Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Ecofilosofia per una prosperità senza crescita

Ecofilosofia per una prosperità senza crescita

di Paolo Scroccaro - 09/01/2012



UN MESSAGGIO CUI E’ SENSIBILE ANCHE LA COMMISSIONE EUROPEA: DOBBIAMO RIVEDERE LE VECCHIE IDEE CHE HANNO GUIDATO L’ECONOMIA . PER QUESTO E’ OGGI INDISPENSABILE UNA NUOVA FORMAZIONE ECOFILOSOFICA: PER ORIENTARSI IN UN MONDO MOLTO DIVERSO DA QUELLO IN CUI SONO STATE FOGGIATE IDEE CHE OGGI NON SONO ADATTE PER AFFRONTARE I PROBLEMI DEL PRESENTE (ANCHE SE MOLTI NON SE NE SONO ACCORTI E CONTINUANO AD USARLE)
Procediamo con ordine: Prosperità senza crescita è tra l’altro il titolo di un recente saggio di Tim Jackson, pubblicato anche in lingua italiana (Ed. Ambiente, 2011), che sta suscitando molto scalpore in Europa e non solo. L’autore è un economista che insegna all’Università di Surrey, ed è consulente della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile del Regno Unito. Quest’ultimo libro è il risultato di accurate indagini nelle quali Tim Jackson è impegnato da tempo: in internet è scaricabile una parte di queste ricerche preparatorie, condensate in un file con il titolo leggermente diverso da quello del libro: Prosperity without Growth? Nel libro da poco pubblicato, il punto di domanda è stato tolto, come per dire che ormai non ci sono dubbi: prosperità e crescita economica non vanno necessariamente assieme, come invece ritengono gli economisti vecchia maniera e il cittadino medio, abituato ad assorbire passivamente i luoghi comuni mediatici. Anzi, si può dire di più: prosperità e crescita hanno imboccato strade diverse, e nei paesi avanzati, a partire dagli USA, la crescita economica diventa “antieconomica” ed un ostacolo per il benessere generale (vedi H. Daly, L’economia in un mondo pieno, in Le Scienze, 447, novembre 2005).
E’ facile capire perché studi come quelli di Jackson e Daly destano scalpore: mettono in discussione quella che era una convinzione fondamentale degli ultimi decenni, per non dire degli ultimi due secoli, e quelli che restano attaccati alle vecchie idee rischiano di farsi prendere dal panico; tolta la crescita, per loro resta il nulla, o il caos, o la miseria… Ma il saggio di Jackson mostra quasi il contrario, con argomenti che non hanno un taglio estremista: il tono delle motivazioni è moderato e dettato dal buon senso, non per caso le tesi di fondo stanno facendo breccia anche a livello istituzionale; perfino la Commissione Europea ha cominciato a promuoverle con entusiasmo! La rivista L’Ambiente per gli Europei è stampata a cura della Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea: già nel 2010 aveva dato ampio
2
spazio a Tim Jackson, il quale era stato invitato alla “Settimana Verde” (giugno 2010), incentrata sul tema della biodiversità. L’intervento di Jackson è stato tra i più acclamati, proprio perché ha spiegato le ragioni scientifiche per cui occorre elaborare, con urgenza, un’alternativa alla logora strategia della crescita economica ad oltranza. Nel corso dell’intervento, il noto economista si è spinto a dire che la “decrescita dovrà guidare le decisioni future”. Non sorprende che Prosperità senza crescita abbia attirato l’attenzione della Commissione Europea: infatti qualche anno addietro quest’ultima aveva commissionato una ricerca scientifica di grande rilevanza, pubblicata nel 2008 con il titolo L’economia degli ecosistemi e della biodiversità. In questo documento, sulla base di studi autorevoli, si afferma che i cosiddetti servizi ecosistemici forniti dalla natura sono essenziali per sostenere l’intera rete della vita ed anche il benessere umano: purtroppo i modelli economici predominanti da Adam Smith in poi non ne hanno tenuto conto, ritenendo prioritaria la crescita delle forze produttive e del PIL, al di sopra di qualsiasi altra considerazione. E così nel frattempo i servizi ecosistemici sono stati fortemente deteriorati, a