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L’ultima profezia del Re del Mondo

di Giuan Gudjohnsen - 10/03/2013

Fonte: insorgente

 
   
 
 
 
L’ultima profezia del Re del Mondo

Nella prima metà del secolo scorso, naturalisti, esploratori, antropologi, gnostici, religiosi e alpinisti guardavano al Tibet con curiosità, fascino e rispetto. Esiste molta letteratura a riguardo: è noto, ad esempio, il libro “Sette anni in Tibet” di Heinrich Harrer (ultima ristampa del 1997, edizioni Mondadori), da cui è stato tratto l’omonimo film. Ma c’è una storia di cui poco si sa e di cui poco si parla perché è una leggenda trascritta in carteggi mai dati in pasto all’opinione pubblica. Questo il contenuto del documento che abbiamo recuperato e che vogliamo offrire ai lettori.


Nel 1920, un esploratore incontrò, presso un monastero, il Hutuktu (alta autorità religiosa buddista) di Narabaci che gli raccontò quanto segue.


Quando il Re del Mondo apparve ai Lama favoriti da Dio, in questo monastero trent’anni fa, fece una profezia per il mezzo secolo che cominciava allora.

La profezia diceva: “Sempre più popoli dimenticheranno la loro anima e si preoccuperanno solo del corpo. I più grandi peccati e la corruzione regneranno sulla terra. Le persone si trasformeranno in bestie feroci, assetate di sangue e bramose della morte dei propri fratelli. La “Mezzaluna” diverrà oscura e i suoi seguaci cadranno in miseria e si impegneranno in guerre senza fine. I suoi vincitori saranno colpiti dal sole ma non si innalzeranno, e saranno visitati due volte dalla più grande sventura che finiranno in insulti al cospetto degli altri popoli. Le corone dei re, grandi e piccoli, cadranno: una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto… Ci sarà una terribile lotta fra tutti i popoli. I mari diverranno rossi di sangue. La terra e il fondo dei mari si ricopriranno di ossa. I regni andranno in frantumi. Interi popoli periranno: fame, malattie, crimini ignoti alla stessa legge e mai visti prima, dilagheranno nel mondo. Anche coloro che tenderanno la mano al prossimo periranno. I dimenticati e i perseguitati insorgeranno e attireranno su di sé l’attenzione del mondo intero. Vi sarà nebbia e tempesta. Montagne nude si copriranno all’improvviso di foreste. Verranno terremoti. Milioni di uomini si libereranno dai ceppi della schiavitù e dell’umiliazione solo per andare incontro a fame, malattie e morte. Le antiche strade si copriranno di folle erranti da un luogo all’altro, le città più grandi e nobili periranno nel fuoco. Il padre insorgerà contro il figlio, il fratello contro il fratello, la madre contro la figlia. E seguiranno il vizio0, il delitto, la distruzione del corpo e dell’anima,. La verità e l’amore scompariranno. Di diecimila uomini solo uno sopravviverà: sarà nudo e demente, senza forza ne arte per costruirsi una casa e procacciarsi da vivere. Ululerà come un lupo e divorerà i cadaveri, mangerà al sua carne e sfiderà a battaglia Iddio… Tutta la terra si vuoterà. Dio le volterà le spalle e non vi sarà che la notte e la morte. Allora Dio invierà un popolo ora sconosciuto che con mani forti estirperà la malerba della follia e del vizio e guiderà coloro che saranno rimasti fedeli allo spirito dell’uomo nella lotta contro il male. Getteranno le basi di una nuova vita sulla terra purificata dalla distruzione delle nazioni. Nel cinquantesimo anno faranno la loro comparsa tre soli regni, che dureranno per settantuno anni felici. Poi vi saranno altri diciotto anni di guerra e distruzione. Allora le genti di Agartha lasceranno le caverne sotterranee e appariranno sulla superficie della Terra”.

Se, come sosteneva Martin Heidegger, “solo un Dio ci può salvare”… stemm a vidè (stiamo a vedere).


Giuan Gudjohnsen