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L’occidente devasta Gaza e consuma lentamente la Siria

di Tony Cartalucci - 21/11/2012


La distruzione di Gaza è una delle tante misure disperate prese per iniettare legittimità nella campagna anti-Siria-Iran prima della spinta finale.

20 Novembre, 2012 (LD) – Anche se nazioni come Turchia, Qatar ed Egitto protestano per la distruzione, sostenuta e facilitata dall’occidente, di Gaza da parte d’Israele, queste stesse nazioni  insieme agli occidentali, compreso Israele, continuano a coordinare gli sforzi congiunti per rovesciare e distruggere la Siria. Le armi e gli aiuti che molti arabi vorrebbero vedere inviati a difesa di Gaza, invece, sono nelle mani dei terroristi arabi che uccidono altri arabi in tutto il Levante, nel piano da lungo tempo articolato da USA-Israele-Arabia Saudita per rimodellare il Medio Oriente sulla base delle loro comuni ambizioni egemoniche.

L’attacco israeliano a Gaza, un sostegno per chi cerca legittimità
In effetti, l’attacco israeliano a Gaza, un’avventura altrimenti inutile che sicuramente terminerà  presto con un cessate il fuoco imbarazzante per Israele, o in un’altra sconfitta strategica in stile Libano 2006, è volta a dare a Turchia, Qatar, Egitto e agli altri che in tutta la regione attualmente cooperano con Stati Uniti, Regno Unito, UE e Israele a distruggere la Siria, un rinnovato senso di legittimità agli occhi del mondo musulmano. Non solo le nazioni musulmane che sono in combutta con l’occidente beneficiano di questa “manna della legittimità”, ma anche istituzioni internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch. La reputazione di entrambe ha sempre sofferto per il sostegno e la difesa concessi ai terroristi che operano in Siria, mentre l’opinione pubblica diventa sempre più consapevole delle atrocità che commettono e delle loro vere motivazioni settarie. Il nebuloso gruppo Anonymous, che ha anche offerto un enorme sostegno ai terroristi filo-occidentali che operano in Siria, ha anch’esso usato il conflitto israeliano-gazawi per continuare a rimettere in discussione dove e a chi realmente vada la sua fedeltà.

Manipolazioni a favore del “Consiglio dell’Opposizione” creato dagli USA
L’attacco è una delle molte acrobazie giocate in questo mese per rafforzare la vacillante campagna, in fase di stallo, per l’attuazione da tempo sostenuta e programmata dall’Occidente del cambio di regime in Siria, un complotto finalizzato, in ultima analisi, alla successiva distruzione dell’Iran. Un altro stratagemma è la fabbricazione da parte degli Stati Uniti del cosiddetto “consiglio dell’opposizione siriana” (qui) in una riunione a Doha, la capitale del dispotico regime monarchico del Qatar. Il consiglio d’opposizione è solo la facciata di una rete terroristica direttamente collegata ad al-Qaida, finanziata e armata dall’occidente fin dal 2007, per rovesciare violentemente il governo siriano. Il consiglio rappresenta un collage di inefficienti e vecchi servi degli interessi occidentali, respinti sia dentro che fuori i confini della Siria. Per moltiplicare un senso di legittimità verso il nuovo consiglio creato dagli occidentali, ogni nazione occidentale che supporta il fronte ha fatto, a turno la scorsa settimana, dei “drammatici” annunci di riconoscimento del Consiglio come “unico rappresentante legittimo del popolo siriano.” Compreso un annuncio del presidente della Francia François Hollande, che si trova ad affrontare i più bassi indici di gradimento di tutti i tempi, per il tradimento palese e continuo delle sue promesse elettorali, che comprendevano anche il ritiro e la non accelerazione del coinvolgimento all’estero. Resta da vedere quale legittimità sarà in grado di offrire Hollande al consiglio, quando si trova ad affrontare una crisi di legittimità del suo ufficio. Annunci simili sono stati fatti continuamente, per suscitare effetti drammatici, dall’Unione europea e dal Regno Unito. Questa strategia rispecchia gli sforzi volti al cambiamento di regime in Libia, che ha lasciato la nazione devastata dalla combinazione di bombardamenti della NATO, genocidio settario, guerre tribali e assoggettamento del paese a un regime di servili clienti dell’occidente e di terroristi provenienti dal Gruppo combattente islamico libico (LIFG), una delle più note e prolifiche ali di al-Qaida nel mondo arabo. Il LIFG attualmente, con l’aiuto della NATO, inonda di armi, contanti e militanti la Siria.

