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La lunga partita: l’Ucraina come perno geopolitico

di Lionel Reynolds - 27/04/2014

Fonte: Aurora sito



4b419d04a95482e8638b33dab0473184_articleNel 1997, Zbigniew Brzezinski predisse che l’Ucraina sarebbe stata una seria candidata all’adesione all’UE e alla NATO tra il 2005 e il 2015. Inoltre previde che, dal 2010, l’Ucraina poteva collegarsi con Francia, Germania e Polonia creando il ‘nucleo critico’ della sicurezza futura dell’Europa, fornendo un’ancora orientale all’Europa atlantista. (Brzezinski, La Grande Scacchiera e Foreign Affairs settembre-ottobre 1997). Nello stesso anno scrisse che l’Ucraina non aveva alcuna possibilità realistica di perseguire una politica ‘multi-vettoriale’ verso Oriente e occidente. Sarebbe stata reintegrata nel CIS, o sarebbe diventata de facto uno Stato europeo centrale. In quest’ultimo caso l’Ucraina sarebbe diventata ‘parte integrante della comunità euro-atlantica’ (Brzezinski, Il ruolo critico dell’Ucraina nello spazio post-sovietico, Politics and the Times 1997). Brzezinski scriveva con lungimiranza sagace quando le simpatie eurasiatiche erano ancora forti in Ucraina. Alla fine degli anni ’90 il Partito Comunista, rifondato nel 1993 dopo essere stato bandito nel 1991, era più popolare in Ucraina che in Russia. I comunisti erano il partito più forte nella Rada, e nel 1999 il leader comunista Symonenko ebbe il 37,8% dei voti al secondo turno presidenziale contro Kuchma. Un’altra chiara indicazione delle simpatie eurasiatiche fu la risposta della Rada all’azione della NATO in Kosovo, nel marzo 1999, quando la condannò con 231voti contro 46. Ora che il nazionalismo/atlantismo è molto più forte in Ucraina, con partiti nazionalisti/atlantisti che raggiungono il 50% dei voti alle elezioni per la Rada nel 2012, la previsione di Brzezinski diventa realtà. Brzezinski, ex-consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter e pensatore influente nei circoli della Politica Estera degli Stati Uniti, ha sempre avuto un pubblico in Ucraina.
L’Istituto Nazionale di Studi Strategici di Kiev, sponsorizzato dallo Stato, atlantista con stretti legami con i think tank occidentali, pubblicò uno studio nel 1997 che sosteneva che ‘Fintanto l’Ucraina adotta una politica oscillante simmetricamente tra i poli russo e occidentale,  subirà pressioni dall’occidente, in quanto quest’ultimo non è interessato a una Ucraina forte quale potenziale componente della Russia, nel caso di un avvicinamento dell’Ucraina alla Federazione russa’. Di conseguenza, lo studio ha affermato che l’Ucraina doveva perseguire un processo ‘d’integrazione europeo ed euro-atlantista, approfondendo le relazioni con i Paesi europei e iniziando un progressivo allontanamento dalla zona eurasiatica d’influenza russa’, e allo stesso tempo cercare relazioni con gli Stati Uniti per una partnership strategica basata sul rafforzamento delle contraddizioni tra Washington e Mosca’ (O. F. Belov, Natsjonalna Bezpeka Ukraini 1994-1996, Kiev, Istituto Nazionale di Studi Strategici, 1997). Le implicazioni sono chiare. L’Ucraina non può aspettarsi supporto strategico dagli Stati Uniti a meno che non si allontani dalla Russia, perché Stati Uniti e Russia sono inevitabili avversari geopolitici. L’Ucraina deve prendere posizione. Con l’espansione verso est della NATO, negli ultimi 20 anni, vediamo il piano atlantista prendersi il perno ucraino, uno dei principali cinque “perni geopolitici” che Brzezinski aveva identificato nel 1997 (gli altri sono Azerbaijan, Corea del Sud, Turchia e Iran).
Per Brzezinski, l’importanza dell’Ucraina è dovuta al controllo dell’accesso russo verso ovest e sud, agendo da scudo difensivo dell’Europa centrale. Questo è chiaramente lo sfondo strategico del lungo interesse della NATO per l’Ucraina, espresso sul documento per un partenariato distinto del 1997, concluso tra NATO e Ucraina, che osserva: ‘Il ruolo positivo della NATO nel mantenimento della pace e della stabilità in Europa, e nel promuovere maggiore fiducia e trasparenza nell’area euro-atlantica, nell’apertura alla cooperazione con le nuove democrazie dell’Europa centrale e orientale, di cui è parte inseparabile l’Ucraina’. Chiaramente, ciò pone l’Ucraina saldamente nel campo euro-atlantista, piuttosto che come attore eurasiatico. Tuttavia, ciò non vuol dire che l’Ucraina non abbia un possibile