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Maruani

di Valerio Zecchini - 25/01/2012



Roma, commissariato di Porta Pia. In una notte di maggio del 1980, il professore di liceo Augusto Maranelli inizia una lunga deposizione, presentandosi come l'autore di un feroce assassinio. Sostiene di avere sparato a un giovane omosessuale e di averlo evirato con delle grosse forbici. Mentre parla davanti al commissario Ottavio Rossi, stringe tra le mani un diario: sulla prima pagina ha annotato una formula incomprensibile, “curcana bircani sarac”, che si rivela il filo rosso di una lunga e intricata vicenda di sesso, perversione e gelosia. Sullo sfondo, Roma assiste impassibile, popolata da ragazzi di vita, viveurs d'alto bordo e borgatari. Una trama ben congegnata, una scrittura precisa ed essenziale, una storia appassionante che cattura fin dalle prime pagine – e sono caratteristiche e qualita' che gia' conoscevamo dai tre precedenti romanzi di Di Maria.
L'io narrante di questo thriller, il commissario Rossi, e' caduto in disgrazia ma non ha smesso di credere alla sua carriera, e soprattutto non ha smesso di credere a quelle idee di ordine, disciplina, giustizia che sono il cardine e il punto fermo della sua vita. Tuttavia, a causa proprio della sua professione che lo porta ad aggirarsi nei meandri delle piu' abiette bassezze umane, queste convinzioni vacillano e sono continuamente assalite da dubbi e rovelli. E' una costante nei romanzi dell'autore marchigiano, quella dei servitori dello stato con un forte senso del dovere e una fede nel bene comune – protagonisti che gli somigliano tanto, visto che Di Maria ha trascorso piu' di vent'anni in servizio presso la presidenza del consiglio dei ministri e da sempre fa parte di organizzazioni patriottiche.
In “Maruani”(che in gergo e' il nome con cui vengono chiamati i prostituti che si vendono agli omosessuali), il commissario Rossi, di origini romagnole, percorrera' tutti i gironi infernali dei ragazzi di vita a cavallo degli anni settanta e ottanta. Accompagnato dal professor Maranelli si ritrovera' a vagare nel mondo a lui ignoto dell'omosessualita', che scopre vittima della violenza concreta e dell'ipocrisia di una societa' benpensante che pero' la notte perde il senso del pudore nei giardinetti di una Roma proibita. I crimini che hanno luogo nel romanzo gettano una luce sinistra sull'ambiente della borghesia romana, in cui vizi privati e pubbliche virtu' si confondono in intrighi e segreti che affondano le loro radici nei delitti (reali) Montesi, Pasolini e Casati-Stampa. Un ambiente che si presta molto bene ad essere descritto dalla scrittura tagliente e diretta di Di Maria, il quale mi ha detto al proposito: “Racconto una Roma che pochi sanno, una Roma nascosta, ma sotto gli occhi di tutti allora come oggi – e che proprio nel periodo tra gli anni settanta e ottanta subiva un grande cambiamento, di natura sociologica. I maruani, quei ragazzi di strada, di borgata, i marchettari che si prostituivano nei luoghi piu' bui e nascosti nei pressi della stazione Termini, in piazza Esedra o in quello stesso giardino dei Cinquecento da cui Pierpaolo Pasolini avrebbe preso la strada verso la morte, per la prima volta vennero coinvolti in una lunga serie di delitti efferati, diventando protagonisti delle pagine di cronaca nera come vittime ma anche, talvolta, come carnefici. Proprio a seguito del delitto Pasolini qualcosa infatti sembro' rompersi, e quella stessa comunita' omosessuale, fatta di gay, travestiti e prostituti che negli anni della dolce vita, fra i locali e le feste di via Veneto, era ricercata, adulata, e soprattutto rispettata, sembro' essere ricacciata nel volgere di un battito di ciglia nell'ombra della vergogna. Tutto da quel momento li' sarebbe cambiato, e per sempre”.
Il personaggio del professor Maranelli e' dunque l'incarnazione di una nostalgia:quella nostalgia, oggi piuttosto diffusa, per la comunita' gay per come era prima del '69, prima cioe' della storica rivolta di Stonewall a New York che inizio' quel processo di politicizzazione e di rivendicazionismo estremo che ancora oggi persiste – percorso che poi si concluse con il suo costituirsi in lobby in grado di fare dei ricatti.Un ambiente che prima era discreto e misterioso, se non furtivo e morboso, in grado pero' di generare da quella penombra geni assoluti come Oscar Wilde e Andy Warhol, Visconti e Pasolini, Mishima e Versace per citarne solo alcuni; nulla di paragonabile ai tristi, modesti, deboli personaggi come Grillini e Vattimo, rappresentanti odierni della “categoria”. Tra i poveri, generava solo degli emarginati, vittime dell'ingenuo pregiudizio dell'omosessualita' come diminuzione della virilita', mentre ne e' ovviamente un potenziamento. Un ambiente insomma il cui fascino e la cui forza riposavano su un'eterea, poetica ambiguita' che oggi pare perduta per sempre, soffocata dall'ingresso nella tanto agognata “normalita'”.