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Album di un secolo

di Marco Iacona - 06/03/2012

Fonte: scandalizzareeundiritto

Album di un secolo
Icone di un Novecento postideologico

 

 

iacona_album   Questo volume è il racconto di un Novecento postideologico, di un secolo senza nemici né alleati, imprevedibile, aperto come un film di Woody Allen. Un secolo nel quale bellezza, arte, indagine e solidarietà non hanno colori politici. Non un Novecento ordinato sugli eventi o sui punti di vista di parte, ma su alcuni profili esemplari. Le piccole-grandi biografie dei nuovi maestri e delle icone di un secolo né a destra né a sinistra. Trasgressivo, ma a suo modo. Un Novecento insolito, come il secolo cantato da Giorgio Gaber, nel quale si ride per le assurde divisioni fra destra e sinistra; un secolo che apre definitivamente all'indistinto, all'informale, che accosta la cultura alta (l'indagine sociologica, l'arte figurativa o il trattato filosofico) a quella bassa e che raccoglie le fenomenologie del moderno senza alcun pregiudizio. Un secolo senza determinismi o regressioni metafisiche, un secolo pronto a far proprio ogni azzardo, ad accogliere (criticamente) ma non a discriminare.

  DAL TESTO – “La via della solitudine lambisce gli intellettuali del mio tempo. Si può essere soli per volontà propria o altrui. Naturalmente, l'una e l'altra condizione non sono mai rigide, perché il pianeta che abitiamo non è a camere stagne e ogni azione è il risultato di ambizioni diverse. Il Novecento è anche il secolo dei grandi solitari, dei ribelli che non amano le piazze e un po' snob, dei malpensanti, dei bestemmiatori cortesi e premurosi, degli umili senza-dio e dei peccatori in marsina.
  “Il secolo che nasce con Nietzsche con la ragione non ci va a nozze, e preferisce accoppiarsi al male di vivere, alle esagerazioni e alle esasperazioni. Fra la vita e la morte il mondo si apre, insomma, a qualsiasi esperienza, che non è ricerca ma è lasciarsi andare, protagonismo che fa a meno dell'etica dei filosofi del Settecento e del pensiero ordinato di quelli dell'Ottocento. Nel XX secolo, la politica può essere ancora ragione di vita, ma essa è compagna di un ego impazzito che fugge per i quattro angoli del mondo alla ricerca di spazi e mestieri nuovi. Il Novecento non ha un prima o un dopo, non ha un vecchio o un nuovo. Non riesce a classificare un meglio e un peggio, né ovviamente, se si abbandona la demagogia, una destra e una sinistra; il Novecento è il secolo degli individui che si raccontano, come Ernst Jünger, delle casualità, delle vigorose incertezze e del dominio inarrestabile della tecnica, il secolo della fuga e di chi ambisce al niente (o alla conquista del niente); al più il secolo di chi tenta di gestire (o descrivere) il caos e non di guarirne il mondo. Gli esempi degli ultimi cento anni, visitabili da non poche aperture, sono tanti.”

Marco Iacona, dottore di ricerca in Pensiero politico e istituzioni nelle società mediterranee, giornalista pubblicista e studioso del Novecento, collabora al bimestrale «Nuova storia contemporanea». Firma di punta di quotidiani e periodici, ha curato saggi per le edizioni di Ar, il Cerchio e Mediterranee. Nel 2008 ha pubblicato 1968. Le origini della contestazione globale (Solfanelli), finalista al premio Siderno (2009) e vincitore «premio selezione» del premio letterario internazionale Arché di Anguillara Sabazia (2010). Ancora nel 2008 Il maestro della Tradizione. Dialoghi su Julius Evola (Controcorrente) e nel 2009 La politica coloniale del regno d'Italia. 1882-1922 (Solfanelli).