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Sul premio Nobel all’Unione Europea

di Aldo Giannuli - 17/10/2012


Tre anni fa venne assegnato ad Obama un premio Nobel per la pace, non per quel che aveva fatto, ma per quel che avrebbe fatto: un Nobel alle intenzioni. Oggi il prestigioso premio è assegnato alla Ue, per il suo ruolo di pace: un Nobel alla Memoria. Non ci vuol molto a capire che si tratta di un pietoso puntello ad una istituzione che traballa assai e che, se pure sopravvivesse, non si capisce che ruolo potrebbe avere e, di conseguenza che futuro. Se oggi facessimo un referendum in tutti i paesi membri sulla prosecuzione della Ue i Si al suo scioglimento sarebbero una valanga (e badate che sarei fortemente tentato di votare No o al massimo di astenermi: dunque, non lo dico con compiacimento). La Reale Accademia Svedese ha sempre fatto operazioni politiche con il suo premio, questo è fuori discussione: in qualche caso condivisibili (ad esempio il Nobel per la pace a Desmond Tutu) altre un po’ meno (vi ricordate il Nobel per la Pace a “mezzadria” fra Kiessinger e Le Duc Tho?).
Ma questo è legittimo e, d’altra parte, un premio per la Pace non può che essere un premio politico (anche se, poi, la politica si è fatta anche con quelli per la letteratura –vedi Churchill-, per non dire della serie indecente dei premiati per l’Economia; premio istituito nel 1968 solo per tirare la volata ai neo classici). Però da un po’ di anni le operazioni si sono fatte un po’ troppo scoperte sino a sfociare nel ridicolo del premio “a futura memoria” ad Obama (che ha continuato tutte le guerre di Bush, per cui non si capisce perché non sia stato insignito il suo predecessore. Un’ingiustizia!).

Con questo alla Ue passiamo dal ridicolo all’imbarazzante. La Reale Accademia può premiare chi vuole, anche i cammelli trapassati, nessun problema su questo, e può anche inventarsi che i cammelli parlano esperanto, ma, insomma, esageuruma nen!. La motivazione premia la Ue per aver scongiurato il pericolo della guerra in Europa per 60 anni. Questo è un limpido caso di “abuso della storia”.

Per almeno 46 anni (1945-1991) la guerra in Europa non c’è stata solo perché Usa ed Urss hanno deciso in questo senso e gli Europei avevano voce in capitolo come il due di coppe quando la briscola è bastoni. Per cui lascerei perdere. Poi, finito il bipolarismo, ci sono subito state le guerre inter jugoslave nelle quali la Ue non ha contato nulla, anzi quel po’ che poteva fare per sfasciare la federazione lo aveva fatto gestendo la partita del debito pubblico Jugoslavo. In quella occasione la Ue avrebbe potuto assumere su di sé il compiti di gestire la crisi, ma permise che la cosa fosse presa in mano dagli Usa. Ve l’immaginate se si sfasciasse il Messico o il Canada e la Ue pretendesse di guidare lei una crisi del genere? Pensate che gli Usa lo permetterebbero?

Dopo sono venute le guerre (pardon: le operazioni di polizia internazionale) nel Golfo Persico, in Somalia, in Kosovo, in Afghanistan e regolarmente la Ue, in quanto tale, non è esistita ed i singoli componenti sono andati in ordine sparso, in maggioranza prendendo ordini dagli Usa, che tutto facevano, meno che evitare guerre.

Della crisi iraniana non stiamo nemmeno a dire. Unica occasione in cui alcuni paesi europei hanno avuto una posizione di primo piano è stata la guerra di Libia. Personalmente ritenevo e ritengo che, nonostante tutti gli orrori che abbiamo ben presenti, quell’intervento andasse fatto, ma, insomma, non mi pare di poterlo chiamare pace! A chiamare le cose con il loro nome è stata una guerra. Ed allora, mi volete spiegare il premio a che cosa è stato dato?

Ma prima di tutto, a chi è stato dato? Ad una ameba priva di qualsiasi consistenza politica. Prova ne sia che già stanno litigando su chi deve ritirare il premio: il presidente del Parlamento? Quello della Commissione? Mister Pesc? Si parla persino di 27 bambini, uno per paese membro: per cortesia evitiamo di coinvolgere l’infanzia in vicende porno come questa.