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La persecuzione anticristiana si estende al Sud-Est asiatico

di Valerio Zecchini - 25/01/2012



Dopo I tremendi massacri in Iraq e in Egitto, gli ultimi mesi hanno visto un’escalation del terrorismo anticristiano anche nel sud-est asiatico. Lo scorso ottobre, un attentatore suicida islamico si e’ fatto esplodere all’interno di una chiesa di una citta’ dell’isola di Sumatra, in Indonesia – e nei giorni seguenti, altri attentati simili sono stati sventati per miracolo. A novembre, nella regione di Mindanao (estremo sud delle Filippine, a maggioranza musulmana) e’ stato assassinato padre Fausto Tentorio, del PIME (Pontificio Istituto Missionario Ecumenico); in questo caso pero’, la paternita’ dell’omicidio pare attribuibile alle mafie locali, infastidite dall’attivismo missionario del prete italiano e dalla sua opera in difesa del piu’ deboli.
Anche in Malesia, dove la maggior parte dei cristiani lavora e vive pacificamente insieme ai musulmani, diversi incidenti hanno incrementato le tensioni negli ultimi anni, in particolare gli attentati incendiari alle chiese nel 2010. Oggi invece la persecuzione anticristiana in questo paese sta assumendo le sembianze di una vera e propria strumentalizzazione elettorale.
Il disagio dovuto a questo clima di inimicizia religiosa lo si puo’ constatare nelle chiese stesse, in particolare durante questo periodo di festivita’ natalizie. Quando entriamo, i fedeli  dell’elegante e imponente cattedrale anglicana di Saint Mary, nella capitale Kuala Lumpur (una delle piu’ antiche chiese della Malesia), sono in ginocchio e stanno pregando a mani giunte. Nell’ambito del servizio dell’Avvento, si celebra un battesimo e dalle navate si levano una serie di inni tra I quali “Il bambino nella culla”. Ma come dicevamo il disagio e’ palpabile e la tensione ha incrinato la serenita’ dell’atmosfera natalizia per questi fedeli, surrettiziamente accusati di aver tentato di “cristianizzare” questo paese a maggioranza islamica convertendo dei musulmani, il che e’ illegale.
“E’ riprovevole che le autorita’ non abbiano intrapreso alcuna iniziativa rilevante contro chi fa queste accuse assurde”, ci dice il vescovo Jason Selvaraj al termine della cerimonia da lui officiata a Saint Mary. “Siamo stupefatti. Abbiamo la sensazione che non sia stata fatta giustizia. Non abbiamo fatto nulla di male”.
La costituzione malese garantisce la liberta’ di culto ma al tempo stesso designa l’Islam come religione ufficiale – I cittadini di etnia malese sono automaticamente considerati musulmani. Ma mentre i musulmani sono liberi di fare proselitismo, diversi stati della federazione malese hanno leggi che proibiscono ai membri di altre religioni di fare proselitismo nei confronti dei musulmani stessi. Nello stato di Selangor,ad esempio, le pene possono arrivare a un anno di prigione e una multa fino a 3000 euro. Mentre il Dipartimento per lo Sviluppo dell’Islam del governo centrale dice che ad oggi nessuno e’ stato mai formalmente accusato di aver tentato di convertire dei musulmani, recenti dichiarazioni da parte di politici musulmani e di gruppi che promuovono l’Islam hanno fatto si’ che parecchi cristiani (di fatto appena il nove per cento della popolazione) si sentissero vittimizzati. Molti sono convinti di essere usati come esche politiche per guadagnare consenso presso gli elettori musulmani in vista delle prossime elezioni generali, che probabilmente si terranno nel 2012.
“Penso che I cristiani in generale abbiano la sensazione che ci sia una specie di pogrom contro di loro in atto”, dice il reverendo Thomas Philips, prete siriano ortodosso e vicepresidente del Consiglio delle Chiese della Malesia, un organismo che rappresenta chiese protestanti e ortodosse.
L’ultimo round delle tensioni religiose aveva preso il via in agosto, quando dei dirigenti religiosi provenienti dal Selangor avevano violentemente interrotto una cena parrocchiale nei dintorni di Kuala Lumpur, sostenendo di essere stati informati su attivita’ di proselitismo dei parrocchiani nei confronti dei musulmani della zona. Sebbene il sultano del Selangor alla fine abbia decretato che non c’erano prove “sufficienti” per proseguire l’azione legale, i politici musulmani e i capi di Himpun (una nuova organizzazione dedita alla protezione dell’Islam) hanno insistito nella pretestuosa accusa: c’e’ un complotto da parte di certi partiti dell’opposizione e di certe organizzazioni cristiane per “cristianizzare” il paese.
