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Datagate: “L’Intelligence USA è fuori controllo”

di Filippo Bovo - 27/10/2013

 

600281L’intelligence USA è fuori controllo”. Con queste parole s’è espresso Martin Schulz per commentare l’ennesima puntata dello scandalo Datagate, che vede gli Stati Uniti spiare i leader di 35 paesi e tra questi anche la cancelliera tedesca Angela Merkel. E in effetti non si può dire che abbia torto, dal momento che anche nei confronti di alleati da sempre proni e sottomessi oltre ogni più elementare senso della decenza come quelli europei gli Stati Uniti hanno manifestato diffidenza, una diffidenza che li ha spinti a non fidarsi di loro e a spiarli.
Del resto non c’è da meravigliarsi: per gli Stati Uniti non esistono “alleati”, ma soltanto “colonie” e “sudditi”, e questa vicenda serve solo a confermarcelo per l’ennesima volta. Craxi ai tempi di Sigonella volle far capire a Washington di voler essere un alleato e non un suddito, e la pagò molto cara, come i fatti del ’92 (vendetta americana, ormai è appurato) stanno a dimostrare. E allora di che ci meravigliamo? Del fatto che gli USA spiino e si facciano gli affari degli altri? E quando mai non l’hanno fatto? Qualcuno pensa davvero che l’immenso e capillare apparato di spionaggio e controspionaggio di cui dispongono venga alimentato a suon di miliardi ogni anno (con un budget per altro segreto) solo per scaldare le sedie?
E’ ovvio che tutti i paesi che hanno relazioni con gli Stati Uniti, buone o cattive che siano, vengano messi sotto la lente d’ingrandimento della loro intelligence. E anche quelli che con Washington di relazioni non ne hanno affatto subiscono il medesimo trattamento. Piuttosto, vien da ridere a pensare a come hanno reagito gli impavidi e ferrei europei alla notizia d’essere stati spiati per tutti questi anni: Letta come al solito (ma è tradizione italica, non possiamo colpevolizzarlo troppo) è quello che s’è distinto in peggio. Per poco ad Obama non gli faceva i complimenti. L’unica che ha dimostrato d’avere un po’ la schiena dritta è stata Angela Markel, ma in che maniera? Dapprima con una telefonata con Obama dove i due a quanto pare non si sarebbero chiariti, poi con la convocazione dell’ambasciatore americano da parte del ministro degli esteri Guido Westerwelle. Già c’immaginiamo quelli di Washington, Obama in testa, tremare alla notizia. Per molto meno Evo Morales e i suoi omologhi latinoamericani gli ambasciatori statunitensi li avevano cacciati dai loro paesi!
Ecco qual è il dramma: l’Europa non ha più sovranità. E’ il vero scoop di tutta questa storia. Il massimo che gli europei possono fare, venendo a sapere che la loro fedele e devota sottomissione è stata ricambiata con la diffidenza e lo spionaggio, è di comportarsi da fidanzatine deluse. Siamo infarciti di basi americane e tanto in economia quanto in politica estera non facciamo un passo senza aver prima visto come si muovono a Washington. E in queste condizioni vorremmo farci rispettare? In fatto d’umiltà e d’obbedienza, stracciamo anche i francescani.
Meglio non farli arrabbiare troppo, gli americani, con le nostre richieste di spiegazioni, chè tanto loro non ammetteranno mai nulla e poi, ad essere troppo insistenti, c’è pure il rischio che salti l’accordo di libero di scambio. Ecco cosa frulla per le teste dei genuflessi politici europei.
E vissero spiati e contenti.