Il dichiarato tradimento di Doha, in Qatar
Che Doha, in Qatar, abbia ospitato la creazione di questo consiglio della cosiddetta opposizione “siriana” dice molto. Mentre il Qatar finge indignazione per il recente attacco di Israele a Gaza, la dispotica nazione ospita in realtà il think tank finanziato delle aziende statunitensi del Brookings Institution, e i relativi centri politici Saban e Doha. Il Centro Saban è responsabile del documento “La via per la Persia?“, un manifesto auto-incriminante volto ad ottenere l’egemonia occidentale su tutto il Medio Oriente, utilizzando sia gli Stati Uniti che Israele come mezzo per ottenerlo, in particolare attaccando, sovvertendo e distruggendo sia la Siria che l’Iran. Il Centro Saban è stato fondato e intitolato a Haim Saban, un magnate dei media e uomo d’affari israelo-statunitense classificato da Forbes come la 134.ma persona più ricca negli USA. Per il Qatar, ospitare una raccolta di responsabili politici nella sua capitale, le stesse persone che manipolano entrambe le parti di un conflitto volutamente perpetuato e ammesso senza vergogna per cercare la riaffermazione degli interessi occidentali in tutta la regione, spiega molto bene perché il non eletto capo a vita, lo sceicco del Qatar, possa solo rivolgere dure parole contro l’attuale aggressione d’Israele a Gaza.
La paralisi del Qatar non ha una dimensione operativa, ma politica. Il Qatar ha già dimostrato la sua capacità operativa contro la Libia schierando aerei da guerra, forze speciali e una notevole quantità di armi e denaro ai terroristi che hanno sovvertito l’avversario dell’occidente, Muammar Gheddafi. L’Associated Press ha riportato, nel suo articolo “Il Qatar invia aerei da guerra in Libia per imporre la no-fly zone“, che: “Due jet da combattimento e un aereo cargo dell’aviazione del Qatar si stavano dirigendo a Creta, come primo segno delle operazioni militari del Qatar per facilitare l’applicazione di una no-fly zone sulla Libia, hanno detto dei funzionari.” The Guardian riferiva nel suo articolo “Il Qatar ammette l’invio di centinaia di soldati per sostenere i ribelli in Libia” che: “Il Qatar ha ammesso per la prima volta di aver inviato centinaia di soldati per sostenere i ribelli libici che hanno rovesciato il regime di Muammar Gheddafi. Lo stato del Golfo aveva, in precedenza, riconosciuto solo che la sua forza aerea aveva preso parte agli attacchi aerei della NATO. La rivelazione si è avuta mentre il Qatar ospitava un convegno sul dopo-Gheddafi in cui ha partecipato il leader del Consiglio nazionale di transizione della Libia, Mustafa Abdel-Jalil, che ha detto che il Qatar aveva pianificato le battaglie che hanno aperto la via alla vittoria.” The Guardian aveva anche segnalato nel suo articolo, “I ribelli libici ricevono armi anticarro dal Qatar“, che: “Il Qatar sta segretamente fornendo armi anticarro ai ribelli libici, nell’ambito della sua strategia per rovesciare il regime di Gheddafi, come è emerso. I funzionari di Doha hanno confermato che i militari dello Stato del Golfo avevano inviato missili di fabbricazione francese Milan nella roccaforte ribelle di Bengasi.”
