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Intrighi e complotti nell'Italia del deperimento

di Gianni Petrosillo - 04/09/2012


 

Fanno un po’ tenerezza ed un po’ rabbia, a seconda della buona fede o della cattiva fama, quei commentatori che, di fronte ad un intrigo ormai emerso nei suoi contorni più netti, negano il complotto utilizzando le loro credenze democratiche e la loro fiducia nelle istituzioni come riti apotropaici per scacciare dalla loro mente la vera natura del potere.

Poi, per soprammercato, costoro, vittime del loro candore spirituale o complici dell’inganno temporale, stigmatizzano, con le labbra storte o irridenti, quei matti con manie persecutorie che scorgono ombre dappertutto. Allora, l’umanità è pazza da molto prima della congiura dei Pazzi, essendo la sua storia tutto un susseguirsi di trame e di brame, dall’antica Grecia alla grande Roma, dall’Italia rinascimentale, velenosa e prospera, fino ai giorni nostri, canaglieschi e decadenti. La pace, la tranquillità, la calma sociale, vieppiù scosse dalla crisi, ed il chiacchiericcio odierno sui sempiterni valori della civiltà globale e della modernità morale sono soltanto una facciata della luna, mentre sull’altra, non visti, s’aggirano instancabili Riccardo III ed il padre di Amleto:

Shakespeare, Riccardo III :

“Ora l’inverno del nostro scontento è reso estate gloriosa da questo sole di York, e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo dell’oceano. Ora le nostre fonti sono cinte di ghirlande di vittoria, le nostre armi malconce appese come trofei, le nostre aspre sortite mutati in lieti incontri, le nostre marce tremende in misure deliziose di danza. La guerra dal volto grifagno ha spianato la fronte corrugata, e ora, invece di montare destrieri corazzati per atterrire le anime di nemici impauriti ,saltella agilmente nella camera di una signora al suono seducente di un liuto. ma io che non fui fatto per tali svaghi , ne fatto per corteggiare uno specchio amoroso; io che sono di stampo rozzo e manco della maestà d’amore con la quale pavoneggiarmi davanti a una frivola ninfa ancheggiante, io sono privo di ogni bella proporzione, frodato nei lineamenti dalla natura ingannatrice, deforme, incompiuto, spedito prima del tempo in questo mondo che respira, finito a metà, e questa così storpia e brutta che i cani mi abbaiano quando zoppicò accanto a loro, ebbene io ,in questo fiacco e flautato tempo di pace, non ho altro piacere con cui passare il tempo se non quello di spiare la mai ombra nel sole e commentare la mia deformità. Perciò non potendo fare l’amante per occupare questi giorni belli ed eloquenti, sono deciso a dimostrarmi una canaglia e a odiare gli oziosi piaceri dei nostri tempi. Ho teso trappole, ho scritto prologhi infidi con profezie da ubriachi, libelli e sogni per spingere mio fratello clarence e il rea odiarsi l’uno contro l’altro mortalmente; e se re Edoardo è giusto e onesto quanto io sono astuto falso e traditore, oggi Clarence dovrebbe essere imprigionato grazie a una profezia che dice che g. sarà l’assassino degli eredi di Edoardo. Tuffatevi pensieri intorno alla mia anima, ecco Clarence”.

Shakespeare, Amleto

“…ti trovo pronto, se le mie parole non ti turbassero, saresti certo più insensibile dell’erba grassa che imputridisce pigramente sulle rive dell’Ete. Adesso stammi a sentire, Amleto. è stato detto che un serpente mi ha morso mentre dormivo in giardino. Così l’intera Danimarca viene recentemente ingannata, riguardo alla mia morte, attraverso voci messe in giro a bella posta. Ma sappilo, nobile giovane: il serpente che morse tuo padre, togliendoli la vita, ora ne porta la corona sul capo”.

Purtroppo nella terra di Macchiavelli, divenuta il retrobottega degli Usa, non sono rimasti né leoni e né volpi a tentare la fortuna, a difendere il suolo patrio dall’invasore, ma unicamente iene affamate dei tesori di Stato, asini politici che mordono la carota, temendo di essere percossi dal bastone del padrone continentale, e tanti struzzi mediatici che nascondono la testa per non fare i conti con la storia.

