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Mario Monti e i poteri deboli

di Francesco Mario Agnoli - 24/01/2012

    Mario Monti  nel varare (in realtà il testo non è stato ancora pubblicato, ma l'annuncio è ufficiale) il  decreto per la concorrenza e le liberalizzazioni, ha manifestato una nuova virtù che ancora non gli era stata riconosciuta pur fra le moltissime attribuitegli: la faccia tosta. Ha, difatti, dichiarato: “Credo che nessuno possa dire  che ce la siamo presa con i piccoli e con i poteri deboli e che abbiamo lasciato  tranquilli i grandi e i poteri forti”. Mai come in questo caso è giusto chiedere “fuori i nomi” di questi grandi e di questi poteri forti,  dal momento che, anche a volere ammettere che godano di qualche privilegio, è difficile contrabbandare per poteri forti tassisti, farmacisti, notai ed avvocati.  
    In realtà  è vero il contrario. I poteri forti son stati implementati. Una delle parti centrali e più significative  del decreto del governo riguarda  il settore dei servizi, per il quale non è stato preso nessun  provvedimento  di immediata efficacia (nemmeno nei confronti dei”malvagi” tassisti), ma si è provveduto a delegare tutto ad una nuova Authority, quella “della rete e dei trasporti”, che dovrà occuparsi sia  della sistemazione  dei tassisti, sia dell'eventuale separazione fra Fs e Rfi,  sia delle concessioni e delle tariffe autostradali ecc.
     Ora si dà il caso che da almeno vent'anni in qua  tutti i liberal-liberisti, tutti i fautori del libero mercato, tutti i critici dell'Italia ingessata e burocratizzata, tutti i  “veri” democratici  critichino l'eccessivo numero delle authority (l'Italia ne contava già tredici prima dell'arrivo dell'ultima e forse più potente  creatura sfornata dal governo Monti).
      Mi rendo conto che  non sempre il pulpito  è dei migliori, ma resta il fatto che già negli anni '90 il presidente della Repubblica  Scalfaro intervenne pesantemente in materia con una forte critica sulle: “troppe Authority presenti  in Italia  con molti dubbi su stipendi e assunzioni”, che non conseguì nessun risultato concreto, ma ottenne la generale approvazione  di tutti i critici del sistema. Sull'argomento tornarono poi Santoro e Travaglio  nella trasmissione di “Annozero” del 14 maggio  del 2009 e  il 14/11/2010 la Gabanelli  in un ironico   “Report” dedicato a “Il debole delle Autorità”.
      Infine, più autorevole di tutti, appena ieri l'altro (20 gennaio 2012) Ernesto Galli della Loggia nell'editoriale  del Corriere della Sera “L'Italia e la supercasta invisibile” ha incluso in questa supercasta di oligarchi, che governerebbero il paese senza risponderne a nessuno, “dirigenti e membri delle sempre più numerose authority”.
       Ora sa chiaro non è affatto detto che tutti questi signori abbiano ragione (anzi il pedigree di  alcuni di loro è tutt'altro che rassicurante) tuttavia resta pur vero  che le authority sono istituzioni burocratiche sottratte al controllo popolare, i cui dirigenti e componenti (e probabilmente gli stessi impiegati e magari gli uscieri e gli autisti delle relative auto blu) hanno goduto e tuttora godono (non risulta che Monti si sia preoccupato di loro) di privilegi molto più consistenti di quelli di tassisti e avvocati. In ogni caso è difficile comprendere come mai tutto quel    mondo politico, culturale e mass-mediale che da sempre ammira i vari  Scalfaro, Santoro e Travaglio, facendone  i propri punti di riferimento,  continui a giurare sulle grandi capacità di Mario Monti e dei suoi tecnici ministri.  Dopo tutto  anche governi screditati come quelli  (tanto per fare qualche nome) guidati da Andreotti, Dini o addirittura Berlusconi hanno mostrato rilevanti capacità nel creare nuove authority.