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Papa francesco ha letto Pound?

di Mario Bozzi Sentieri - 22/05/2013


 

Etica  pubblica e crisi economica alla maniera di Papa Francesco. Non il solito stucchevole elenco di “emergenze” e di statistiche sempre al ribasso, ma un andare all’essenza della “depressione” contemporanea, parlando dell’uomo e dell’etica pubblica, del giusto ruolo dell’economia e della povertà reale.

”Questa non è una crisi solo economica e culturale – ha detto il Papa davanti a una piazza San Pietro gremita di oltre duecentomila  persone per la Giornata mondiale dei movimenti  - è una crisi dell’uomo ma noi non possiamo preoccuparci solo per noi stessi. Nella vita pubblica e politica se non c’è l’etica tutto è possibile, tutto si può fare. Allora vediamo, leggiamo i giornali come la mancanza di etica nella vita pubblica fa tanto male all’umanità intera”.  Parlando di crisi economica, il Pontefice ha citato  un rabbino del dodicesimo secolo, che racconta la storia della costruzione della Torre di Babele : “Quando cadeva una torre era una tragedia nazionale, veniva punito l’operaio, perché i mattoni erano preziosi – ha detto – Ma se cadeva l’operaio non succedeva niente”.

Oggi, ha sottolineato  Bergoglio, in questo tempo di congiuntura sfavorevole “se cadono gli investimenti, le banche, questa è una tragedia, se le famiglie stanno male, non hanno da mangiare allora non fa niente: questa è la nostra crisi di oggi”.

Quella di Papa Francesco non va vista come una generica condanna della “demonia del denaro”, “sterco del demonio” – secondo  la definizione che appartiene alla tradizione francescana, quanto piuttosto come la denuncia dell’evidente impoverimento etico della nostra società, con la conseguente perdita di equilibrio rispetto ai temi ed ai valori rilevanti. E’ una denuncia che va assunta laicamente nella misura in cui pone al centro  un’idea di  mercificazione, in grado di condizionare esistenze, orientamenti politici, scelte esistenziali, programmi sociali. Una  denuncia che – ci consenta il Santo Padre – ha le stesse assonanze poetiche, politiche ed economiche dell’Ezra Pound dei Cantos e della sua ricca produzione “contro usura”.

Ricordate ? “Con usura nessuno ha una solida casa….Con usura spunta l’ago in mano alle fanciulle/e confonde chi fila…Usura soffoca il figlio nel ventre…”. Quella di Pound è una rivoluzione antropologica, nella misura in cui denuncia come  il centro del vivere, dei singoli e dei popoli, si sia spostato dal municipio, dal castello, dal lavoro reale al potere finanziario, alla centralità della Banca, ai titoli di carta. E’  per lo  spostamento di questo baricentro che oggi l’umanità è costretta a piangere il crollo degli investimenti e la precarietà finanziaria, dimenticandosi problemi ben più grandi ed emergenze ben più drammatiche, causa/effetto di squilibri di portata internazionale, entro i quali vengono risucchiati i destini dei popoli, gli squilibri produttivi, la fame, la crisi delle famiglie.

Non sappiamo se Papa Francesco abbia letto Pound, certo è che c’è un Pound, lui di origini protestanti,  che alla Chiesa Cattolica guardò con interesse riconoscendosi nelle tesi dell’enciclica “Quadragesimo anno”, sull’imperialismo economico, sulla condanna del “potere economico in mano di pochi”, sul dominio del credito. E’ , del resto, lo stesso Pound  che traduce  il “Cantico delle creature” di San Francesco, guarda con simpatia al missionario gesuita Matteo Ricci e al suo dialogo con la civiltà cinese, cita S. Ambrogio e S. Antonino da Firenze.

Anche dalla consapevolezza per quelle radici spirituali bisogna ripartire,  per ritrovare un “equilibrio” perduto, ognuno portando la sua pietra al cantiere della “ricostruzione”: un vecchio poeta, condannato alla pazzia, un Papa appassionato che sa parlare al cuore della gente, entrambi, dopo decenni,  uniti “contro usura”.