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Hamas e l'attacco alla Siria

di Fernando Rossi - 04/10/2012

Fonte: testelibere


Dopo l'assassinio di Vittorio Arrigoni da parte dei salafiti operanti a Gaza (non so se sia stato l'unico "avvertimento"), erano cominciati segnali di smottamento verso nuove alleanze “strategiche” con Qatar, Arabia Saudita ed Emirati. Per me, che vedo negli abitanti di Gaza e nel loro martirio la maggior vergogna politica, culturale ed umanitaria del cosiddetto Occidente e che ho conosciuto ed apprezzato sia Mesha’al, il presidente dell’Ufficio politico di Hamas, che Haniyah, il capo del governo palestinese, ognuno di quei micro-spostamenti è stato fonte di malessere e preoccupazione. In un convegno a Milano confutai persino il prof. Carlo Remeny, che aveva già collocato Hamas nell’orbita USraeliana. Purtroppo, per la Palestina, per il mondo arabo e per tutto l’Islam, con la nota che sotto riporto, relativa alle dichiarazioni di Mesha’al, durante l’incontro con Erdogan a Istanbul, cadono i dubbi e la speranza che si trattasse di equivoci e forzature saudite. Ora il mosaico si completa e diviene, drammaticamente, più chiaro (1). Con l’avvenuta concentrazione di potere nelle mani della grande finanza globalizzatrice (il “caso” può ora incidere e determinare solo avvenimenti e fatti secondari) occorre quindi basare la riflessione su quanto conosciamo dei progetti e strategie messe a punto dai pensatori, alla Kissinger e Brzezinski, che indirizzano CFR, Bilderberg, Trilaterale e le altre istituzioni private e segrete (loro le chiamano più elegantemente “a porte chiuse”) attraverso le quali le grandi famiglie della finanza mondiale ci governano (solo chi vuole restare in ipnosi, può ancor credere che governi e parlamenti nazionali, siano luoghi in cui i paesi già globalizzati possano ancora esprimere una loro sovranità) . Con il raggiungimento dell’obiettivo di far implodere l’Urss, sono passati allo sviluppo della teoria della globalizzazione, la cui attuazione ha bisogno di reprimere e annullare le resistenze politiche, economiche, culturali e religiose. Lo shock dell’esplosione delle due (tre) torri, con le migliaia di morti che comportò fu un efficacissimo strumento di comunicazione e persuasione di massa, facendo diventare l’attacco al mondo islamico una necessità di Nuovo Ordine Mondiale, di lotta al terrorismo e di approvvigionamento energetico “per i popoli democratici” e civili. Ma l’occupazione dell’Iraq e dell’Afghanistan si sono rivelate molto più difficili del previsto sia sul piano militare sia economico e culturale, ed è subito emersa la necessità di trovare una via d’uscita, anzi, molteplici vie d’uscita, da quelle situazioni. Fu quindi deciso: di spogliare i paesi delle loro ricchezze, passandole ai Trust e alle Corporation USraeliane, giapponesi, australiane, canadesi, ecc.; di insediare e fidelizzare con la corruzione e la soggezione una sorta di proconsoli dotati di media, esercito e polizia propria (morissero loro invece dei giovani americani e/o paesi sotto il controllo USraeliano, in modo da bypassare la sindrome Vietnam); il nascere di partiti fintamente contrapposti , da loro finanziati ed eterodiretti. Questa variante tattica fu inaugurata con la collocazione di una bomba che fece una strage in una moschea sciita, lasciando rivendicazioni/tracce e diffondendo notizie che indicavano i sunniti come autori, e il giorno dopo, “per vendetta”, fu fatto il contrario. Tutti coloro che sono un po’ informati sulle attività di CIA e Mossad, sanno che la ormai famosa al-Qaeda, quella di Bin Laden, è una loro invenzione, ma non tutti sanno che i regimi di Arabia Saudita, Qatar, Bahrein ed Emirati, oltre ad essere quanto di più lontano possa esservi da valori e principi democratici, sono anch’essi “invenzioni” e strumenti mantenuti in piedi, armati e guidati da USraele, Inghilterra e Francia, che si avvalgono dei servizi segreti e delle bande armate salafite per le operazioni un tempo affidate solo alla criminalità organizzata o a propri “007”; mentre alle famiglie reali ed alle camarille di palazzo sono lasciate delle accise sul petrolio e l’autorizzazione/libertà di saccheggiare e tener soggiogato il loro popolo. A questi paesi, al fine di passare dalla soluzione tattica afghano-irachena ad una fase strategica è stato assegnato il ruolo di finanziare e coordinare un allargamento e una fase di recrudescenza, non solo teorica, della divisione tra sciiti e sunniti, i due maggiori rami, o scuole di pensiero religioso, dell’Islam. In Libia ha debuttato la nuova strategia USraeliana (2), imposta anche agli Stati della Nato, ora replicata per la Siria. Non so se già allargata o allargabile a SEATO e alle altre quattro alleanze militari Usa dell’Asia e del Pacifico (considerato “lago” americano). Le forze armate USraeliane e Nato non entrano nello Stato da occupare /eliminare (preventivamente definito “canaglia”, soprattutto se dotato di propria moneta di proprietà statale), ma si comincia a minarli dall’interno, con l’attività dei servizi propri e degli stati arabi e Nato più affidabili (quelli italiani furono esclusi poiché eravamo legati da ottimi accordi economici e militari con Gheddafi ed il nostro tradimento non era ancora avvenuto, ma poi ci rifacemmo con il record dei bombardamenti e dei libici uccisi), che attivano i propri infiltrati nei gruppi e movimenti politici, economici e religiosi, critici con il