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La passione di Obama per i droni

di Fabio Sallustro - 15/11/2012

Fonte: znetitaly


 

Ma quando un paese cessa di essere semplicemente un paese e diventa un impero, allora la scala delle azioni cambia drammaticamente. Così mi è permesso chiarire che io parlo come una suddita dell’impero USA? Io parlo come una schiava che ha l’ardire di criticare il suo re.

Arundhati Roy – La solitudine di Noam Chomsky

 

 

Ricordate il Nobel per la pace del 2009?
Andò al neo rieletto presidente Obama “per i suoi straordinari sforzi per rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli“.
Il Nobel è buon punto di riferimento per ricordare i momenti storici.

 
Nobel per la pace a Mandela? 1993
Nobel per la pace ad Arafat, Peres, Rabin? Facile: 1994
Nobel per Kissinger? Facilissimo: 1973. Ed anche questo, non fatevi ingannare, era per la pace. Di sicuro comunque non quella con il Cile o con i cileni.

Se vi avessi detto invece: ricordate quando vennero mandati altri 30.000 soldati americani in Afghanistan per “combattere il terrorismo” (ad Oslo avrebbero detto per “rafforzare la diplomazia internazionale”)?
L’anno è lo stesso, il 2009, ed il protagonista anche: Obama.
Ma non sono così sicuro che sareste stati capaci di trovare la data in questione.

A seguito di quegli inconfondibili gesti di pace che sono rappresentati dall’invio di un nutrito contingente militare in territorio straniero si decise di “rafforzare ulteriormente la diplomazia internazionale” con un aumento smisurato degli attacchi dei droni.
E’ risaputo: niente pacifica meglio di una bomba ad un matrimonio.

In realtà se volessimo essere precisi potremmo dire che l’aumento di questi “sforzi di pace” letteralmente ”piovuti dal cielo” procedette di pari passo con l’ossessiva ricerca della giustizia da parte di Obama: infatti secondo alcuni l’esigenza di chiudere i centri di interrogatorio oltre oceano unitamente alla chiusura di Guantanamo costrinsero l’amministrazione Obama ad aumentare l’utilizzo dei droni.
Non c’era più un posto dove torturare la gente e dove metterla in prigione a tempo indefinito, dunque uccidere senza processo sarebbe stato più facile!
Poco conta che la prigione illegale di Guantanamo sia, ad oggi, apertissima.

 

I droni: una passione e un primato.

Questo cambio di rotta nella gestione della “diplomazia internazionale” non ha comunque scalfito l’inconfondibile stile umanitario di Obama.
A fronte di una kill list con l’elenco delle future vittime senza processo della giustizia globale il presidente, riferendosi ad un personaggio in particolare, fece sapere che per lui la decisione di uccidere l’obiettivo era stata una “easy one“, roba facile insomma.

I droni, a dirla tutta, sono una passione di Obama.
Gli Stati Uniti ne detengono il primato mondiale.
E dato che avere dei gioielli tecnologici senza poterli usare non dà soddisfazione ecco che abbiamo centinaia e centinaia di attacchi non solo in Pakistan ma anche in Somalia e nello Yemen.
E’ un primato breve ma costante dalla sua genesi e di recente ha mostrato invidiabili impennate.

Questi dati trovano conferma in altri edificanti trend: 1 aereo militare americano su 3 adesso è un drone.
Molti sono aerei spia dalle dimensioni ridottissime.
Ma altri sono invece i molto più letali “predators”, “reapers” e gli invisibili “sentinel”. Così, a fronte di un elevato numero di operazioni e velivoli, l’USA Air Force si è trovata in crisi di piloti: l’avvento di questa nuova forma di guerra, che non rimuove il fattore umano ma sposta il controllo dell’intervento in zone sicure, ha portato l’Air Force a dover addestrare un numero di piloti di droni addirittura MAGGIORE rispetto a quello dei piloti tradizionali. 

 

I droni: gli effetti collaterali e i media.

Indipendentemente dalla polemica possibile, i droni hanno dei vantaggi umanitari? Sono più precisi, colpiscono meno civili?
A leggere le statistiche di alcune associazioni si.

