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Monti, l’uomo più importante d’Europa?

di Roberto Marchesi - 14/02/2012

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"The most important man in Europe”, questo è il titolo che il settimanale “Time” ha dato al suo articolo sulla visita del primo ministro italiano negli Usa (senza dedicargli però la copertina, come ha fatto per l’edizione europea). Sembra piuttosto esplicita la prudenza di riferirsi all’uomo (maschile), invece che al “personaggio”, per non urtare la suscettibilità di frau Merkel, che tuttavia è destinata comunque a dover cedere il passo, nelle grazie dei poteri forti d’oltreoceano, per via delle migliori “affinità elettive” di Monti, e della minore indipendenza operativa, rispetto al panzer in gonnella tedesco.
Il Time concede a Monti la qualifica di economista di peso: figlio di un banchiere, laureato a Yale, presidente della Bocconi, consulente di Goldman Sachs, ecc. e uomo tutto d’un pezzo: da responsabile europeo per la concorrenza è stato capace di mostrare i denti nientemeno che a Steve Ballmer, allora numero uno di Microsoft e a Jack Welch, allora numero uno di General Electric (la più grande conglomerata d’America). Poi per completare l’agiografico ritratto del nostro premier: “così diverso, serio e affidabile, rispetto al suo funanbolico predecessore!”, si azzarda persino a definirlo come un novello “Cesare” regnante su Roma nonostante la mancanza del mandato popolare. Ma poi riconosce che proprio grazie all’assenza del vincolo con l’elettorato può permettersi di portare avanti, e farsi approvare dal Parlamento, riforme che nessuna delle grandi coalizioni partitiche italiane sarebbe mai riuscita a far passare.
Naturalmente nemmeno il “Time” si prende la responsabilità di dire, penetrando i meandri contorti della politica italiana a loro solitamente indigesti, che i nostri partiti lo fanno prima di tutto nel loro stesso interesse, e non in quello della popolazione.
Infatti i grandi partiti che sostengono il governo Monti lasciano che sia Monti (se ci riesce) a cavare le castagne dal fuoco con le sue riforme “lacrime e sangue”, così tra un anno potranno presentarsi sostanzialmente liberi dalle responsabilità più amare, mentre le opposizioni, proprio dalla politica di severa austerity, traggono lo spunto per gli argomenti di protesta dai quali sperano di aumentare il proprio consenso alle prossime elezioni.
Ma è quando arriva a illustrare l’ampiezza e l’audacia delle riforme volute da Monti che “Time” scopre l’essenza dei suoi meriti, l’efficacia dei suoi risultati e il diritto a essere riconosciuto come uomo più importante d’Europa. I risultati parlano da soli: in soli tre mesi il suo governo è riuscito a fare ciò che non erano riusciti a fare tutti gli altri governi negli ultimi vent’anni (dice il Time, ma non dice ovviamente che nessuno dei governi precedenti ha mai nemmeno tentato di fare tutte queste riforme, specialmente tutte assieme).
Tali risultati hanno consentito al governo italiano di fermare l’ondata speculativa contro il debito sovrano italiano, che altrimenti avrebbe travolto non solo l’Italia ma l’intera Europa.
E qui, ricordando il famigerato “too big to fail”, usato per salvare le grandi banche Usa dal fallimento, ci scherza quasi sopra e dice che l’Italia è “too big to fail but also to big to save” cioè troppo grande per lasciarla fallire ma anche troppo grande per poterla salvare (con iniezioni di denaro). Quindi l’Italia deve farcela da sola, e Monti sta somministrando le medicine adeguate.
Ma questa “fotografia” della situazione, fatta dal Time, spiega veramente tutto quello che c’è da sapere sulla crisi e sulle speranze affidate al gabinetto Monti?
Nella forma l’articolo è corretto, dato che tutti gli episodi, i personaggi e le cifre sono riscontrabili in modo puntuale. Nella sostanza, invece, l’articolo può essere condiviso solo se visto sotto il profilo degli interessi americani. Gli interessi europei, e quelli italiani in particolare dato che proprio noi siamo nell’epicentro del terremoto, sono diversi.
L’interesse americano a tenere in piedi l’Europa dei debiti è evidente. Sul piano politico, essendo questo l’anno delle elezioni presidenziali, nessuno dei due grandi partiti in gara per la Casa Bianca può augurarsi il disfacimento della Comunità Europea, dato che scatenerebbe una nuova crisi economica globale che sposterebbe l’attenzione dell’elettorato dai soliti più agevoli temi di politica interna. Sul piano economico e finanziario l’eventuale sfascio dell’Unione Europea e l’abbandono dell’euro come moneta comune avrebbero in America effetti molto negativi perché la necessità di rinegoziare il debito con alcuni degli Stati più indebitati, oltre a far perdere una molto remunerativa fonte di guadagno, metterebbe le maggiori banche, che su quei titoli hanno speculato a piene mani, in grosse difficoltà nell’assorbimento contabile delle relative perdite, e forse al fallimento se non aiutate di nuovo dai contributi statali, che però, a così breve distanza dai precedenti, verrebbero difficilmente erogati dato che sarebbero visti molto male dalla popolazione.
Verrebbe meno anche l’attuale disegno della grande speculazione di cancellare rapidamente dalla faccia della terra il terribile “esempio” di interi popoli che possono affidarsi allo Stato, invece che alla Borsa, per i propri bisogni legati alla Sanità e alla Previdenza.
Cancellando il “welfare” europeo gli americani prendono infatti i classici “due piccioni con una fava”. Da un lato si tolgono dai piedi un sistema concorrente che, pur con tutti i difetti che contiene, continua a dare alle popolazioni risultati nettamente migliori di quelli che arrivano dai sistemi affidati al libero mercato. Dall’altro lato, con la graduale “privatizzazione” di questi sistemi in tutta Europa, aprono alla grande finanza speculativa un mercato immenso e redditizio.
Ecco quindi che, si, per loro Monti è effettivamente in questo momento l’uomo più importante d’Europa. Il suo successo fermerebbe lo sgretolamento dell’Europa comune (che nemmeno loro, come abbiamo visto, hanno interesse ad avere) ma spalancherebbe la porta, stavolta non solo come “capitali” ma anche come “sistema”, al capitalismo americano più radicale.
Ci sono altri modi per “salvare” l’Europa, e per attuarli c’è un solo modo possibile: alle prossime elezioni (in tutta Europa, non solo in Italia) mandare a casa questi politici e questi tecnocrati, e dare col voto il potere a politici e a partiti che mettono gli interessi della gente davanti a quelli della remunerazione dei capitali.