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L'ombra del ricatto. Se gli angloamericani non si accontentano

di Carlo Bonney - 03/09/2012


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Sono iniziate le grandi manovre di autunno .Con una stupefacente  coincidenza sono apparse sulla stampa le rivelazioni dell’ex –ambasciatore USA in Italia, Bartholomew, sulle pesanti ingerenze americane nel golpe del 1992 denominato “mani pulite” e  le intercettazioni telefoniche tra Napolitano e Mancino che gettano pesanti ombre sull’attività  istituzionale del Presidente della Repubblica.

Tralasciamo, per un momento, il solito ritornello scalfariano del “non ci sto” con il quale tutte le vestali della Costituzione dal 1946 cercano di coprire le nefandezze repubblicane e andiamo dritti al punto. Chi  si cela dietro queste “fughe di notizie”? Chi è che ha interesse adesso a tirare fuori la verità su quanto accadde in Italia nel 1992-1993 e sulla trattativa Stato-Mafia che tanto inquieta il Colle?

E’ tanto azzardato ipotizzare che certi ambienti americani oggi abbiano interesse a sputtanare chi li ha serviti sinora con estatico furore? E’ cosi’ strano pensare che quanto detto da Bartholomew e confermato da un altro funzionario USA, il Console americano a Milano, non sia il frutto di tardiva resipiscenza senile, ma quello di una ben congegnata strategia tesa a conseguire un rimescolamento delle pedine in Italia?

Oggi l’Italia come nel 1992 è una pedina fondamentale nel gioco al massacro contro l’Euro e contro la Germania e sinora il Governo Monti ha svolto egregiamente il lavoro su entrambi i fronti, ma forse non abbastanza per chi vorrebbe un’accelerazione dei tempi tecnici e risultati immediati.

Chi oggi serve domani può non essere più utile oppure si può anche ipotizzare che per alcuni ambienti, sempre quelli del 1992, il “tanto peggio ,tanto meglio” possa ingenerare un caos dal quale si potranno ricavare due effetti: una disintegrazione dell’apparato istituzionale con generale indebolimento del Paese, il che consentirebbe un rapido ed efficace attacco speculativo risolutore contro l’area Euro e un nuovo cambio della classe politica italiana, evidentemente ritenuta non più all’altezza della situazione.

In effetti, il Governicchio tecnico, in questi mesi oltre a riempire di tasse gli italiani ed emanare provvedimenti inutili e contorti, non ha soddisfatto le attese di chi, avendolo posto alla tolda della nave, si aspettava una maggiore forza contrattuale dirompente nei confronti della cancelliera Merkel, magari con la sponda del francese Hollande, che sembra  invece aver assunto una posizione di attesa.

Forse è cresciuta l’irritazione verso il solito tergiversare italico  che non si adatta alla mentalità anglosassone di chi li manovra ed allora si è deciso di rompere gli indugi e di aprire i cassetti tenuti troppo tempo chiusi.

Dal Quirinale è singolare, ma non troppo, che si sia subito adoperata la parola “ricatto”e non altre, quasi a far intendere chiaramente di cosa si tratta e cioè di ricatto bello e buono, verso chi comunque dal 1946 di cose interessanti ne avrebbe a iosa da raccontare, avendo frequentato con pari solerzia sia Mosca che Washington.

Chi pensava di manovrare e di far cosa gradita  ai pupari, si ritrova adesso nella spiacevole situazione di dover ammettere l’esistenza di un ricatto, del quale il popolo italiano, non conosce e forse non conoscerà mai, i contorni e le circostanze, come avvenne con Scalfaro nel 1992.

Ma come avvenne nel 1992 è facile preconizzare che o la barca si rimette sulla rotta prestabilita dai pupari oppure si potrebbe rovesciare su  di un fianco, come la Costa Concordia, ed è altrettanto facile prevedere che di Schettini sulle scialuppe di salvataggio a quel punto ne vedremo parecchi e sulla tolda sfilerà un nuovo comandante ed un nuovo equipaggio più adatto alla bisogna.