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Ora dovranno ricredersi

di Andrea Benzi - 13/10/2005

Fonte: rinascita.info

Ora dovranno ricredersi

Un micidiale intruglio di droga, pare cocaina, rischia di stendere le speranze della nuova FIAT più che mille scioperi e vertenze. E sì, perché non solo Lapo Elkann era uno degli eredi designati dall’Avvocato, il quale , atroce beffa del destino, aveva emarginato dalla conduzione della Fiat il suo figlio maschio Edoardo, giudicato un debole e troppo disinteressato, anche e soprattutto per i suoi trascorsi di tossicomane ( e quello finì tragicamente per buttarsi giù dal viadotto piemontese).

Lapo Elkann aveva tutto, oltre alla simpatia del potente zio: bel ragazzo, studi universitari, cultura ed intelligenza, cognome e sangue americano o anglo-sassone ( gli Agnelli, plebei d’origine si erano prima imparentati con le vecchie ed esangui caste nobiliari di italica o sabauda stirpe e quando il blasone di queste non contava più, i matrimoni con famiglie d’oltreoceano divennero strumenti della loro politica dinastica); ancora il giovane aveva ottime entrature nel mondo che conta e ottima immagine, una notevole simpatia e pare una non comune carica umana, tutti requisiti insomma tali da conferirgli a pieno titolo il diritto di successione in quella potente organizzazione che si chiama FIAT e che fa di coloro che la dirigono e la rappresentano dei veri propri monarchi o principi ( o granduchi), a seconda del peso politico di questa industria nel contesto nazionale. Nel nostro caso, il giovane fu coinvolto con una certa velocità nella struttura aziendale, tanto da diventare il responsabile del “brand” Fiat e delle politiche di sviluppo commerciale ad esso legate. Che cos’è il brand ?

Potremmo definirlo come marchio, ma è qualcosa che parte dal marchio e che significa molto di più. Assume connotati più incisivi e dinamici, più estesi, quasi a rappresentare un modello di vita, un insieme di valori e di comportamenti che identificano prontamente un’organizzazione: Insomma significa tutto quanto sta racchiuso nel nome FIAT, dalle prime macchine di inizio secolo, agli autocarri della prima guerra mondiale ed ai carri o aerei della seconda, fino alle macchine e tutto il resto, da Valletta a Romiti, dagli operai alla “marcia dei quarantamila”, compresi i progetti futuri.

A maggior ragione quindi, ciò che è successo, è gravissimo e incredibile: ci sarebbe da ridere, se non ci fosse un uomo che sta male come un cane e che ha rischiato di morire per un’overdose di droga. Gravissimo e incredibile perché l’uomo immagine della FIAT è finito al tappeto come un qualunque drogato di strada o come un cocainomane da discoteca o night.
E chissà quanti la FIAT ne ha cacciati dalle fabbriche o dagli uffici, quanti operai, impiegati o anche dirigenti sono stati sanzionati nella loro storia, trombati, emarginati, probabilmente licenziati o costretti a dimettersi, perché sorpresi o sospettati di essere tossicomani o tossicodipendenti.

La FIAT non scherzava con la disciplina, era ed è un’istituzione un po’ figlia di quella civiltà contadina e militare del vecchio Piemonte.
Nella FIAT si entrava anche con la raccomandazione dei Carabinieri: FIAT era (ed è) austerità, rigidità aziendale, padronalità, vecchia industria tradizionale.

Ora chi lo va a dire a tutta questa gente, ex dipendenti o ancora dipendenti, che la FIAT non tollera certi comportamenti, quando un suo altissimo dirigente ha fatto quello che ha fatto (circolava voce addirittura all’interno di un appartamento riservato ai dirigenti dell’industria torinese)? Ora chi toglierà la patente a Lapo Elkann ?
Quale giudice lo obbligherà alla famigerata analisi del capello per il prossimo biennio ?
E se ha il porto d’armi, che fine farà ? Ed il passaporto ?
Applicherà l’inflessibile magistratura torinese le sanzioni previste per il “drogato” comune o soprassederà parlando di “insussistenza di fatto” ?
L’Italia è il paese dei forti con i deboli e dei deboli con i forti.

D’altra parte basta vedere “Il Sole 24 ore” di oggi: la notizia viene pubblicata come notiziola nelle pagine interne, nessuno ha trovato il coraggio di capire le contraddizioni per cui l’uomo “brand” della FIAT sia anche un “drogato”. Ma guai al drogato qualunque, figlio di operai o lui stesso operaio, o impiegato, o dirigente, FIAT o non FIAT !
Nessuna pietà, mi immagino: i servizi aziendali indagano, controllano, assoldano investigatori per scoprire questo terribile vizio, chiedono certificati. E pronta la segnalazione degli organi indaganti o giudicanti, magari informale. Chi si droga, per definizione, non può disporre di alcuna capacità lavorativa ed intellettualmente e psicologicamente è un malato confuso, è un peso che nessuna azienda può permettersi. Il tempo è però, come sempre, galantuomo e rende tutte le ragioni e le giustizie, quando addirittura non porta vendetta. In questo caso il tempo ha sbattuto in prima pagina la “vergogna” di Lapo Elkann, giunto esamine in un ospedale, pieno di coca fino al collo: e speriamo per lui che gliel’abbiamo somministrata con forza e inganno, ne saremmo felici.
Ma si intende, la “vergogna” non è l’aver assunto coca; la vergogna è che la FIAT non potrà trattare il padroncino come qualsiasi dipendente o collaboratore pizzicato in casi analoghi.

Ed allora ecco che sarà già pronto il perdono di coloro che hanno una lancia da spezzare per chi è in grado di pagarsi grazie ed indulgenze, per chi è in grado di spiegare perché si droga o ad ammettere di averlo fatto una sola volta… e giura di non farlo più.

Benvenuto comunque nel mondo dei “drogati”, Lapo Elkann.
Ora forse saprai anche Tu cosa si prova. Incontrerai sorrisini e giudizi frettolosi e sommari, pettegolezzi, gente che parlerà di “cattive amicizie” e che Ti guarderà come un malato cronico, un matto, o un rieducato. E quando Ti vedranno appartarTI, penseranno sempre male. Sicuramente non Ti licenzieranno, semmai ti avvicenderanno e ni ti sbatteranno su una strada di Torino a cercare lavoro in un’altra azienda o come rappresentante e certamente non avrai bisogno di rubare. E chissà se ti citeranno per danni, per aver compromesso l’immagine di quella che è l’azienda anche di Tua proprietà.
Ma se davvero tornerai alla FIAT, rifletti su quanto successo e dillo, nel caso al direttore del personale o all’auditing: che anche a Te, un terribile giorno, è quasi successo di fare la fine di un miserabile e sfortunato tossico senza nome, senza lavoro, senza famiglia e senza patria.

Andrea Benzi
Fonte:www.rinascita.info
12.10.05