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Totalitarismo mediatico. Così ci sequestrano il futuro

di Luigi & Maufil - 14/11/2012



Si sa. Sabato hanno invaso la storica piazza del Popolo, a Roma, per ballare sulle note del tormentone del rapper sudcoreano Psy. L’iniziativa, propagandata sul social network Facebook, serviva a entrare nella storia dei flash-mob. Un altro termine demente che definisce una demenza di massa.
Finché ci saranno individui simili, mentalmente degradati, i Monti e i loro padroni potranno godere di ottima salute.
Un tempo i popoli si riunivano nelle piazze per decidere del loro destino, o per protestare contro chi, quel destino, aveva sequestrato. Si ritrovavano nelle piazze per festeggiare i trionfi o per piangere le sconfitte.
Oggi, si fanno i flash-mob...
Missione compiuta, il nulla avanza incontrastato.
Il totalitarismo moderno non controlla la società attraverso la violenza, ma con i divertimenti, con la droga mediatica.
Sono quelli che da bambini piangevano perchè tutti i compagni delle elementari avevano le scarpe della Nike o dell’Adidas e loro no; quelli che a scuola, complici gli insegnanti, facevano i loro comodi e poi, a casa, passavano ore ed ore a vedere insulsi cartoni animati mentre i genitori si affannavano in doppi e tripli lavori per poter comprare tutti i beni superflui e participare a ogni evento consumista.
Poi, i virgulti, sono passati ai video giochi, ogni anno da cambiare (così il mercato tirava...). Quindi, da grandicelli uscivano di casa per recarsi allo stadio o ai concerti e la sera del sabato giù a sballarsi in discoteca. I loro desideri? Piercing, tatuaggi, capi firmati o da portare consunti, rattoppati e a “braghe calate”. Le femmine a mostrare un pezzetto di mutanda e fino a quasi tutto di fuori, che oltretutto, più che indecente, è volgare e disgustoso. E con capelli acconciati con il gusto dell’orrido, secondo le mode dettate da stilisti che dell’essere “diversi” hanno fatto una bandiera.
Per strada girano, anche in moto o in macchina con Ipod o il telefonino all’orecchio, aggeggi per cui, quando esce il modello nuovo, fanno la fila dalla notte precedente per comprarli, ovviamente con i soldi di papà e mammà. In tanti succubi di ogni genere di droga, anche psicologica, esistente.
Tutti con in mano un computer sul quale possono farsi un profilo tutto loro, virtuale e falso come una moneta bucata, e il gioco è fatto: il simile si attira con il simile, e tutti si ritrovano in piazza al comando di qualche marchio pubblicitario.
Ecco servita la... “rivoluzione colorata”.