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Il capitalismo

di Lorenzo Parolin - 09/06/2014

Fonte: Arianna editrice

 


 

Il capitalismo è la malattia umana che porta a concentrare ogni sorta di ricchezza nelle mani di pochi privati.

Chi fosse sano capirebbe l’assurdità di accumulare riserve eccedenti i bisogni primari, capirebbe l’immoralità di sfruttare il lavoro altrui per arricchire e capirebbe il pericolo che corre il suo equilibrio fisico, intellettuale e spirituale nell’esercitare qualsiasi forma di potere sugli altri esseri suoi simili.

Per tutta risposta a questa malattia, gli uomini fanno a gara a chi diventa il malato più grave e stilano persino la graduatoria di coloro che si sono lasciati rodere di più dal tarlo dell’accumulo.

Il motore del capitalismo è il profitto, che viene poi investito ovunque ci siano condizioni favorevoli. Si è passati dal capitalismo agrario a quello industriale e si è poi approdati al capitalismo finanziario: il turbo-capitalismo.

Siamo oggi di fronte ad una miriade di cavallette che volano dappertutto ed ingrossano fino a che non abbiano divorato tutto il divorabile, comprese le cavallette piccole.

E continuando la metafora si può affermare che la lotta di classe tra cavallette (perché anche i deboli hanno l’istinto a divorare tutto ciò che è commestibile) sia terminata e che i capitalisti (i ricchi di capitali) siano usciti stravincitori sui proletari (i ricchi di prole).

Il capitalismo, lasciato agire liberamente, distrugge il pianeta così come distrugge la società e tutto ciò che è collettivo. Ogni individuo pensa al proprio profitto senza curarsi delle sofferenze che infligge agli altri e al pianeta.

C’è un altro motivo per il quale il capitalismo finanziario ha avuto successo. Perché è più facile governare gli uomini attraverso operazioni finanziarie che per mezzo di azioni politiche: rispondono meglio! Governare gli uomini con la politica è impossibile, tanto sono scorbutici, capricciosi, intrattabili, e inconciliabili i loro interessi; conviene governare le cose di cui hanno bisogno: resteranno governati.

L’economia si è staccata dalla sfera della politica e della morale, ha letteralmente fagocitato queste due dimensioni, ed impera attraverso la pubblicità commerciale, attraverso il prezzo del petrolio, le quotazioni in borsa dei titoli azionari e il livello degli “spread” sui titoli di stato. Con la propaganda politica si fa solo il solletico alla turbo-macchina finanziaria.

Dal momento che è impossibile rovesciare la dominazione delle potenze economiche e finanziarie opponendovisi frontalmente, resta solo la possibilità di farli morire progressivamente di fame non comperando (per quanto sia possibile) i beni ed i servizi da essi commercializzati.

L’eliminazione violenta dei capitalisti, l’abolizione della proprietà privata dei beni di produzione, l’abolizione del rapporto salariale o della moneta farebbero precipitare la società nel caos e provocherebbero un terrorismo collettivo. Serve progressività.

[rif. www.lorenzoparolin.it S3/100]