destino eurasiatico compatibile con l’adesione al campo atlantista. Un’altra visione della geopolitica ucraina fu quella del geografo nazionalista ucraino Jurij Lipa, che negli anni ’40 scrisse due opere oscure, La divisione della Russia (1941) e La dottrina del Mar Nero (1947). In quest’ultima, Lipa predisse che la Russia fosse uno Stato artificiale sull’orlo del collasso e che di conseguenza la Transcaucasia rientrasse nella naturale sfera d’influenza ucraina e fosse un ponte verso l’Oriente. Lipa ipotizzò che l’Ucraina potesse espandere la propria influenza su Caucaso, Turchia, Iran, India e persino Cina avendo il pieno controllo, prima, della penisola di Crimea. Lipa vide anche la Transcaucasia quale fonte naturale di energia e materie prime dell’Ucraina. Lipa era uno dei preferiti di UNA-UNSO, gruppo nazionalista ortodosso ucraino con simpatie terzaposizioniste fusosi con Pravy Sektor nel marzo 2014. Gli elementi del gruppo avrebbero combattuto nelle guerre georgiana e cecene. Nel 1996 il gruppo creò l’Istituto Nazionale Geopolitico Ucraino e del Mar Nero a Odessa, intitolato a Lipa.
Alla luce della visione di Lipa, è interessante considerare l’iniziativa GUAM in cui l’Ucraina fu determinante, nel 1997, nel creare la libera alleanza dei quattro Stati: Georgia, Ucraina, Azerbaigian e Moldavia; nucleo dell’associazione era il petrolio, di cui l’Azerbaigian sarebbe stato produttore e la Georgia la via di transito ai mercati ucraino e moldavo. Nel 2001 fu firmata una carta che impegnava le parti alla sicurezza regionale e a una maggiore integrazione europea. Dopo un periodo di inattività, GUAM gode di rinnovata attività dal 2006. Ha una struttura organizzativa permanente con una serie di gruppi di lavoro dedicati, e dispone di associazioni bilaterali ufficiali con Stati Uniti, Giappone e Polonia. Vi sono anche state discussioni sull’istituzione di una forza di mantenimento della pace. E’ anche interessante notare che la visione di Lipa di una Russia frammentata non è dissimile da quella di Brzezinski. Nella divisione della Russia (1941) Lipa predisse che la Russia sarebbe implosa in quattro regioni, lasciando le regioni del basso Volga e del Caucaso quali spazio naturale per l’espansione ucraina. Brzezinski ipotizzò che in futuro la Russia si disintegrasse in una confederazione di perdenti (Una geostrategia per l’Eurasia, Foreign Affairs settembre-ottobre 1997).
La lunga partita per un’Ucraina nazionalista sarebbe la combinazione di questi due diverse, ma potenzialmente complementari, strategie geopolitiche. Da un lato, come fronte orientale del blocco atlantista, l’Ucraina agirebbe da tampone naturale della Russia a Sud e Ovest, tenendo d’occhio l’eurasiatica Bielorussia e fornendo alla NATO basi militari e accesso al Mar Nero e al Mediterraneo, nel momento in cui il rapporto della NATO con la Turchia è teso per la crescente influenza islamista nella politica estera neo-ottomana turca. Dall’altra parte, se la Russia s’indebolisse, l’Ucraina sarebbe un possibile ponte del blocco atlantista nella regione transcaucasica, collegandosi con l’anti-russa Georgia e i giacimenti petroliferi di Baku, agendo da caposaldo occidentale nello spazio geopolitico che ingloba l’Iran, altro avversario geopolitico degli atlantisti. In effetti, con la combinazione di questi due modelli strategici, l’Ucraina diventa un attore fondamentale nello spazio geopolitico che comprende tre dei restanti quattro perni geopolitici di Brzezinski: Turchia, Azerbaigian e Iran. Tuttavia, è immediatamente evidente che la perdita della Crimea sia chiaramente un grave colpo significativo ad entrambe le strategie. Ciò può in qualche modo spiegare sia il desiderio del regime di Putin di sostenere la successione di Crimea, nonché la forte opposizione del blocco atlantista.
Se l’Ucraina ha un ‘destino manifesto’ nazionalista, allora forse è stato ben espresso da Dmitrij Korchniskij, ex-capo di UNA-UNSO, che dichiarò nel 1998: ‘L’Ucraina può esistere solo come un drago, con la coda in Estremo Oriente, il cuore nel Caucaso e la testa nei Balcani‘ (Andrew Wilson, Gli ucraini 2009) Nella mitologia ucraina, i draghi a volte hanno molte teste. Forse questo ne ha anche una a Washington?

0,,15770647_303,00Lionel Reynolds, autore frequenti di 4.th media, scrive sul blog Dispatches from Empire.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora