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Grillo e le profezie politiche

di Francesco Mario Agnoli - 06/03/2013

Per fare previsioni sul governo italiano prossimo venturo occorre  anzitutto capire se l'oggetto del desiderio di Bersani    è  il Movimento Cinque Stelle nel suo complesso o  invece una  pattuglia  di neo-senatori “grillini” da scilipotizzare. Se l'ipotesi esatta è quest'ultima l'impresa è   difficile  (non bastano difatti  quattro o cinque transfughi, ma almeno una ventina) e tuttavia non impossibile. Niente da fare  invece se si tratta   di un'alleanza  con il M5S. Difficile dire  se Bersani, che a volte dà l'impressione di un politico da bar, se ne renda conto, ma il clown Grillo (o chi  per lui) sa benissimo  che l'alleanza con uno qualunque  dei vecchi partiti sgonfierebbe di colpo la sua   vittoriosa, ma fragilissima (come per altro tutti i prodotti dello web) creatura. 

   In apparenza  lo tsunami del M5S ha realizzato, anche se in modo opposto alle sue aspettative, l'auspicio di  Mario Monti per un superamento della vecchia dicotomia   destra-sinistra   e la sua sostituzione  con quella  conservatori-riformatori. Il risultato difatti è dovuto al confluire nello stesso  nuovo contenitore di una rilevantissima quantità di elettori schieratisi nelle precedenti consultazioni secondo gli schemi partitici tradizionali.

    Tuttavia, qualunque cosa ne pensi Monti, che  in politica si è rivelato un  volonteroso ma non troppo dotato apprendista, la  dicotomia  sinistra-destra sociologicamente e psicologicamente è tuttora viva e rigogliosa nell'elettorato italiano e, pur se attenuata dal ripudio (non necessariamente definitivo) dei vecchia partiti e dalla scelta comune di un  inedito contenitore, continua a sussistere  anche all'interno del M5S. In attesa dell'esito degli esami dell'Istituto  Cattaneo di Bologna sui flussi elettorali, chiunque abbia una discreta conoscenza dell'ambiente nel quale  vive e nel quale vivono i propri figli e magari (per coprire l'arco delle generazioni con diritto di voto) i propri nipoti,  può rendersi conto con  sufficiente approssimazione che l'elettorato del M5S è formato per un 20-25% di autentici “grillini”,  convinti della fine non  solo della destra e della sinistra, ma del sistema politico quale si è realizzato  in questi sessant'anni di repubblica. Il restante 75% si divide abbastanza equamente, forse con una lieve prevalenza dei primi, fra elettori di sinistra e di destra, approdati   al “grillismo”  per insofferenza nei confronti degli esponenti  dei loro partiti d'elezione, ma tuttora contrassegnati  dalle convinzioni, pregiudizi e miti della  cultura politica  d'origine.

    Una realtà  perfettamente nota a Grillo e a Casaleggio  e che  li priva   di margini di manovra per la consapevolezza  che il minimo cedimento ai corteggiamenti del Pd (sarebbe lo stesso per il Pdl, ma al momento   è fuori gioco) provocherebbe la ribellione e, in  tempi brevissimi, l'abbandono di una buona metà se non dei loro eletti (questi sembrano provenire  in larga maggioranza da ambienti prossimi alla sinistra) dei loro elettori.

     Di qui  il rifiuto, tanto più sprezzante quanto più necessitato, a  tutte le sollecitazioni e seduzioni messe in campo da Bersani  e anche l'obbligo  del silenzio e di  totale chiusura verso l'esterno (non  solo esponenti di partito, ma anche giornalisti della televisione e della carta stampata) imposto ai propri  neo-parlamentari. Difatti, se Grillo e Casaleggio debbono essere  impenetrabili a qualunque sollecitazione,  lo stesso non è necessariamente vero per i loro  seguaci eletti  dal popolo alla Camera e al Senato e che l'art. 57 della Costituzione (ora rispolverato e invocato da quegli stessi che per più di mezzo secolo lo avevano sepolto sotto la disciplina di partito) autorizza anzi obbliga a rappresentare la  Nazione e ad esercitare le loro funzioni “senza vincolo di mandato”.

  Il varo di un  governo che si reggesse sulla fiducia di transfughi “grillini” non  provocherebbe  il crollo del M5S  come  l'alleanza invocata da Bersani, ma ne minerebbe comunque il peso politico e, alla lunga (neanche tanto), ne metterebbe in dubbio la sopravvivenza.

    Le profezie politiche sono difficili e a rischio  smentita, ma il M5S non è o non ancora l'invincibile corazzata che molti sembrano credere. Esistono concrete possibilità che la sua navigazione entri in  collisione nel giro di non molti mesi con uno dei tanti scogli (elezione presidenti delle Camere e della Repubblica,  e, soprattutto,  elezioni amministrative) che si profilano minacciosi all'orizzonte.