Gianluca Casseri imboccava il mercatino di piazza Dalmazia, a Firenze, e dava inizio alla sua assurda e scellerata strage (era molto tempo che non facevo tanta fatica a trovare degli aggettivi: sembrano tutti riduttivi e ridicoli). Ne sono stato informato nel tardo pomeriggio, per domandarmi se, da fiorentino, avevo qualche commento da fare. Ho quindi detto che non ne sapevo niente e sono corso davanti al computer a cercare di capire cosa fosse accaduto. In Rete ho trovato riportato il fatto come l'esecuzione razzista di un militante di estrema destra. Ecco dove nasce la mia esigenza di sottolineare che le cose vanno chiamate con il loro nome. In questo caso il nome non è razzismo, è pazzia. Lo voglio dire, e a rischio di essere impopolare lo voglio dire chiaro: l'Italia non è un Paese razzista. E tantomeno Firenze. L'Italia è diventata un Paese fin troppo intollerante, e sfoga troppo spesso in maniera riprovevole la sua esasperazione. Ma il razzismo, il razzismo vero, è un'altra cosa, e la mia metà americana lo conosce bene. È, va detto, comprensibile incasellare questa vicenda sotto il buio ombrello del razzismo, ne ha apparentemente tutte le caratteristiche. Vi sono però due qualità fondamentali del razzismo che mi permettono ancora di dire che in Italia non esiste: l'essere sempre gratuito e mai episodico. Per questo è giusto fare molta attenzione e tenere presente che molte realtà iniziano a esistere nel momento in cui le nominiamo. Ed è per questo che il gesto di Casseri è ancora da ritenersi il gesto di un pazzo, non di un invasato razzista. Dopo essermi fatto un'idea di cosa era accaduto, ho alzato il telefono e ho chiamato un paio di persone a Firenze. Una mi ha detto che per un attimo gli è sembrato di sentirsi in America, in un luogo tipo Columbine. Non nell'America del Ku Klux Klan, a Columbine. Ecco: se l'Italia è il Paese che conosco, se Firenze è la città che conosco, il gesto di Casseri va preso come quello di quei ragazzini nel liceo del Colorado. Appiccicare alla strage di Firenze il cartellino di razzismo, significa contribuire all'esistenza del razzismo stesso.