Ad indagare con maggiore attenzione si realizza che, molto oltre i singoli episodi citati, la realtà è assai diversa.
E decidendo di andare ancora oltre si scopre che l’ONU esprime forti perplessità sulla natura dei dati collegati alle vittime civili de droni: alcuni degli attacchi in questione potrebbero configurarsi come “crimini di guerra” (secondo Ben Emmerson inviato speciale ONU che visiona e valuta le azioni di antiterrorismo  in relazione al rispetto dei diritti umani).

Lo sforzo dei media per nascondere la guerra segreta di Obama e le vittime che produce è comunque un impegno che si estende ai giornali ed alle televisioni di ogni nazione.
I morti civili in Pakistan rischiano spesso di essere dimenticati anche sul proprio lembo di terra.
E in territorio statunitense invece si utilizzano i media in modo selettivo celebrando gli attacchi dei droni senza segnalarne gli effetti.

Tre giorni dopo la sua prima elezione Obama autorizzò un attacco su Koresh Hot, un villaggio nel sud del Waziristan.
Morirono 10 persone senza essere identificate (secondo la Pakistan Geo News).
Il 23 gennaio (lo stesso giorno delle dichiarazioni della Pakistan Geo News) il New York Times valutò in 7 il numero delle vittime di cui 3 bambini.
L’articolo aggiunse inoltre che tale attacco, secondo funzionari americani, non aveva colpito alcun leader di Al-Qaeda.
Il 24 gennaio il Washington Post, con toni celebrativi, affermò che questo attacco aveva rappresentato “il primo segno tangibile dell’impegno del presidente Obama a mantenere la pressione militare sui gruppi terroristi”.

Gli articoli dei giornali segnalarono solo brevemente il seguente particolare: il drone aveva sbagliato bersaglio.

Questo, non è superfluo dirlo, è solo il primo possibile esempio.

 

I droni: un mondo più sicuro?

Resterebbe in sospeso almeno un altro punto: il mondo è più sicuro da quando sono cominciati i bombardamenti con i droni?
Indipendentemente dal numero di vittime civili, dalla reinterpretazione della Costituzione (americana e non solo), dalla violazione dei diritti umani e dal mancato rispetto delle relazioni internazionali, il mondo adesso è un posto più sicuro?
Una risposta esemplare è stata offerta da Robert Grenier ovvero colui ha guidato l’unità di antiterrorismo della CIA dal 2004 al 2006 ed è stato responsabile della sezione locale della CIA in Pakistan:
Abbiamo generato una situazione in cui creiamo più nemici di quanti ne rimuoviamo dal campo di battaglia. (…) Sono estremamente preoccupato dal fatto che, in questo modo, si possa instaurare un nuovo e più grande paradiso per i terroristi in Yemen“.

 

Droni: i criteri per un attacco.

Viste tali premesse è facile capire come mai Obama sia tanto restio a parlare di droni.
Ad un giornalista che chiese conto della sua “kill list” (che include cittadini americani e che porta con sè immensi problemi di natura costituzionale) rispose in modo molto esplicito che le questioni di sicurezza nazionale non andavano discusse.

A settembre di quest’anno però è stato possibile finalmente avere alcune informazioni ufficiali.
Obama ha dichiarato alla CNN che un “sospetto terrorista” deve superare cinque verifiche per essere spazzato via da un aereo senza pilota a bordo:

  • deve essere un obiettivo autorizzato dalle nostre (loro) leggi
  • deve essere una minaccia concreta e non teorica
  • deve essere una situazione in cui non sia possibile catturare l’obiettivo prima che agisca contro gli USA
  • deve esistere la certezza che si possano evitare vittime civile, in qualunque operazione si decida di pianificare
  • deve esistere una giustificazione legale per fermare cittadini americani che portino avanti progetti contro gli USA e devono essere garantiti loro i diritti costituzionali

Micah Zenko membro del Consiglio delle Relazioni Internazionali  ha segnalato quanto sia difficile credere che queste regole siano state rispettate facendo riferimento agli oltre 3000 morti coinvolti in 375 omicidi mirati. Inoltre, sia in Yemen che in Pakistan, la CIA ha autorizzato attacchi basandosi solamente su presunti comportamenti pericolosi (signature) senza necessariamente detenere informazioni che identificassero, ALMENO PER NOME, i bersagli.