causa delle attività economiche, provocando danni significativi che di norma non venivano contabilizzati. Solo negli ultimi tempi, gli effetti collaterali della crescita hanno acquistato risonanza nei media, e una parte degli scienziati ha cominciato ad occuparsene seriamente. Lo studio voluto dalla Commissione Europea conclude sostenendo che la vecchia bussola economica che ha guidato le società occidentali è fortemente difettosa: basti pensare al fatto che il PIL “non è in grado di cogliere molti aspetti vitali della ricchezza e del benessere delle nazioni, quali il cambiamento nella qualità della salute, la portata dell’istruzione e i mutamenti nella qualità e nella quantità delle nostre risorse naturali” (vedi pag. 10). Arrivati a questo punto di criticità, occorre cambiare bussola e voltare pagina: dobbiamo immaginare “una crescita del benessere umano e della sicurezza che non si basa su un PIL pro capite sempre più elevato e su catastrofi climatiche e ambientali che ogni giorno riempiono i titoli dei giornali” (pag. 55). Prosperità senza crescita, dunque: ecco il nuovo orizzonte che si apre nell’epoca del doposviluppo, che è la nostra.
Il mondo scientifico italiano non è rimasto del tutto estraneo ad istanze così culturalmente avanzate: a mo’ d’esempio possiamo citare uno scienziato autorevole come Sandro Pignatti, Accademico dei Lincei e autore ben noto per la sua monumentale Flora d’Italia, in 3 volumi (Edagricole, 1982), che è rimasta un’opera insuperabile nel suo genere. Pignatti è anche docente universitario di Ecologia, e nel 2000 ha pubblicato, assieme all’economista Bruno Trezza, Assalto al Pianeta. Attività produttiva e crollo della biosfera (Boringhieri), un saggio di attualità che nella marca trevigiana in particolare ha lasciato il segno, dato che a S. Polo di Piave è stato
3
consacrato con il Premio Mazzotti per l’Ecologia. Ebbene, nel libro di Pignatti-Trezza troviamo un’anticipazione delle tesi sulla “prosperità senza crescita” ora promosse a vario titolo dalla Commissione Europea, da Tim Jackson e altri ancora: in più, ulteriori riflessioni di ampio respiro meritevoli di attenzione, e che qui è impossibile riportare in modo sintetico. Ci limitiamo perciò ad estrapolarne una che ci risulta particolarmente significativa, e cioè questa: arrivati al punto di svolta in cui ci troviamo, non è sufficiente un’ecologia superficiale e riparativa, tesa a rincorrere i guasti dovuti alla crescita; ben di più, “bisogna trovare una nuova cultura che ci permetta di agire senza provocare danni. Il paradigma della scienza meccanicistica applicato all’analisi dei fenomeni permette di comprendere i legami tra i singoli avvenimenti, ma porta a una concezione riduzionista che sul piano globale ci offre soltanto pseudo-certezze. Da qui la conclusione che vada cercato un nuovo paradigma” (pag. 18-19). In altre parole, riprendendo la problematica del superamento del PIL: ciò che è in gioco non è solo il PIL, o la correzione dei contraccolpi dovuti alla crescita, ma tutto ciò cui PIL e sviluppo economico sono correlati. Proprio per questo necessita un nuovo paradigma, una nuova visione ecologica del mondo, cioè un’ Ecofilosofia capace di far fronte costruttivamente ai problemi della nostra epoca. Come ama ripetere un altro scienziato di fama internazionale, Fritjof Capra, abbiamo bisogno di Ecoformazione, poiché le nostre vecchie idee (economiche, scientifiche, filosofiche, etiche ecc.) appartengono ad una fase storica comunque superata e oggi denotano una grave ed evidente carenza in fatto di Ecoalfabetizzazione: nonostante i progressi fatti in vari campi, siamo analfabeti dal punto di vista ecologico. A proposito dell’esigenza di un nuovo paradigma, anche Pignatti vede con simpatia una prospettiva di decrescita: benché il termine sia respingente sul piano comunicativo, esso ha il merito di indicare con forza la necessità di riorientare un mondo in difficoltà.