Governo, utilizzando anche Internet e l’attività dei movimenti controllati dai grandi centri “culturali” creati da Soros, e dai vari Rothschild, Rockefeller, ecc… (3). Ottenuti i primi incidenti e realizzati i primi attentati terroristici, e mentre le spie che diventano a rischio vengono portate fuori e vanno a costituire i nuclei maggioritari dei comitati dei ribelli “pret à porter”, con sede a Parigi, Londra e Roma, con funzioni di Governo provvisorio in Esilio, entra in finzione la macchina mediatica che presenta al mondo la “repressione” e la “violazione dei diritti umani” , immagini elaborate a Riad (da Al Jazeera) o direttamente a Hollywood o Tel Aviv (come si è poi appreso), mentre i testi dei comunicati su quanto avviene in Libia e sui “crimini del regime”, nonché i comunicati degli insorti, sono elaborati dai servizi e diffusi dall’Aspen Institute. Le operazioni militari e terroristiche sul terreno sono interamente delegate a gruppi locali, uniti da fede religiosa non sciita, armati, addestrati, finanziati e integrati da mercenari provenienti da altri stati arabi, alleatisi con USraele; dopo la conquista di una testa di ponte vengono dotati di missili e armi pesanti dai paesi Nato e dai paesi arabi filo-usraeliani accompagnate da ufficiali capaci di manovrarle, forniti dai rispettivi eserciti e/o dalle industrie belliche. La questione principale da porsi non è come possano dei leader arabi allearsi con USraele, visto che ciò non è cosa recente e che il loro personale tornaconto è scandalosamente acclarato; ma piuttosto come fanno persone che dichiarano la loro fede in Allah, che impone la ricerca della giustizia e della verità per avvicinarsi alla perfezione di chi li ha creati a sua immagine e somiglianza, a uccidere altri musulmani su ordine dei seguaci del dio denaro propugnatori dell’ingiustizia e della menzogna? Il brivido alla schiena mi viene ascoltando le argomentazioni degli amici sunniti (e nelle lotte per la libertà di Gaza e della Palestina né ho avuti tanti sia in Cisgiordania, che a Gaza , Italia, Grecia, Inghilterra, ecc.), contattati durante la preparazione delle manifestazioni contro la guerra alla Siria e all’Iran. Brutalmente, il concetto instillato loro da qualche sciagurato capo religioso sunnita (che farebbe inorridire il Gran Mufti –sunnita- libanese, Mohammad Rashid che invece predica l’unità degli islamici e la collaborazione con le altre religioni, compresa quella ebraica), dagli strateghi e dai mezzi di comunicazione gestiti dai grandi finanzieri USraeliani e delle ricche dittature del Golfo, è che il loro nemico sono tutti gli sciiti e che, questa fase storica, è la giusta occasione per liberarsi di loro. Alle mie scandalizzate confutazioni mi son sentito rispondere che la loro anima non è turbata dalla alleanza con il diavolo USraeliano, poiché questa serve solo per sconfiggere gli sciiti, poi , in un secondo tempo, si rivolteranno contro il diavolo e con la forza dell’Islam unificato sotto la loro guida, faranno fuori il diavolo. Ma la delusione più grande è stata quella di dover prendere atto della mutazione di Hamas. Perché Hamas, spinto dalla Organizzazione dei Fratelli Musulmani, entra nei ranghi militari e politici dei Sauditi, del Qatar, della NATO e del capo dei diavoli, USraele , che hanno inventato Al Qaeda usandolo per colpire l’Islam? Penso che nella decisione di Hamas, che personalmente ritengo disastrosa, un ruolo importante possa averlo giocato il fatto che una più stretta alleanza con i Fratelli Musulmani, ora al governo in Egitto, e con Qatar, Arabia Saudita e Emirati, potrà garantire la rottura dell’assedio per il milione e mezzo di persone rinchiuse a Gaza, anche se finora la vittoria elettorale della Fratellanza musulmana in Egitto non ha modificato la condizione di soffocamento della Striscia di Gaza. Non arrivo a giustificare la scelta, tanto più che Siria e Iran e Libano attraverso Hezbollah hanno fatto miracoli per aiutare Gaza, ma non posso ignorare come la prima preoccupazione di un governo possa essere quella di risolvere le necessità del suo popolo. Qualora poi ci si trovi di fronte a mistificazioni strategiche di utilizzare una alleanza con USraele & complici, per essere aiutati ad ottenere la supremazia su scuole di pensiero religioso di fratelli in fede e ad assumere il governo di tutti i paesi arabo-islamici (o di ciò che ne resterà), per poi, da posizioni di maggior forza, combatterli e liberarsi di loro, non so come si possa – anche di fronte agli sviluppi della situazione libica - evitare di ritenerle folli. I programmi CFR, Bilderberg, Trilaterale, ecc., sono da anni in attuazione, e vengono continuamente confermati e rafforzati nei loro obiettivi. Non è certo un mistero che l’Islam, i paesi che non vogliono globalizzarsi e sottomettersi al dio denaro, così come le loro culture e i loro usi, costumi e tradizioni religiose, sono nemici da abbattere e/o soggiogare. Ogni stato, ogni popolo, ogni essere umano, che viene da loro attaccato, mentre difende la propria sovranità difende anche quella di tutte le persone, Stati e religioni che non intendono sottomettervisi. Per questo occorre difendere la sovranità del popolo siriano, che deve restare libero di decidere il proprio futuro. (1) http://www.infopal.it/meshaal-accogliamo-con-favore-la-rivoluzione-popol... (2) http://www.globalresearch.ca/new-military-doctrine-america-is-looking-fo... (3) http://www.agerecontra.it/public/press/?p=13778