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Brutti simboli per una brutta Europa

di Pietro Pagliardini - 16/12/2011

Fonte: de-architectura


I simboli con cui le istituzioni si presentano ai propri cittadini e al mondo hanno la loro importanza, nonostante vi siano coloro che non vedono o non vogliono vedere questa relazione.
I simboli dell’Istituzione Europea sono senza tempo, senza luogo, senza identità, senz’anima e rappresentano, appunto, un immenso non-luogo istituzionale e politico. L'annullamento dell'identità dei popoli può essere causa di conflitti tanto quanto l'esasperazione identitaria.
L’architettura fisica dell’Europa rappresenta al meglio, o al peggio secondo i punti di vista, la sua architettura istituzionale e politica: una pura astrazione avulsa dall’Europa delle nazioni e dei popoli. Per rappresentare tutti si è scelto di non rappresentare nessuno, si è scelta una generica e brutta modernità priva di contenuti che non siano quelli della finanza, che è economia virtuale privata della componente del lavoro e quindi della componente umana. Una finanza delocalizzata per un’istituzione che non ha radici nei territori e nel cuore della gente.
Niente a che vedere con il Palazzo del Parlamento Italiano o con quello del Quirinale o con l’Eliseo o con Il Palazzo di Westmister o con la Casa Bianca.

Le stesse banconote sono le più brutte del mondo, disegnate con architetture ideali e inesistenti in cui nessuno si potesse riconoscere per non dare il senso della primazia, ma sperando, chissà perché, che tutti ci si potessero riconoscere. La statua davanti al Parlamento europeo è una pessima e triste scultura che sostiene il simbolo dell’euro, a fronte della statua della Libertà che sostiene una fiaccola accesa, simbolo di fede e speranza. Quella € potrebbe stare bene sopra il forziere di Paperone, non al Parlamento. La speranza d’Europa è quindi una moneta più artificiale di qualsiasi moneta, già di per se stessa artificiale e convenzionale. Se cade la moneta cade perciò la costruzione politica e istituzionale nel suo complesso.
L’architettura dell’Europa ha rifiutato la bellezza perché non poteva fare diversamente. In questo possiamo riconoscere, amara soddisfazione, che i simboli scelti sono sincera espressione di una misera realtà costruita su un ideale di universalismo politico, economico e culturale di cui, ironia della sorte, l’attuale, anomala situazione politica italiana sembra quasi manifestazione e sottoprodotto.