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Quel brutto virus chiamato annuncio

di Marco Travaglio - 27/04/2014

Fonte: L'Espresso


Chiunque entra a Palazzo Chigi viene contagiato dalla voglia irrefrenabile di fare promesse che poi non mantiene. Ecco un catalogo, da Monti a Letta fino a oggi. Si parla di tagli, crescita, auto blu, spesso con parole identiche

travaglio


Gli annunci di Renzi e dei suoi ministri non sono sbagliati per quello che annunciano (a parte la riforma costituzionale, bollata giustamente di “svolta autoritaria” da Zagrebelsky, Rodotà & C. nell’appello di Libertà e Giustizia). Ma perché declinano ancora i verbi al futuro, mentre gli italiani sono stufi dei “faremo” preferirebbero “abbiamo fatto”. Senza scomodare il “Contratto con gli Italiani” di Berlusconi alla scrivania di Vespa nel 2001, basta digitare su Google qualche parola-chiave da novembre 2011 a novembre 2012, l’anno dell’ultimo governo giunto in fondo al suo mandato: quello di Mario Monti. “Ci siamo dati la consegna del silenzio”, rispondevano i ministri nei primi due giorni. Poi cominciarono a promettere a manetta. E i giornali e i tg dietro. Col risultato di creare enormi aspettative, seguite a stretto giro da cocenti delusioni. La ministra della Giustizia, Paola Severino promise, nell’ordine: “Abuso d’ufficio, più severità” (30-12-2011), “riforma epocale” (7-7-2012), “revisione di prescrizione, falso in bilancio e conflitto d’interessi” (20-2). Risultato: zero. Sull’evasione Monti annunciò “lotta dura” (9-1) e “stato di guerra” (17-8): a parte qualche blitz fra i Vip in ferie, poco o nulla. Disse “sì all’Ici per la Chiesa” (15-2): niente.

La parola “tagli” dominava su tutti i media,seconda solo a “spending review” (affidata al sottosegretario Giarda e al super-commissario Bondi): “Strategia d’attacco al debito” (Corriere, 30-12). “Monti incalza i ministri sui tagli” (Corriere, 22-4). “Questori e prefetti, ecco i tagli” (Stampa, 29-4), “Giarda: Via subito 100 miliardi di sprechi” (Corriere, 28-5). “Spending review, obiettivo 5 miliardi” (Corriere, 13-6). “I tagli di Bondi: 14 miliardi in 2 anni” (Stampa, 13-6). “Il governo si taglia anche le ferie” (Corriere, 16-6). “Tagli, tocca a statali e sanità” (Stampa, 4-7). “Via 1 statale su 10. Risparmi fino a 36 miliardi” (Corriere, 4-7). “Subito i tagli: risparmi da 26 miliardi in tre anni” (Corriere, 6-7). “Monti prepara un piano taglia-debito” (Repubblica, 9-8). “Spunta il commissario taglia-debito” (Corriere, 12-8). Naturalmente aumentarono sia il debito sia la spesa corrente. E i compensi dei boiardi? “Tetto agli stipendi senza deroghe” (Repubblica, 31-1). “Maxi stipendi dei manager, tetto sui contratti futuri” (Corriere, 29-2). Il fatto che ora ci provi Renzi vuol dire che erano balle pure quelle. Idem per i capitali in Svizzera: “Passera: Sul Fisco accordo con Berna da chiudere” (Corriere, 19-12-2011). “Italia-Svizzera, si avvicina l’accordo: recuperabile tesoro fino a 82 miliardi” (Repubblica, 10-5). E per la “dismissione di beni pubblici: una partita da 500 miliardi” (Corriere, 15-6). Mai visto nulla. E ovviamente “Mannaia di Monti sulle auto blu” (Stampa, 14-1). “Tagli alle auto blu: Usate il bus”(Corriere, 14-1). “Un esercito di 61 mila auto blu: via il 50%” (Repubblica, 14-8). Sì, buonanotte.

E la crescita e lo sviluppo? Come se piovesse. “Monti, tre mosse per la crescita” (Stampa,30-12). “Passera: Crescita, abbiamo un piano” (Corriere, 8-1). “Monti: Ora il Pil può crescere del 10%” (Repubblica, 21-1). “Stime del governo: i salari cresceranno del 12%” (Corriere 22-1), “Passera: Crescita e lavoro, ecco il piano” (Repubblica, 22-1). “L’Ocse promuove Monti: Il Pil può crescere dell’8%” (Stampa, 7-2). “Monti: adesso la crescita” (Corriere, 7-5). “Monti rompe gli indugi: Ora misure per la crescita” (Stampa, 23-5). “Si sta per stringere. Napolitano ottimista sullo sviluppo” (Corriere,12-6). “Monti: Parte l’operazione crescita” (Repubblica, 14-6). “80 miliardi per la crescita” (Corriere, 16-6). “Monti: Basta sacrifici,preparo l’Italia alla crescita” (Repubblica, 27-7). “Monti ai ministri: subito la crescita” (ibidem, 11-8). “Monti: così farò crescere l’Italia” (ibidem, 25-8). La crescita fu rinviata alla Fase Due, ma non ci fu tempo. Elezioni e governissimo Letta, fatto apposta per la crescita: durò meno di una gravidanza, e niente crescita. Renzi, appena arrivato, disse: “Tanti fatti e pochi annunci. Basta spot. Lavorare e tacere”. Poi, invece… Dev’esserci un virus a Palazzo Chigi.