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8 giugno, il Papa riesce lì dove gli USA e l'Europa hanno fallito per 13 lunghi anni

di Claudio Moffa - 01/06/2014

Fonte: Claudio Moffa

8 giugno, il Papa riesce lì dove gli USA e l'Europa hanno fallito per 13 lunghi anni: fa incontrare Peres e l'erede di Arafat, Abu Mazen

Ritorna il dialogo ANP-Israele. In Vaticano, mèntore Papa Francesco, l’8 giugno prossimo. E’ una svolta? Se sì, è una svolta veramente storica: una contro-svolta rispetto a quel che nell’ultima decade del settembre 2001 fece precipitare il mondo nel tunnel di guerre disastrose, un tunnel lungo e sin qui inarrestabile come un serpente velenoso. La cronologia che precedette e seguì quei giorni di circa 13 anni fa – siamo a un paio di settimane dall’attentato alle Torri gemelle - è selettivamente questa: primavera-estate 2001, Colin Powell dichiara di volere la riduzione delle sanzioni contro l’Iraq  (fonte: Ilsole24ore), a dimostrazione del fatto che Bush figlio cerca di muoversi sulle orme del padre, che nel 1991 aveva bloccato il tentativo del generale Schwarkpof e del ministro della difesa israeliano Moshe Arens di compiere - già allora - l’assalto finale a Saddam.
In quel primo scorcio del 2001, intanto, gli attentati kamikaze dei palestinesi continuano, e Israele si sente abbandonato da Washington (fonte: pubblicistica israeliana). A fine agosto, la conferenza antirazzista di Durban conferma l’isolamento di Israele nel mondo, Fiamma Nirenstein – allora a La Stampa – strepita contro i Protocolli dei savi di Sion che sarebbero circolati ai margini della conferenza mondiale ONU. Anche gli USA rischiano di essere trascinati nell’isolamento, ma l’11 settembre è previsto un intervento di Colin Powell al Palazzo di Vetro di New York, a favore dello Stato palestinese(fonte, Corriere della Sera). Bush jr. oltre il padre e il suo segretario di Stato, l’antiisraeliano e anti-AIPAC James Baker?
L’attentato blocca tutto e inverte la tendenza: il giorno dopo Sharon partecipa al lutto americano, ma sembra anche mostrare un certo spirito di rivalsa. Dice più o meno: “adesso gli USA capiranno cosa significa avere attentati in casa …”. Il 20 settembre i neocons (quasi tutti ultrasionisti ebrei: fonte, Christian La Rocca, Il Foglio) danno la linea a Bush con una lettera-programma di tutte le guerre da fare: Iraq, Siria, Iran … Bush “ripiegherà” sull’Afghanistan, alla fantomatica caccia di un Bin Laden che all'epoca non aveva affatto rivendicato, ma "solo" applaudito il criminale attentato delle Torri Gemelle.

Intanto però lo stesso Presidente USA aveva provato a far incontrare Peres e Arafat, destinato di li’a tre anni a morire, forse per avvelenamento, dopo un lungo assedio israeliano. Siamo nell’ultima decade del settembre 2001. Peres risponde sì alla richiesta di Bush e Colin Powell, ma Sharon lo blocca: qui ci sarebbe stata una battuta dell’allora premier israeliano, diffusa da una radio palestinese: “We control America – dice Sharon al suo ministro degli Esteri, per tranquillizzarlo – and Americans know it”. La fonte primaria andrebbe verificata, ma fino a qualche anno fa la frase era reperibile in centinaia di strisce sulla rete, e Israele non l’ha mai smentita. Se è falsa, è falsa come i Protocolli dei Savi di Sion letti da Julius Evola: un falso ‘vero’, corrispondente cioè alla realtà.
Il 3 ottobre 2001 Sharon, minacciando un Bush junior accusato dai grandi media americani (di chi la proprietà?) di essere un imbelle e codardo, evoca la solita Monaco. Bush jr. cede, e va alla guerra contro i Talebani. Poi l’Iraq, poi il Libano 2006, poi la Georgia, Gaza, l’attacco alla centrale nucleare siriana, la Libia, la guerra civile contro Damasco … In tutte queste guerre c’è sempre un po’ di Israele, la sua anima peggiore, quella che nel 1994 aveva assassinato Rabin …

Ora Papa Francesco, di ritorno da un viaggio in Palestina, fa ripartire le lancette della storia nel senso giusto. Sì sì, è un ministato, la soluzione vera sarebbe come anch’io sostengo, un unico stato arabo-ebraico con eguali diritti e doveri per i suoi cittadini - lo scioglimento del razzismo sionista in uno Stato laico e bietnico - ma se c’è voluta la strage dell’11 settembre per impedire il discorso di Colin Powell all’ONU, se il sionista Rabin è stato assassinato, se i Politici occidentali sono più o meno tutti privi di dignità di fronte all’arroganza dell’oltranzismo occidentale, il punto discriminante tra pace e guerra e tra giustizia e ingiustizia è oggi questo. Tranne verifica di quel che verrà fuori dall’incontro dell’8 giugno, e se poi – soprattutto - alle parole seguiranno i fatti.