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Apocalisse

di Luciano Fuschini - 11/06/2013

   


Il significato etimologico del termine “apocalisse” è “svelamento”, quindi allude a un processo positivo, liberatorio.  Tuttavia nella percezione comune si sono affermati due concetti, in relazione a questo termine. Uno è l’identificazione dell’apocalisse col Giorno del Giudizio, quindi con un’improvvisa folgorazione divina che mette fine alla storia del mondo. L’altro, più comune e quindi più degno di essere discusso, è l’apocalisse come un periodo di terribili sconvolgimenti, che segnano la fine di un’epoca ma non necessariamente la fine del mondo.
Se questo è ciò che intendiamo col termine “apocalisse”, l’umanità la sta vivendo da circa un secolo. Qualcuno vi coglie anche Segni provenienti da un Oltre, o significati simbolici legati a eventi straordinari. Uno di questi eventi simbolici fu la misteriosa esplosione che illuminò una notte siberiana del 1908, probabilmente prodotta da un grosso meteorite. Pochi anni dopo o in quasi concomitanza, terribili terremoti e il naufragio del Titanic vennero visti come presagi di sventure epocali. Le apparizioni di Madonne piangenti e ammonitrici, da Fatima a Medjugorje, hanno avuto un impatto fortissimo sull’immaginario popolare. Il fenomeno degli UFO, sia esso il frutto di un’allucinazione collettiva o abbia un fondamento reale, va comunque collocato in questa sensibilità esasperata tesa a cogliere i Segni di qualcosa che si annuncia, terribile o liberatorio. Alle soglie del nuovo millennio, i misteriosi blocchi di ghiaccio piovuti da cieli sereni, la scena demoniaca dell’11 settembre 2001, lo tsunami del 2004 con le sue centinaia di migliaia di vittime, evento “apocalittico” quanti altri mai, l’uragano che ha distrutto New Orleans, sono altrettanti fatti carichi di significati simbolici. In area cattolica, la stessa vicenda degli ultimi papi sembra alludere a un processo terminale, a una svolta storica: Paolo VI che avverte in Vaticano “il fumo del demonio”, Giovanni Paolo I che muore improvvisamente 33 giorni dopo la sua elezione (33 come gli anni di Gesù), Giovanni Paolo II che subisce un attentato riferibile alle profezie di Fatima, Benedetto XVI che si dimette clamorosamente.
Si potrebbe obiettare che è la nostra immaginazione a caricare di valori simbolici degli episodi che non hanno nulla di eccezionale: nel corso dei millenni tanti altri fatti analoghi hanno suscitato attese e paure, sono stati visti come simboli e messaggi divini.
Tuttavia chi voglia dimostrare che stiamo vivendo un’apocalisse da un secolo, può farlo evidenziando come nelle vicende storiche, nei fatti documentabili, siamo in presenza di fenomeni assolutamente nuovi. La storia dell’umanità ha visto catastrofi come la pestilenza che nel corso di tre anni, nel XIV secolo, uccise un terzo degli europei. Ha già conosciuto immani crolli politici, come la fine dell’Impero Romano, ha visto stragi e crudeltà infinite. Eppure ciò che segna la nostra epoca, da un secolo, è qualitativamente e quantitativamente nuovo.
C’è qualcosa di abnorme, di mai visto prima, nelle maschere antigas che rendevano bestiale il volto dei soldati nelle trincee della Grande Guerra, c’è qualcosa di abnorme nei campi di sterminio della Seconda Guerra Mondiale, non il massacro consueto della ferocia e dell’odio, ma la fredda determinazione di una tecnica razionale e programmata rivolta al genocidio; la bomba atomica rappresenta una svolta nella storia dell’umanità: per la prima volta la distruzione del mondo diventa non più un’ipotesi legata a una punizione divina, ma una possibilità di scelta dell’uomo stesso; la proliferazione che in un secolo ha portato gli abitanti del mondo dal miliardo dell’inizio del Novecento ai  sei miliardi della sua fine, giungendo a sette miliardi nel breve arco dei dieci anni del nuovo millennio, è qualcosa di assolutamente nuovo, che ci pone di fronte a scenari inediti, a una scala di riferimento che non ha precedenti: nei millenni precedenti il rischio di estinzione veniva dalla riduzione della popolazione per carestie e pestilenze, poche sparse comunità sbigottite nelle ululanti solitudini, ora viene dal carnaio proliferante avvolto dai gas venefici delle produzioni industriali; i viaggi spaziali, la riproduzione in laboratorio delle condizioni da cui scaturì il Big Bang delle Origini, la telematica che ha fatto del mondo un villaggio globale, le manipolazioni genetiche che aprono prospettive inimmaginabili, i droni che con un impulso trasmesso da migliaia di chilometri di distanza folgorano dall’alto dei cieli bersagli umani individuati da satelliti orbitanti fuori dall’atmosfera: tutto parla di un uomo che tende a farsi immagine deformata e demoniaca di una divinità.
In conclusione, l’affermazione di chi non vede niente di nuovo sotto il sole, è infondata.
Viviamo un’epoca straordinaria, in cui l’abnorme, il tragico e il grottesco si intrecciano in un viluppo inestricabile. Non è il caso di cercare nelle antiche profezie le tracce di un’apocalisse futura. L’apocalisse è qui, è ora, segna la nostra vita, rombo che ovunque echeggia.