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Putin riabilita la Prima guerra mondiale e gli zaristi tornano nel Pantheon

di Anna Zafesova - 22/01/2014


 


Erano i cattivi della storia: Denikin, Kolchak e compagnia. I “bianchi”, i nemici della rivoluzione, fedeli allo zar, massacratori e traditori nei manuali scolastici e nell’immaginario della nazione. Ora, con l’installazione della lapide in ricordo del generale Mikhail Drozdovsky, sull’ospedale a Rostov-sul-Don dove era morto, si apre una nuova epoca, e in cantiere ci sono lapidi per l’ammiraglio Kolchak, il generale Denikin e Denisov. E’ una rivoluzione nel passato imprevedibile della Russia, con i nomi delle persone che figuravano sulle mappe della guerra civile accanto alle frecce in blu (quelle rosse erano ovviamente dei “buoni”, i bolscevichi) incisi nel marmo come gli eroi, patrioti che avevano combattuto valorosamente nella prima guerra mondiale, con un velo di silenzio sulla parte che avevano scelto invece nella guerra civile. 

 

I manuali di storia sono di nuovo da riscrivere, per volere di Vladimir Putin che nel 2012 ha deciso di reintrodurre nella memoria dei russi la prima guerra mondiale. Una “grande guerra”, “cancellata immeritatamente dalla nostra memoria storica per motivi ideologici e politici”, ha detto il presidente russo, molto impegnato dopo il suo terzo ritorno al Cremlino a costruire i “pilastri spirituali” della nazione. In effetti, la prima guerra mondiale per i russi è praticamente inesistente. Per decenni gli è stata insegnata come la guerra imperialista dello zar, al massimo un preludio alla rivoluzione del 1917. I papaveri, i memoriali in ogni città, i giorni della memoria come in molti Paesi europei, non fanno parte del sentire russo, così come lo shock della “generazione perduta” per la crudeltà del primo grande tritacarne del ’900. Per i russi la “Grande” guerra è la seconda, per la precisione solo quella sua parte, dal 1941 al 1945, che riguarda il loro scontro con Hitler, è quello il ricordo del dolore e della gloria, della paura e del sacrificio. La prima guerra mondiale è praticamente inesistente nel ricordo, anche perché fu un disastro, che la Russia pagò con un milione e mezzo di vite umane, perdita di territori e fine dell’impero, con i protagonisti del conflitto che si lanciavano in un conflitto fratricida tra “rossi” e “bianchi”. 

 

Ora viene recuperata con 100 anni di ritardo: oltre alle lapidi ai protagonisti, viene introdotta la “Giornata della memoria”, il 1 agosto, data nella quale alla Collina degli Inchini di Mosca – luogo storico della guerra contro Napoleone del 1812 e parco monumentale finora dedicato esclusivamente alla vittoria sui nazisti del 1945 – verrà inaugurato il primo monumento ai caduti del 1914-18. Un recupero di un pezzo di storia perduta che si colloca in un caos di lapidi e statue: nel dicembre scorso è stata rimessa al suo posto la targa sul palazzo dove abitava Leonid Brezhnev, sul palazzo del Kutuzovsky prospekt 26, tolta negli anni 90. Stanno per tornare al loro posto le targhe di Cernenko, Krusciov e tutti gli altri big della storia sovietica, promossi con entusiasmo dal capo del dipartimento della cultura di Mosca Serghei Kapkov, idolo dei giovani alla moda della capitale in quanto ideatore di una serie di progetti “cool”. Per qualcuno è il segno di un tentativo di riconciliazione nazionale di un Paese rimasto per troppo tempo spaccato, un modo per recuperare la storia senza più censure, imbarcando buoni e cattivi. Per altri la “riabilitazione” degli eroi monarchici è funzionale al nuovo corso di Putin: patrioti fedeli allo zar, conservatori con un occhio al panslavismo e alla santità ortodossa, difensori di un impero in disfacimento. Nel 2014 arriverà nelle scuole russe il nuovo manuale di storia “unico” voluto dal presidente, che smorza sia i meriti della rivoluzione di Lenin che i crimini di Stalin, mentre la tv di Stato continua a produrre fiction patinate sul passato sovietico, e il comune di Mosca intitola una via a Hugo Chavez. Gli eroi anti-comunisti andranno ad affiancarsi nel pantheon dei bronzi ai numerosi Lenin che abitano le piazze di ogni città russa, in una confusione totale dove ciascuno alla fine sarà libero di scegliersi i santi, i poeti e i condottieri da omaggiare.