Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Un suicidio nella cattedrale, anzi due

Un suicidio nella cattedrale, anzi due

di Miguel Martinez - 24/05/2013

Tutta una raffica di quelle belle notizie, che ci mancavano da tempo, piene di sangue, passione, simboli e soprattutto immagini.

Redazione
giovedì 23 maggio 2013 23:05

 



Tutta una raffica di quelle belle notizie, che ci mancavano da tempo, piene di sangue, passione, simboli e soprattutto immagini.
Il giovane nigeriano - musulmano di nome cristiano, cognome yoruba e abbigliamento  newyorkese - che ha decapitato un soldato inglese a Woolwich, che poi è la periferia della periferia di Londra.
Quattro notti di sommosse nei quartieri non biondi di Stoccolma, con cinematografiche immagini di roghi di automobili. In altre periferie.
Lo storico francese, Dominique Venner, che si spara in bocca sull'altare della cattedrale di Notre Dame. Una cosa decisamente da centro storico, invece.
Una militante Femen che il giorno dopo si mette a tette nude sullo stesso altare ficcandosi una pistola giocattolo in bocca.
Da cui ci sono scaturite varie riflessioni, troppe per un solo post.
Ecco la prima.
Abbiamo detto che queste notizie "ci mancavano da tempo".
Avevamo sentito tanti dire, "con la crisi economica, si esaspera il razzismo e la guerra tra i poveri". E' una tesi caratteristicamente marxista, che comunque ha una sua logica.
E invece, a mano a mano che avanzava la crisi economica, almeno in Italia, abbiamo visto sparire lo "scontro di civiltà" dall'interesse generale, e lo dimostrano le dure regole del mercato elettorale: basti pensare che alle ultime elezioni, da noi, Forza Nuova ha dovuto buttare tutto sulle banche, la Lega sul ritorno delle tasse al Nord. Anche tra i loro elettori di riferimento, tirava più la sopravvivenza quotidiana che la paura degli immigrati.
Poi non si sa più bene cosa pensare degli arabi - lo sconquasso mediorientale ha confuso le idee a tutti, e ogni mattina una paziente fila di politici di tutto il mondo stende il tappetino davanti al palazzo dell'emiro del Qatar, cercando di attirarlo con le proprie cianfrusaglie, che si tratti del presidente dell'Egitto che gli offre la Grande Piramide o di Gianni Alemanno che prova a rifilargli un Colosseo virtuale.
Ma se cala il grande panico nei confronti dell'Islam, la xenofobia perde sale e pepe.
Le notizie da Woolwich e da Stoccolma invece sono interessanti, per un altro motivo.
Il primo è che non è vero che le migrazioni dei nostri tempi siano una faccenda che dovrebbe essere pacifica e indolore, in cui la colpa di eventuali problemi sarebbe solo dei "pregiudizi" o del "razzismo" degli autoctoni.
Allo stesso tempo, però, è evidente che non esiste alcuna conquista da parte di nessuno.
Un ragazzo che si fa fotografare con un machete in mano, finisce poi gravemente ferito dai proiettili della polizia e passerà il resto della sua vita tra il carcere e l'infermeria, è un perdente; come lo sono i ragazzi di Stoccolma che danno fuoco alle macchine dei propri vicini di casa e parenti.
E' insomma esattamente il contrario del Trionfo dell'Islam o sciocchezze del genere.
Tutt'al più, è la vittoria dell'urbanistica moderna sugli abitanti, con suprema indifferenza verso genere, fede o colore della pelle di chi divora.