Da anni andiamo ripetendo che Tangentopoli fu un colpo di mano, un golpe di Palazzo, avviato dalla magistratura con la complicità di una parte della classe dirigente italiana e con l’asseverazione di pezzi dello Stato (e dell’erroneamente soprannominato anti-Stato, mafia o massoneria che sia), tutti guidati, nella concretizzazione di questo truce disegno, da una manina straniera. L’umanità in fondo, da quelle ere ad ora, non è cambiata tanto e continua a brigare per primeggiare, per dominare, per comandare, per gestire il potere. Quello che è mutato, semmai, è il contorno ideologico molto più ipocrita che in passato quando certe ubbie dirttocivilistiche e umanitarie non avevano ancora attecchito e la brutalità del dominio si manifestava senza preoccuparsi troppo del suo volto tremendo e mortale.

Adesso, l’ignobile destabilizzazione, verificatasi negli anni ’90, viene inesorabilmente a galla, nelle parole di quanti, scampati ai suicidi o agli infarti fulminanti, furono abbattuti o colpiti dalla mannaia giustizialista e nei continui tentativi di depistaggio, mai placatisi, messi in atto da quegli apparati e corpi politici che idearono ed eseguirono la cospirazione, a causa della quale l’Italia è divenuta un bordello in preda agli altrui istinti geopolitici.

Per questo l’élite politica dello Stivale è sotto ricatto, costretta ad eseguire gli ordini provenienti da oltre confine, essendo stata creata e portata in alto da chi, ieri come oggi, la tiene per i coglioni, conoscendone i segreti e i tradimenti perpetrati ai danni del popolo italiano.

Ma i giorni in cui veleggiavano indisturbati i moralisti e i manettari di ogni risma, soprattutto di sinistra, e le interpretazioni non conformiste e politically uncorrect venivano subito silenziate e bollate come deliranti, potrebbero essere giunti al termine. La Storia, come il diavolo, fa le pentole con coperchi a tenuta variabile. Ad un certo punto qualche chiusura salta e la verità, non tutta per carità (spesso unicamente quella che serve a chi la sta nuovamente manipolando per altri obiettivi), schiuma fuori dal recipiente per lavare il fango da qualche nome, trascinandolo su altri nominativi apparsi impropriamente lindi in epoca precedente. Quest’ultimi si autonominavano Padri della patria essendo al più figliocci di Washington o proprio figli di panzana.

Allorché ragionavamo solitariamente su queste tesi, non accettate dai nostri contemporanei, zeloti e zelanti, tutti casa liberale, chiusa ideologica identitaria e galera (per i nemici di partito), venivamo accusati di delirio. Delle due l’una, o il delirio è la più alta forma d’intelletto oppure questa è l’accusa lanciata verso chi solitamente pensa non conformisticamente, cioè contro quelli che per scrutare il potere in fondo al suo sguardo dai mille occhi e dai tanti volti, senza esserne pietrificati, si dotano di lenti teoriche adeguate. Adesso che i retroscena emersi nei racconti di molti protagonisti di quella fase (ambasciatori americani, ex ministri e parlamentari, sovvenzionatori di partito, capitani d’industria ecc. ecc.) confermano per filo e per segno le nostre ipotesi le quali, seppur carenti per mancanza d’informazioni dirette, avevano comunque colto nel segno, come la mettiamo? I padrini delle istituzioni e della Costituzione continueranno a mentire finché potranno, ovvero fino a quando non saranno spazzati via dagli eventi che verranno. Sembra che i vecchi padroni li stiano già scaricando, per questo s’infittiscono i particolari di quelle vicende trascorse e seppellite frettolosamente sotto una coltre di approssimazioni e falsità. E’ in atto una guerra tra prepotenti che vogliono falcidiare la nazione in un clima interno pestilenziale. C’è da scommetterci che voleranno ancora tanti stracci.