Allo stesso modo, il Qatar è complice del tentativo israelo-statunitense-saudita di sovvertire e rovesciare il governo della Siria, un piano esposto già nel 2007 dal vincitore del premio Pulitzer, il giornalista Seymour Hersh, nel suo articolo per il New Yorker dal titolo “The Redirection“. Nell’articolo è specificato: “Per indebolire l’Iran, che è prevalentemente sciita, l’amministrazione Bush ha deciso, in effetti, di riconfigurare le sue priorità in Medio Oriente. In Libano, l’amministrazione ha collaborato con il governo dell’Arabia Saudita, che è sunnita, nelle operazioni clandestine destinate a indebolire Hezbollah, l’organizzazione sciita sostenuta dall’Iran. Gli Stati Uniti hanno inoltre preso parte ad operazioni segrete contro Iran e Siria, sua alleata. Una conseguenza di queste attività è stato il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti che sposano una visione militante dell’Islam che sono ostili agli USA e hanno simpatie per al-Qaida.” “The Redirection“, Seymour Hersh (2007) L’articolo inoltre indica: “Il cambiamento di politica ha portato Arabia Saudita e Israele ad un abbraccio strategico, soprattutto perché entrambi i paesi vedono l’Iran come minaccia esistenziale. Hanno avuto colloqui diretti e i sauditi, che credono che una maggiore stabilità in Israele e Palestina darà meno influenza nella regione all’Iran, si sono sempre più impegnati nei negoziati arabo-israeliani.” Per saperne di più.
Chiaramente il Qatar si è unito alla Casa dei Saud e agli israeliani in questo “nuovo abbraccio strategico”. Così, mentre le bombe cadono su Gaza, dando al Qatar la possibilità di illustrarsi  condannando Israele, continuerà ad utilizzare le sua capacità operative cercando di destabilizzare e distruggere il nemico d’Israele ad est, la Siria. Nazioni come Turchia ed Egitto, anche fingendo un  supporto non convincente per Gaza, si sono stretti con le monarchie del Golfo Persico in questo “abbraccio”. Va notato che i Fratelli musulmani sono anch’essi coinvolti dal 2007 come complici di Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita, Seymour Hersh afferma: “Ci sono prove che la strategia di re-indirizzamento dell’amministrazione abbia già beneficiato la Fratellanza. Il Fronte di Salvezza Nazionale siriano è una coalizione di gruppi di opposizione, i cui principali soci sono una fazione guidata da Abdul Halim Khaddam, l’ex-vicepresidente siriano che disertò nel 2005, e la Fratellanza. Un ex alto ufficiale della CIA mi ha detto: “Gli statunitensi hanno fornito sostegno politico e finanziario. I sauditi prendono l’iniziativa con il supporto finanziario, ma vi è il coinvolgimento statunitense.” Ha detto che Khaddam, che ora vive a Parigi, ha avuto finanziamenti dall’Arabia Saudita con l’assenso della Casa Bianca. (Nel 2005, una delegazione di membri del Fronte si è incontrata con funzionari del Consiglio nazionale di sicurezza (degli USA. NdT), secondo la stampa.) Un ex funzionario della Casa Bianca mi ha detto che i sauditi avevano fornito ai membri del Fronte i documenti di viaggio.” “The Redirection“, Seymour Hersh (2007)