Infine, per quanto riguarda le fortunate vittime statunitensi, la garanzia di rispettare i loro diritti costituzionali non deriva più da un processo ma dalla valutazione di personale “esperto” ed assistenti del presidente non soggetti in alcun modo a controllo da terze parti indipendenti.

Molti costituzionalisti ritengono che un simile approccio non ponga alcun limite all’intervento che potenzialmente può essere messo in atto nei confronti di chiunque, sia esso cittadino americano o meno.

L’intervista di Obama alla CNN, seppur in inglese, è disponibile integralmente.

 

 

E dunque?

La prossima volta che verrà rieletto un presidente degli Stati Uniti e presteremo massima attenzione all’esito della tornata elettorale forse, prima di esultare per strada e sui social network,  sarà raccomandabile dedicare altrettanta attenzione al suo operato nei quattro anni precedenti.

Non siamo cittadini americani, non eravamo a Wasghinton ad occupare nella vana attesa che il governo ci sostenesse.
Non eravamo in Wisconsin mentre la polizia ci caricava.
E non eravamo nelle stanze del potere quando Obama nominava gente che con la finanza d’assalto ha prosperato.

Ma viviamo nel resto del mondo, siamo sudditi dell’impero ed abbiamo gli strumenti per leggere ed interpretare le azioni di un governo che continua ad esportare democrazia con le bombe.
Dove le condanne a morte a distanza ormai sono la prassi e dove la pace” in casa vale bene il caos altrove.

 

Nota personale

Di Kissinger, Nobel per la pace, mi piace sempre ricordare la frase seguente: “non vedo perché dovremmo restare fermi a guardare quando un paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo“. (27 giugno 1970 in relazione alle “covert actions” da mettere in pratica in Cile)

 

 

 

Spunti e riferimenti possibili

Inglese

La rivoluzione dei droni vista da punti di vista favorevoli alla stessa
http://www.jamestown.org/single/?no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=39171&tx_ttnews%5BbackPid%5D=7&cHash=b72f2404674a99bcb89879d10b2a96a8

Sulla fallacia dei conti ufficiali dei morti da droni è possibile anche leggere
http://www.thebureauinvestigates.com/2012/07/17/analysis-cnn-experts-civilian-drone-death-numbers-dont-add-up/
http://www.wired.com/dangerroom/2012/09/drone-body-count/

Sull’impegno dei media a nascondere la guerra segreta di Obama
http://www.cjr.org/feature/covering_obamas_secret_war.php?page=alInglese:

Numero dei droni e droni in volo
http://www.guardian.co.uk/news/datablog/2012/aug/03/drone-stocks-by-country
http://www.wired.com/dangerroom/2012/01/drone-report/

Pilotare un drone? Come pilotare senza quattro dei cinque sensi.
www.flyingmag.com/pilot-reports/turboprops/remote-control-flying-predator

Dati falsi sui morti civili dei droni:
http://www.thebureauinvestigates.com/2012/07/17/analysis-cnn-experts-civilian-drone-death-numbers-dont-add-up/
http://www.wired.com/dangerroom/2012/09/drone-body-count/

Obama e gli ordini dei droni:
http://www.cjr.org/feature/covering_obamas_secret_war.php?page=all
http://counterterrorism.newamerica.net/drones

Ottimo sito sul tema dei droni e sull’impatto che hanno:
Livin under drones.
http://livingunderdrones.org/numbers/

Numero piloti droni
http://www.jamestown.org/single/?no_cache=1&tx_ttnews%5Btt_news%5D=39171&tx_ttnews%5BbackPid%5D=7&cHash=b72f2404674a99bcb89879d10b2a96a8

Italiano

Le guerre del futuro
http://geopoliticamente.wordpress.com/2012/04/21/droni-dallalto-operazioni-segrete-sul-campo-ecco-le-guerre-americane-ed-europee-del-futuro/

ONU e droni

http://www.osservatorioiraq.it/usaonu-al-palazzo-di-vetro-%C3%A9-battaglia-sui-droni

Droni e vittime civili
http://www.altrenotizie.org/esteri/5090-i-droni-perdono-quota.htmll