Secondo un articolo del sito web Malaysian Insider il 29 novembre Ahmad Maslan, un viceministro appartenente all’Organizzazione Nazionale dei Malesi Uniti (UMNO), il partito dominante nella coalizione di governo, ha dichiarato che l’Islam sarebbe “perduto” se l’opposizione guadagnasse seggi alle prossime elezioni. “Dite addio all’Islam, perche’ essi sono agenti della cristianizzazione”, ha detto, riferendosi al Partito di Azione Democratica, membro dell’alleanza di opposizione. La coalizione di governo Barisan Nasional (Fronte Nazionale), che ha guidato ininterrottamente la Malesia sin dall’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1957, subi’ la sua piu’ grave sconfitta alle elezioni del 2008, quando perse per la prima volta la maggioranza parlamentare dei due terzi. Alcuni analisti dicono che l’UMNO sta cercando di giocare la carta della sensibilita’ religiosa per riconquistare l’appoggio dei musulmani malesi. Nel frattempo, Himpun sta pianificando una serie di comizi in tutto il paese per “salvare e proteggere” l’Islam. Il gruppo, che in ottobre ha tenuto un raduno a Kuala Lumpur con 5000 persone, si lamenta perche’ il governo non sta applicando le leggi che puniscono chi tenta di convertire I musulmani. “Se abbiamo una legge che non viene applicata, allora c’e’ una presa in giro da parte delle autorita’ religiose”, dice Mohammed Azmi Abdul Hamid, il presidente di Himpun.
I leader cristiani ovviamente negano di essere parte di un complotto per “cristianizzare” il paese. Dicono che le recenti prese di posizione sulla “cristianizzazione” da parte di membri dell’UMNO indicano che il partito sta cercando di convogliare il massimo di consenso tra i musulmani, sua tradizionale base elettorale, prima delle elezioni. “L’attuale clima e umore generale e’ piu’ politico che altro”, ha detto il reverendo Lawrence Andrew, direttore di The Herald, settimanale della chiesa cattolica di Kuala Lumpur. Ancora padre Philips, che e’ anche vicepresidente della consulta malese dei buddisti, cristiani, indu’, sikh e taoisti, ha detto di credere che l’UMNO sta cercando di autoritrarsi come il “salvatore dei musulmani”. “Stanno pensando che cio’ unira’ di nuovo I musulmani, ma io credo che nessun musulmano ci caschera’”, ha ribadito. “E’ una partita politica”.
Farish Ahmad Noor, professore di scienze politiche alla Nanyang Technological University di Singapore, e’ d’accordo. Mentre il primo ministro Najib Razak sta provando in tutti I modi di presentare la Malesia come una nazione musulmana moderata, ha aperto relazioni diplomatiche con il Vaticano (in un recente incontro ha rassicurato il Santo Padre dicendogli che i cattolici in Malesia vivono una buona vita), e ha lanciato la politica della “1Malesia” per promuovere l’unita’ nazionale e l’inclusione, Farish sostiene che I suoi sforzi vengono minati dai conservatori all’interno del suo partito che fanno appello all’Islam profondo. Questi elementi, afferma, minacciano di alienare le simpatie dei non-musulmani affiliati ad altri partiti della coalizione governativa, che comprendono l’Associazione dei Cinesi della Malesia e il Congresso degli Indiani della Malesia. “Tutto cio’ potrebbe rivelarsi controproducente a lungo termine”, continua Farish. “Se questa frazione dell’ Umno crede che questa sia l’unica maniera per assicurarsi il voto malese, devono capire che  la coalizione nel suo insieme deve assicurarsi i voti del maggior numero possibile di malesi, e cio’ include anche i cristiani”. Farish conclude affermando che  “mentre gruppi come Himpun si proclamano indipendenti, da parte dei malesi sono visti come un altro fronte della coalizione governativa”.
Ng Kam Weng, direttore del Centro Studi Kairos, think tank che approfondisce questioni correlate alla Cristianita’ Malese, afferma che il vero fine dei politici dell’Umno potrebbe anche essere quello di intimidire quei cristiani che sono diventati politicamente piu’ attivi e svolgono un ruolo piu’ importante nella societa’ civile. A suo dire le chiese stanno ben attente a non fare proselitismo presso I musulmani proprio perche’ cio’ potrebbe provocare una “reazione delle autorita’”. “Credo che se la comunita’ cristiana ha chiaro nella sua coscienza di aver mantenuto la propria integrita’ nel modo in cui mette in pratica la sua fede, suppongo possiamo affidarci a Dio in quanto Egli porra’ fine agli errori umani”, conclude Weng.
Il vescovo Selvaraj ci ha assicurato che le recenti polemiche non rovineranno le celebrazioni a Saint Mary nei giorni che portano all’Epifania. Ha commentato le accuse nelle sue prediche e ha esortato la congregazione – malesi di etnia cinese e indiana, africani, indonesiani ed europei – a pregare per la pace. Ha detto di essere stato incoraggiato da messaggi di solidarieta’ di amici musulmani. Ci ha congedato con una frase degna della sua carica: “La maggioranza dei musulmani sono brave persone”. Certamente, e se I seguaci delle religioni monoteiste conoscessero meglio le rispettive dottrine, capirebbero che sono molte di piu’ le similitudini che le differenze. I dogmi sono praticamente gli stessi, ma sono le strumentalizzazioni politiche, gli interessi economici e soprattutto le interpretazioni culturali capziose a creare I conflitti.