La leadership della Turchia porta la nazione sull’orlo dell’egemonia occidentale
La Turchia è implicata dal suddetto Centro Saban stesso, come componente necessaria nell’operazione congiunta turco-israeliana di cooperazione nel fare pressione sui confini della Siria e far scatenare il dissenso tra i ranghi militari siriani.


Immagine:
un sistema di missili Patriot; il blog NATO Source Alliance News riporta che il 4 novembre 2012, “La Turchia ha intenzione di chiedere ufficialmente alla NATO d’implementare un sistema missilistico di difesa Patriot nei suoi territori, come misura di sicurezza nei confronti di una potenziale grande offensiva militare della Siria, mentre i bombardamenti siriani al confine aggravano le tensioni.” Ora questa richiesta sta per essere riproposta per attuare una “no fly zone“  de facto sul nord della Siria, illustrando la natura doppiogiochista delle relazioni/iniziative dei membri della NATO, che ancora una volta tentano di insinuarsi sulla loro strada verso un ingiustificato intervento militare.

Nella relazione del Saban Center del Brookings,Valutazione delle opzioni per un cambio di regime“, si afferma: “Inoltre, i servizi segreti d’ Israele hanno un’ampia conoscenza della Siria, così come delle attività nel regime siriano che potrebbero essere utilizzate per sovvertire la base di potere del regime e avviare la rimozione di Assad. Israele può installare proprie forze sulle o vicino le alture del Golan e, così facendo, potrebbe deviare le forze del regime dalla repressione dell’opposizione. Questa posizione può evocare la paura del regime Asad di una guerra su diversi fronti, in particolare se la Turchia è disposta a fare lo stesso al suo confine, e se l’opposizione siriana viene alimentata con un costante rifornimento di armi e addestramento. Una tale mobilitazione potrebbe forse convincere la leadership militare della Siria a cacciare Assad, al fine di preservare se stessa. I suoi ideatori sostengono che questa pressione supplementare potrebbe far pendere la bilancia contro Assad in Siria, se altre forze vengono allineate correttamente”. Pagina 6, “Valutazione delle opzioni per un cambio di regime“, Brookings Institution.

I leader turchi hanno chiaramente passato molto tempo a fabbricare varie scuse per soddisfare le richieste di Washington per creare o approfittare delle violenze che la stessa Turchia promuove lungo il proprio confine con la Siria. Israele ha anche iniziato a fare pressione sul confine della Siria presso le alture del Golan, con una piena adesione al piano del Saban Center del Brookings. Come il Qatar, la leadership turca versa lacrime di coccodrillo per Gaza, mentre opera in esplicito coordinamento con Israele contro la Siria, sulla base dei piani del Saban Center di Doha.

La spinta finale contro la Siria
Mentre i complici della cospirazione israelo-statunitense-saudita Qatar, Turchia, Egitto e altri accumulano una retorica anti-israeliana sull’ultimo conflitto israelo-gazawi, continuano tranquillamente a collaborare con l’occidente e Israele contro la Siria. Con i tentativi occidentali di sostenere il loro “consiglio dell’opposizione”, e la recente ridoratura degli estremisti settari sostenuti da qatarioti-sauditi-egiziani grazie alla sfacciata provocazione israeliana, la scena è pronta per un attacco finale contro la Siria. I tentativi della Turchia di schierare le batterie dei missili Patriot lungo il confine turco-siriano risponde a un altro obiettivo articolato dal documento politico del Saban Center di Doha della Brookings degli Stati Uniti, “Valutazione delle opzioni per  un cambio di regime (pdf.)”: ritagliarsi a nord “un sicuro rifugio” da cui i terroristi filo-NATO siano grado di operare, e fornire un santuario protetto al “consiglio di opposizione” appena re-inventato dall’occidente. Ma mentre l’occidente continua a manipolare le percezioni regionali, la sua aggressione sta già raggiungendo i limiti operativi, e mentre potrebbe imbarcarsi in un più ampio e palese confronto militare con la Siria, sia il popolo siriano che gli alleati della Siria continuano ad impegnarsi per la difesa della sovranità della nazione, e questo non solo farà fallire l’aggressione, ma sicuramente creerà lo slancio che farà arretrare notevolmente l’occidente e i suoi interessi ext-raterritoriali, se non a farli crollare del tutto. L’unità è ancora l’unica opzione per la Siria.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora