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Concessioni capestro

di Lorenzo Parolin - 27/04/2014

 

Con l’avvento della rivoluzione industriale e l’arrivo del miracolo economico, i potenti dell’epoca furono costretti a concedere ciò che il popolo reclamava a gran voce. Poiché era diventato possibile produrre maggiori beni, una parte di essi doveva andare distribuita anche ai lavoratori. E poiché c’era una grande sete di libertà, un guinzaglio più lungo doveva essere concesso a tutti i cittadini.

Ovviamente, le concessioni furono centellinate, e riguardarono perlopiù aspetti marginali della realtà:

- istruzione sì, ma solo di tipo superficiale;

- libertà politica sì, ma non diretta; solo possibilità di eleggere qualcuno proposto dal potere esistente;

- libertà di parola sì, ma dando voce solo agli esponenti meno propositivi e negando spazio ai più critici;

- libertà di sciopero sì, ma solo per reclamare piccoli aumenti di paga, mai per ottenere partecipazione a scelte strategiche o a dividendi aziendali.

È facile intuire che, aperta la porta ai cambiamenti, il popolo avrebbe intensificato le rivendicazioni, ma, fatto tragico, come modello da imitare prese la classe dominante e cercò di sviluppare tutti i vizi da essa praticati: cibi e bevande a volontà, meglio se al ristorante; vestiti da ricchi, meglio se firmati; auto di grossa cilindrata, case lussuose, divertimenti e piaceri senza limiti, istinti assecondati, viaggi vacanza in località esotiche, promiscuità sessuale, vestiti succinti, semi nudità in spiaggia, apertura alle trasgressioni anche di tipo omosessuale; inoltre, chiese vuote e sale da ballo stipate, figli pochi, qualche sniffata di droga, musica da sballo, pornografia, tatuaggi e orecchini, hobby costosi, interesse morboso per il pettegolezzo, occhi da guardoni incollati alla tivù …

Primi risultati raggiunti: le tasche si svuotano, le teste si riempiono di futilità e perdono di lucidità, le famiglie si sgretolano e il concetto di lavoro passa in secondo piano. E visto l’accresciuto amore per le cose effimere, le offerte martellanti di futilità e di nocività si moltiplicano e l’indebitamento personale cresce.

Sul piano sociale, poi, il popolo vuole sicurezza contro il crimine, assistenza sanitaria gratuita, pensione in età giovanile, invalidità per motivi inesistenti, lavori fasulli per ottenere comunque una busta paga, diritto ad essere stipendiati anche con malattie inventate, non licenziabilità, cassa integrazione, scuola facile, esami di gruppo, promozione politica, nessun dovere, niente sacrifici, bambini senza regole da rispettare …

Altri risultati conseguiti: una marea di persone che migra dai lavori produttivi e va a gestire le nuove esigenze artificiali e voluttuarie succhiando risorse dalla cassa comune; produttività ridotta in tutti i campi, scuole che non sono più capaci di qualificare i giovani per il lavoro, debito pubblico alle stelle ...

Domanda d’obbligo: “Chi finanzia tutti questi bei servizi e comodità?”

La gente risponde: “Ho chiesto un prestito! Ho fatto un mutuo! Paga lo Stato!” Sembra quasi che il tutto non costi niente. In realtà tutto si traduce in rate mensili, in tasse elevate, in enormi contributi previdenziali da versare, in manovre finanziarie correttive, cioè in salassi.

La classe dominante ha concesso, ha assecondato, ha agevolato, ma non ha scucito un fenico (un quattrino) dei suoi, anzi, ha trovato il modo di spogliare elegantemente i suoi polli applicando alti tassi di interesse sui prestiti, alti affitti sugli immobili e pagando poco la manodopera di chi è costretto a lavorare per permettersi un alto tenore di vita. Le banche, le assicurazioni, i leasing, le grosse aziende manifatturiere, le multinazionali, le catene di negozi di ogni genere, le compagnie petrolifere e le agenzie del fisco sono delle bocchette di prelievo sparse per il territorio che succhiano indisturbate ricchezza dal popolo passando quasi inosservate.

Bilancio finale: troppi parassiti che mangiano senza lavorare; troppe persone che girando a vuoto mangiano più di quello che producono; troppe che fanno lavori frivoli, inutili e dannosi; troppo poche che fanno lavori di utilità primaria e quasi nessuna che tenda a risanare la società.

Siamo alla crisi generale.

Ha voluto il popolo le insipienze appena elencate?

Ha voluto sapere tutto sugli amori dei vip?

Ha voluto diventare un guardone del calcio? della formula uno? dei programmi televisivi rosa? dei quiz a premi?

Ha voluto coltivare ogni sorta di hobby, di vizio e di passione costosa e diseducante?

Ha voluto leggere giornali spazzatura o storie senza sugo?

Ha voluto il credito facile?

Ha voluto ingozzarsi di beni di consumo?

Ha voluto seguire la moda esibendo trasparenze provocanti?

Ha voluto farsi l’amante?

Ha voluto consumare di più lavorando di meno?

Si goda ora le conseguenze delle sue scelte! La crisi se l’è cercata con tutte le forze.

Cercando di liberarsi dal giogo che da secoli lo teneva schiavo delle classi dominanti, il popolo ha usato male i successi ottenuti ed ha consentito ai “papponi” di rafforzarsi. Sì, i dirigenti politici, finanziari, imprenditoriali, commerciali, sindacali, mediatici … hanno moltiplicato e perfezionato le loro tecniche di succhio ed ora tengono sotto scacco il popolo, minacciando di far fallire il Sistema in caso di scarsa arrendevolezza.

In ciò, le sinistre hanno le maggiori colpe: hanno venduto come buona una ideologia che ha portato i loro seguaci al fallimento sia economico che esistenziale.

Ovviamente, le colpe sono sempre degli altri, e al perdente piace attribuirle alle astute e rapaci strategie della classe dirigente. Essa, invece, lungi dall’essere intelligente e lungimirante, è altamente stupida e miope. Ma è sufficiente che ognuno di questi scemi altolocati obbedisca alla forza oscura dell’egoismo che lo punzecchia dal di dentro e l’esito devastante è assicurato.

[rif. www.lorenzoparolin.it S3/56]