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Una nave per una scialuppa

di Lorenzo Parolin - 29/03/2014


 


 

Per diventare bravi operai è necessario un lungo periodo di lavoro vicino ad un esperto per apprendere la sua abilità.

Per fare il medico è necessario prima laurearsi in medicina generale, poi fare un periodo di tirocinio alla scuola di uno specialista e solo in seguito si può esercitare la professione.

Per fare il direttore di una grande azienda non bastano gli studi fatti, occorre dar prova di possedere grandi doti organizzative, capacità di trattare con le persone e una notevole esperienza alle spalle.

Per fare il deputato o il senatore al Parlamento della Repubblica Italiana, che decide delle sorti dell’intera nazione, è sufficiente invece mettersi nella lista giusta, fare una propaganda basata solo su chiacchiere e poi godersi lo stipendio cospicuo e infine la pensione, senza aver dato nessuna prova di saper fare qualcosa. È naturale che molti cialtroni ed incapaci siano attratti da una tale professione, tanto più che i concorrenti con cui si trovano a competere sono pochi e tutti di livello scadente.

Quando mi confronto con i politici locali, mi vedo superiore a loro di una spanna sotto tutti i punti di vista, ma nonostante questo, io, che so quanto difficile sia gestire bene una piccola azienda, mi sento impreparato a fare le scelte giuste per un intero paese.

Mentre le persone discrete non hanno il coraggio di farsi avanti per modestia, gli impreparati e gli incapaci, che non sospettano nemmeno che cosa significhi organizzare, programmare, prevedere e risparmiare, con la massima tranquillità, e senza tanti scrupoli, decidono, modificano e rifanno, tanto, a loro non costa niente, anzi, data l’alta considerazione che hanno del proprio lavoro, si sentono in diritto di fare la cresta ai soldi che amministrano, e se è necessario affondare una nave per potersi impadronire di una scialuppa, lo fanno senza scrupolo alcuno.

Ma le colpe dove stanno? È vero che molti politici non sono all’altezza del loro compito, ma è anche vero che è stata la gente a lasciarli fare e addirittura a votarli; non si può imputare loro come colpa la spudoratezza di essersi proposti senza averne le qualità. Allora la colpa è di chi li ha votati senza averli saggiati a fondo? In parte sì, ma la vera colpa è del sistema “Repubblica Democratica”.

Come? La democrazia non sarebbe un sistema buono?

No! no! È buono, troppo buono. Però, se ad un bambino senza denti lanci un pane da chilo, primo, rischi di colpirlo in testa e fargli male, secondo, se non glielo sminuzzi non riesce nemmeno a mangiarlo, pur essendo il pane cosa buona.

La colpa di fondo è del legislatore che ha fatto un progetto troppo ambizioso e lo ha calato su spalle che non erano per niente preparate ad accoglierlo.

C’è da stupirsi per ciò che è successo? No, perché i padri della Repubblica altro non erano che politici scarsi, cioè piedi a terra, niente! 

E c’è una via di uscita? Sì. È necessario che il popolo prenda coscienza che tutto il potere ce l’ha in mano lui, e che questo si esprime attraverso un voto, e che il suo voto può far eleggere uno piuttosto che un altro, e che prima di dare un voto a un candidato se ne deve conoscere vita, morte e miracoli, e che, una volta eletto, non lo si deve perdere di vista: solo così si possono snidare i fannulloni e gli incapaci.

È il cittadino che deve muoversi, perché, sperare che la canaglia annidata nella politica e nell’amministrazione faccia degli atti suicidi di pulizia, sarebbe troppo, ancorché dignitoso.

Auguri a questa povera Italia, ne ha tanto bisogno!

[rif. www.lorenzoparolin.it L1/10]