Non sono molti gli enti e le associazioni in grado di stare al passo con idee pionieristiche: in genere si tende a ripiegare su un ecologismo retorico e di superficie, senza spingersi oltre. L’AEF (Associazione Eco-Filosofica) invece da molti anni lavora proprio su questi temi d’avanguardia, al di sopra delle vecchie arretratezze ideologiche, sollecitando a vari livelli iniziative di ecoalfabetizzazione e di dialogo interculturale, diverse delle quali hanno avuto una rilevanza non solo locale: si tratta di iniziative nelle quali sono stati coinvolti enti istituzionali, organismi ministeriali, uffici scolastici, scuole (dai licei alle elementari), università, mondo del volontariato… Il ministero della pubblica istruzione, apprezzandone il valore educativo e formativo, ha recentemente riconosciuto l’AEF come ente accreditato per la formazione del personale scolastico. Uno degli ultimi eventi organizzato nella nostra provincia, in linea con quanto sopra, è stato dedicato al tema scottante della “sostenibilità”:
4
Obiettivo Futuro Sostenibile è infatti il titolo di un progetto iniziato nei primi mesi del 2011 e ancora in corso, realizzato grazie al sostegno delle istituzioni del Volontariato. A chiudere il ciclo progettuale presso un liceo di Treviso sarà Salvatore Settis, già direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa ed attento come noi all’orizzonte indispensabile della sostenibilità. Restando sul tema, nel settembre 2012 l’AEF parteciperà al 3° Congresso internazionale sulla Decrescita, che si terrà nella vicina Venezia, con un’articolazione di vari eventi collaterali alcuni dei quali toccheranno anche il nostro territorio: saranno presenti esperti di economia, ecologia e sostenibilità, noti a livello internazionale per i loro studi particolarmente avanzati. Un’ottima occasione per dialogare con studiosi autorevoli e qualificati.
Molti aggiornamenti, notizie e documenti inerenti quanto sopra si possono trovare nel sito dell’associazione, www.filosofiatv.org : tra i siti web culturali, è uno dei più frequentati, anche perché risponde a molteplici esigenze; infatti vi si possono trovare molti materiali interculturali e filosofici di qualità, oltre a quelli riguardanti le tematiche su cui ci siamo soffermati. In aggiunta, vi è un settore dedicato alla formazione scolastica, intitolato “Scuola e Formazione”; docenti e ricercatori vi possono rintracciare molti materiali, utili anche per la formazione a distanza: documenti di approfondimento talvolta aggiornatissimi, materiali legati ad esperienze didattiche, videoregistrazioni di teleconferenze e conferenze… Invitiamo perciò i docenti a registrarsi in questo particolare settore del sito, anche in vista di possibili collaborazioni e scambi di esperienze. Infine, merita sottolineare che tutti i servizi culturali e formativi che abbiamo passato in rapida rassegna vengono forniti gratuitamente grazie all’impegno disinteressato dei soci più attivi, in spirito di pieno volontariato. L’AEF è stata per anni, e tutt’ora si considera, un’associazione di volontariato, anche se nel registro regionale attualmente figura iscritta tra le associazioni di promozione sociale, per motivi burocratici che non possiamo condividere per principio: su questo punto controverso, occorre aprire un confronto con la Regione Veneto, la quale tende a non riconoscere il ruolo del Volontariato culturale, che invece è previsto nella legge nazionale 266/91 (legge sul volontariato) ed è valorizzato in altre regioni. Invitiamo perciò le associazioni che avessero avuto problemi con il registro del volontariato (esclusione od altro) a contattarci in vista di possibili iniziative.